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Wild cities, storie di natura urbana
Conservazione
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Foto: archivio MUSE
Sappiamo di non essere i soli ad abitare questo Pianeta. Certo, ce lo dimentichiamo costantemente, ma resta un’evidenza che pochi possono contestare. Se siamo in ambienti naturali, poco antropizzati, è tutto più facile: la memoria ci si rinfresca e siamo consapevoli di essere una parte e solo una parte di un mondo più ampio e comples… ops, no, non è proprio così. Perché anche in natura la convinzione di valere di più rispetto alle altre specie non ci abbandona, e restiamo comunque convinti di avere un diritto di prelazione sulle risorse del Pianeta che ci illudiamo di dominare. Se però veniamo in città… allora lì le cose si complicano ancora di più, perché le città sono cose da uomini, che ci fanno le altre specie?
In realtà da sempre anche le città sono abitate da molti altri organismi, oltre agli esseri umani. Cosa li ha spinti a entrare nella “tana” collettiva di Homo sapiens e come sta evolvendo in tempi recenti il nostro rapporto con questi coabitanti – ammesso che sappiamo chi sono?
Le specie che insieme a noi popolano le città del mondo non sono poche: dal falco pellegrino, che dalle pareti rocciose si è spostato sui cornicioni dei grattacieli per nidificare e cacciare i piccioni cittadini, al geco comune, che dal bacino del Mediterraneo è divenuto ormai una presenza fissa anche nelle città alpine. Dalle cornacchie nere orientali, che in Giappone hanno imparato a utilizzare le macchine come comodi schiaccianoci (e lo fanno sulle strisce, per evitare di venire investite), al lori lento, primate che a Giava (Indonesia) sta rischiando di scomparire a causa dell’espansione delle megalopoli.
Queste sono solo alcune delle storie di natura in città che, a partire dal 1 aprile 2023 e fino al 5 novembre prossimo, sono raccontate all’interno della mostra “Wild City. Storie di natura urbana” ideata dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento e realizzata con il sostegno di Itas Mutua, Montura e Ricola. Il percorso espositivo - arricchito da video, exhibit interattivi, reperti e fotografie in uno spazio di oltre 400 mq - indaga il rapporto non sempre facile tra esseri umani e specie animali e vegetali in un mondo sempre più urbanizzato.
Un mondo che spinge, ogni specie a suo modo, a mettere in atto strategie e soluzioni adattative spesso sorprendenti per sopravvivere nell’“ecosistema urbano”, tra le minacce e gli ostacoli che la città pone agli esseri viventi non umani, ma anche con le opportunità che offre e che rendono l’ambiente cittadino sicuramente un fattore condizionante per la loro evoluzione, fatto di interazioni positive, conflittuali o di neutrale coesistenza tra l’essere umano e le altre specie. La mostra pone al visitatore una domanda fondamentale: come potranno essere le città del futuro?
Attualmente il 54% della popolazione mondiale vive in aree urbane e secondo le stime più recenti entro il 2030 saranno 5 miliardi le persone che vivranno nelle città, con un impatto senza precedenti su infrastrutture, risorse e territori. Lo scenario induce di necessità a riflettere sull’importanza di conoscere la biodiversità urbana che ci circonda per immaginare nuove forme di convivenza tra esseri umani e selvatici.
Come afferma Patrizia Famà, sostituita direttrice dell’Ufficio programmi per il pubblico del MUSE: “'Wild City' racconta diverse storie di coesistenza tra umani e altre specie. Specie che si sono introdotte nelle nostre città e che convivono, anche a nostra insaputa, in alcuni luoghi più o meno nascosti delle aree urbane. L'esposizione si inserisce in un filone di mostre che indaga il rapporto tra umani e altri viventi, nell’ottica di sensibilizzare le persone sul fatto che viviamo in un mondo interconnesso e che siamo dipendenti dalla natura che ci circonda”.
Riflessione a cui si aggiunge la voce dei due curatori della mostra, Osvaldo Negra e Alessandra Pallaveri: “'Wild City' ci aiuta ad aprire gli occhi su molte specie, vegetali e animali, che condividono con noi le città, anche da millenni. In questo processo di adattamento a questo strano ecosistema di origine antropica, molte specie sono venute a patti con gli elementi condizionanti e hanno sfruttato gli elementi a favore. La mostra racconta cos’è la città in termini di ostacoli, di nuove condizioni e risorse connesse al nostro interagire, alle nostre attività e commerci. Ma anche come la città eserciti nuove pressioni evolutive.”
La mostra apre le porte a un messaggio positivo, dedicato alle coesistenze, che certo portano paure e attriti, ma anche interazioni positive e praticabili, proprio alla luce del fatto che le città del futuro occuperanno una superficie sempre maggiore e avere città bio-diverse significherà contribuire sempre più alla conservazione della biodiversità globale.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.