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LAV: il malandrinaggio di mare, un rapporto sul Mediterraneo
Conservazione
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Mare italiano maltrattato, lo rivela la LAV nel dossier intitolato "Il malandrinaggio di mare", un nuovo capitolo del Rapporto Zoomafia pubblicato ogni anno dall'Associazione, che fa un bilancio delle attività illecite connesse allo sfruttamento del mare e delle sue risorse: sono state 18.854 le infrazioni ed i reati compiuti contro questa risorsa vitale nel 2001, secondo gli ultimi dati resi noti dall'Eurispes, con un giro d'affari stimato dalla LAV in diverse centinaia di milioni di Euro.
In cima alla classifica delle regioni, in cui tale fenomeno risulta essere più diffuso, ci sono la Sicilia con 4.530 violazioni e la Campania con 3.092. I settori in cui le infrazioni avvengono con più frequenza sono il codice della navigazione (45,2%), la pesca (25,9%), l'abusivismo edilizio (15%) e l'inquinamento delle acque (13,9). Le persone denunciate sono state complessivamente 6.134, di cui 2.716 per abusivismo. In merito alla pesca di frodo, al primo posto c'è la Sicilia con 1.039 reati accertati , seguita da due regioni adriatiche: la Puglia con 750 e le Marche con 672.
Per quanto riguarda la pesca abusiva sono da segnalare la raccolta e il commercio dei datteri di mare e la vendita abusiva di mitili e altri frutti di mare. La raccolta dei datteri di mare, sanzionata penalmente, avviene tramite l'uso di scalpelli e piccoli martelli pneumatici, che frantumano le rocce in cui il mollusco si insedia, producendo la distruzione dell'habitat di numerosi altri organismi e determinando uno sconvolgimento dell'ecosistema marino che si ripercuote sul patrimonio ittico. Il dattero, il cui nome scientifico è "Litophaga litophaga" perché "si nutre" della roccia all'interno della quale scava gallerie secernendo una sostanza erosiva, impiega dai 15 ai 35 anni per raggiungere le dimensioni di cinque centimetri. Per questo, si calcola che con un piatto di "linguine ai datteri" si riesca a distruggere una superficie di fondo marino pari a circa un metro quadrato, che impiega vent'anni a ricostituirsi integralmente. Le regioni più colpite da questo tipo di commercio sono la Campania, la Puglia, la Sicilia, la Liguria.
E non solo: "Se chiedi cozze e gamberi, sappi che li sceglie per te mamma camorra." Con questa frase ad effetto, un quotidiano partenopeo ha dato la notizia nel febbraio 2002 della scoperta di un particolare business camorristico: gli scagnozzi di un clan si presentavano in alcuni dei ristoranti più alla moda della città e imponevano la lista dei fornitori di fiducia di frutti di mare, spigole, calamari, ma anche di mozzarella... Tano Grasso, già Commissario anti-racket, ha lanciato un appello: "È il nuovo pizzo, cittadini collaborate".
Centomila delle vecchie lire per ogni cassa di gamberoni: questa era la "tassa" da pagare al clan che gestiva il racket al mercato ittico di Pozzuoli (Napoli). L'Antimafia ha appurato che il cartello dei Bonaduce-Longobardi controllava le entrare e le uscite delle casse di pesce dal mercato e imponeva il pizzo sulle vendite settimanali.
Nel 2001 in Campania sono state accertate 472 infrazioni per pesca abusiva, 48 persone denunciate e 145 sequestri effettuati. In Campania e in Puglia sono stati segnalati gruppi di pescatori abusivi composti da pregiudicati e spacciatori di stupefacenti.
I ricci di mare rappresentano un altro bottino per i pescatori di frodo: Campania, Sardegna, Sicilia, Lazio, Calabria e Puglia le regioni più interessate al fenomeno. Da segnalare anche l'importazione clandestina di pesce dall'Istria all'Italia, che passa attraverso il valico croato-sloveno di Castelvenere.
Tra le emergenze va segnalata la pesca di frodo delle vongole nella laguna di Venezia, dove ogni anno vengono pescate 30mila tonnellate di molluschi, la metà dei quali provengono dall'abusivismo e perlopiù da acque altamente inquinate, come i canali di Porto Marghera. Un giro d'affari questo che supera i 150 milioni di euro all'anno e che vede coinvolta nei traffici illegali la cosiddetta "mafia del Delta", fenomeno da non sottovalutare in quanto rappresenta un serio pericolo per la salute pubblica, visto il gravissimo inquinamento lagunare. La pesca di frodo viene condotta tramite "flottiglie" di velocissimi barchini in grado di sottrarsi ai controlli, il pescato viene messo perlopiù in commercio attraverso canali illegali con documentazione contraffatta e uno di questi canali è quello che conduce ai mercati di Napoli e Caserta. L'attività di controllo e prevenzione impegna al massimo le forze dell'ordine: nel 2001 la guardia di finanza ha denunciato 532 persone, sequestrando 63mila 374 chili di molluschi e 92 imbarcazioni da pesca. Il Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Venezia, guidato dal colonnello Massimo Mocellin, nel 2002 ha sequestrato oltre 25 mila chili di caparozzoli, 123 imbarcazioni e denunciato 766 persone. Tra le attività svolte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Chioggia nel 2002, particolare rilievo rivestono quelle finalizzate alla tutela delle disposizioni sanitarie in materia di pesca. L'attività di controllo sul rispetto delle disposizioni sanitarie ha prodotto il sequestro di 13 quintali di molluschi. Tra le altre attività d'istituto sono stati scovati numerosi evasori totali, ossia soggetti completamente sconosciuti al fisco: si tratta per lo più di titolari di imprese o cooperative del settore ittico.
"Spesso ci troviamo di fronte a veri e propri gruppi criminali, capaci di lanciare vere e proprie sfide alle Istituzioni, che gestiscono un business milionario a danno degli animali marini e della salute dei cittadini - commenta Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio Zoomafia della LAV e autore del dossier - molte inchieste, infatti, hanno dimostrato che questi gruppi hanno strutture ben organizzate e un potenziale criminale molto pericoloso capace di lanciare vere e proprie sfide alle Istituzioni. Con l'arrivo dell'estate il saccheggio del mare e dei suo abitanti si fa più minaccioso, per questo chiediamo alle Forze dell'Ordine maggiore attenzione e più controlli proprio in queste settimane".
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Fonte: LAV