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Nigeria: rischio deforestazione per aumento prezzo del petrolio
Conservazione
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In Nigeria, tra i maggiori produttori di petrolio al mondo, ettari di foreste sono in pericolo minacciate dai tagli per autoconsumo in seguito alla decisione del governo di alzare del 50% il prezzo di benzina, gasolio e cherosene.
L'allarme è stato lanciato dalle associazioni ecologiste nigeriane. In seguito dell'aumento del 50% del prezzo dei combustibili fossili il taglio selvaggio delle foreste nigeriane rischia drasticamente d'aumentare. "La decisione del governo non farà che peggiorare la situazione già estremamente precaria della popolazione nigeriana" ha dichiarato Unimmo Bassey, direttore dell'Environmental Rights Agency "ed ora siamo preoccupati del fatto che coloro che non potranno più permettersi di acquistare gas o cherosene ricorreranno al legname causando un'ingente deforestazione".
"Rimane oramai solo il 5% della foresta primaria in Nigeria" -affermano i rappresentanti di ERA, una della maggiori associazioni ecologiste del Paese - "se si continua con questi trend di sfruttamento entro i prossimi dieci anni le foreste in Nigeria spariranno". Drammatici i dati. All'inizio del 20mo secolo la foresta copriva 600.000 chilometri quadrati del territorio nazionale. Ora, in seguito a deforestazione legata all'utilizzo del legname per usi domestici e per esportazione, non rimangono che 38.620 dei chilometri quadrati originari.
Intanto il World Rainforest Movement denuncia i danni ambientali causati dalle attività di raffinazione compiute nell'area di Bonny Island, nel delta del fiume Niger. La Nigeria Liquified Natural Gas Limited, della quale fa parte lo Stato nigeriano assieme a Shell, Elf ed Agip, trasporta il gas naturale sino all'isola dove quest'ultimo viene processato in gas liquido e condensato per l'esportazione. La presenza degli impianti sull'isola sta causando la distruzione di ettari di foresta di mangrovie e mette in serio pericolo la possibilità per la comunità di 6.000 persone che abita l'isola di continuare a farlo