Italia: piccoli uccelli nella rete dei bracconieri

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Questi sono giorni di grande passaggio migratorio sulle Valli Bresciane e di conseguenza uno dei momenti nei quali il fenomeno del bracconaggio è più intenso. In solo due settimane le Guardie WWF hanno sequestrato più di 1.000 archetti, a cui si affiancano - novità di quest'anno - le trappoline a scatto tradizionalmente utilizzate in Campania: più efficaci, meglio occultabili, più veloci da togliere e da mettere. All'attività di queste ultime si è affiancato anche il nucleo anti-bracconaggio della LIPU. Risultato: in venti giorni di attività 5.000 archetti e reti sequestrati e 38 notizie di reato e verbali di sequestro penale inviati alla Procura della Repubblica.

La LAC ha reso noto che quest'anno tra le zone a più alta densità di bracconaggio, accanto a realtà "storiche" tristemente e universalmente note come le Valli bresciane Trompia, Sabbia e Camonica, lo Stretto di Messina, le isole del Tirreno, i monti di Capoterra in Sardegna, compare per la prima volta anche la Pianura vercellese. Centinaia, ma forse migliaia (i dati non li conosce nessuno, nemmeno la Regione) cacciatori foranei, provenienti soprattutto dalla Lombardia, la invadono da settembre a maggio accolti a braccia aperte dalla aziende private di caccia. Un "business" immenso, denuncia la LAC, che sfugge ad ogni controllo e ad ogni tassazione.

Intanto la stessa LAC è promotrice della campagna "Adotta un pettirosso". Perchè un pettirosso? Perchè oltre l'80% delle vittime del bracconaggio è costituito proprio da questi piccoli uccelli migratori che, per il loro "disiinvolto" atteggiamento nei riguardi degli uomini, finiscono per essere ignare vittime di archetti, reti, trappole a scatto e quant'altro venga usato per ucciderli. [DS]

Altre fonti: LIPU, LAC.

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