Abruzzo: si placa il terremoto ma continua, tra le proteste, lo scempio ambientale

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Mentre va placando lo sciame sismico, continua lo scempio ambientale in Abruzzo che ha visto impegnate le associazioni ambientaliste fin dalle prime settimane del 2010.

Lo scorso novembre aveva suscitato ampia preoccupazione a Vasto, in provincia di Chieti, la scelta, da parte della Regione Abruzzo, di aprire davanti ad una delle più importanti Riserve Naturali, una cava sottomarina. La conferenza del prof. Francesco Stoppa dell'Università di Chieti, convocata da alcune associazioni, ha avuto una larghissima partecipazione. Dopo una comunicazione al Comune di Vasto da parte della Regione, così come riportato da PeaceLink Abruzzo, sembrava che il progetto fosse destinato a non realizzarsi, salvando quindi l'area naturalistica.

All'inizio dell'anno nuovo, riporta sempre il portale pacifista, in un'intervista televisiva l'assessore Febbo ha smentito quanto dichiarato nella nota e annunciata l'apertura della cava il 10 febbraio. Immediata e sdegnata è stata la mobilitazione delle associazioni e dei cittadini, culminata in un partecipato e colorato presidio in piazza il 24 gennaio, mentre migliaia di persone hanno aderito alla petizione online e alle diverse pagine nate su FaceBook.

Una decisa presa di posizione cittadina che ha portato la Sovrintendenza ai Beni Archeologici a sospendere l'iter autorizzatorio, per verificare i possibili danni ad un'area dalla notevole importanza storica adiacente al sito scelto per la cava, e l'Amministrazione Comunale di Vasto a intraprendere la strada del ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale. Una decisione che sembra diventare superflua dopo che il Consiglio Regionale ha impegnato "il presidente Chiodi a porre in essere ogni azione per scongiurare definitivamente e senza dubbi l'inizio dei lavori. E a non consentire per il futuro interventi estrattivi su un'area di cosi' alto valore ambientale, paesaggistico e turistico qual è la zona interessata al progetto di estrazione individuata sui fondali adiacenti la spiaggia di Punta Penna" il 9 febbraio. Una netta vittoria degli ambientalisti, che promettono di continuare a vigilare sul futuro del loro territorio e sul rispetto da parte dell'Amministrazione Regionale di questa scelta.

Il 7 gennaio scorso forte indignazione ha suscitato il comportamento dell'Assessore Provinciale alla Cultura Remo Di Martino, intervenuto ad Ortona ad un convegno contro la deriva petrolifera della Regione della quale Unimondo si è già occupato in passato, nei confronti della dott.ssa Maria Rita D'Orsogna, docente universitaria negli USA e voce della mobilitazione popolare. Esprimendo solidarietà all'insigne scienziata PeaceLink Abruzzo ha fortemente stigmatizzato il comportamento tenuto da Di Martino. E aggiungendo il proprio sconcerto per quanto scritto nei giorni successivi dal regista Antonello Tiracchia - presidente del "movimento spontaneo" denominato 'Nuovo Senso Civico' - ripetutamente autore di attacchi e offese alla scienziata e alle associazioni che si stanno battendo per difendere l'Abruzzo dalla minaccia petrolifera.

Negli ultimi mesi la dott.ssa Maria Rita D'Orsogna si è fatta promotrice di diverse osservazioni tecniche (inviate da molte associazioni, enti economici, appartenenti alla Chiesa Cattolica, istituzioni e privati cittadini) al Ministero dell'Ambiente contro Ombrina Mare, il progetto Ombrina Mare 2 al largo della costa abruzzese che "immetterà in atmosfera più di una tonnellata al giorno di fumi" (alcuni dei quali classificati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità cancerogeni) e definita dal WWF Zona Frentana e Costa Teatina un "mostruoso scenario", che sta convogliando le proteste ambientaliste sul suo blog.

Infine, nelle ultime settimane si è aggiunta una nuova minaccia: la compagnia Forest Oil vuole costruire una centrale di estrazione di gas sulle sponde del lago di Bomba. La dott.ssa D'Orsogna, oltre a fornire i dettagli tecnici del progetto, denuncia fortissimi rischi di subisdenza del terreno e di tenuta della locale diga.

Nel frattempo il Governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge regionale che limita gli interventi di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Abruzzo e che blocca in particolare la realizzazione del Centro Oli dell’Eni a Ortona. Per il governo la nuova legge 32/2009 di iniziativa della giunta Chiodi è illegittima. Essa vieta nello specifico qualsiasi ricerca o estrazione di idrocarburi nelle «aree protette naturali e marine», nelle «aree sottoposte ai vincoli dei beni ambientali o ricadenti nel Piano paesaggistico», nei «Siti di interesse comunitario (Sic)» e «nelle Zone di protezione speciale (Zps) e negli altri siti di interesse naturalistico», nelle aree che rientrano «nelle categorie di pericolosità elevata e molto elevata.

Pronta la reazione delle associazioni ambientaliste. In un un comunicato Wwf Abruzzo denuncia che "la decisione del Governo Berlusconi di impugnare anche la legge predisposta dal Governatore Chiodi apre degli scenari inquietanti. Come sta avvenendo per l’energia nucleare, infatti, il Governo nazionale sembra intenzionato a privare le comunità locali, anche nella loro massima rappresentanza quali sono le Regioni, di qualunque potere decisionale su una materia fondamentale come la produzione energetica che pure si caratterizza per avere pesanti ricadute sul territorio, sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sulle loro attività economiche". L'associazione invita, perciò, il Governatore Chiodi a prepararsi a difendere la legge dinnanzi alla Corte Costituzionale aprendosi anche al contributo delle associazioni ambientaliste.

Alessio Di Florio

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