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Italia: Wwf, 'Incendiometro 2008' delle 17 aree più a rischio
Conservazione
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Ill Wwf ha presentato oggi il dossier 'Incendiometro 2008', una mappa del rischio incendi che identifica le 17 aree più vulnerabili e di maggiore pregio naturalistico che sono principalmente concentrate in centro e sud Italia e vanno dall'Appennino Tosco-emiliano alla Sardegna. L'iniziativa dell'associazione nasce dalla volontà di prevenire i gravi effetti degli incendi estivi che lo scorso anno hanno mandato in fumo più di 116mila ettari di boschi, il 27% dei quali in aree protette con un danno economico di oltre 640 milioni di euro solo per le foreste e altrettanti per le zone non boscate. Si tratta principalmente di incendi dolosi - ben 7mila lo scorso anno- che sono in aumento, mentre il fenomeno dell'autocombustione è raro e quasi irrilevante nel nostro paese - spiega il Wwf.
L'associazione vuole richiamare l'attenzione su queste aree sia per il valore naturalistico, ma anche per i benefici che queste aree offrono: in particolare le foreste - le più colpite dagli incendi estivi - consentono la regolazione dell'atmosfera, del clima, la protezione da inondazioni, siccità, frane, dissesto idrogeologico, la regolazione del ciclo dell'acqua, l'approvvigionamento idrico, la ricarica delle falde e la variabilità biologica oltre ai benefici che derivano dal valore estetico, ricreativo e turistico. E non va dimenticato "l'enorme danno a medio e lungo termine sulla biodiversità: gli incendi, soprattutto nelle aree più pregiate, eliminano molte specie animali e indeboliscono gli ecosistemi e la loro capacità di fornire i servizi anche per l'uomo. Tra l'altro in 7 delle 17 aree più a rischio si trovano dieci 'Oasi del Wwf'.
"L'Italia è ancora indietro nella prevenzione, fattore sul quale ha invece puntato l'attenzione il resto d'Europa" - afferma il Wwf. La media dei Comuni italiani che hanno redatto il catasto delle aree incendiate, ad esempio, è ancora "bassissima" secondo il Wwf, circa 1 su 4, ed i vincoli derivanti dalla catalogazione del terreno percorso dal fuoco sono ancora sono inattivi per buona parte del territorio. E' proprio ai 671 comuni delle 17 aree più vulnerabili che il Wwf ha scritto per sollecitare l'applicazione di piani di prevenzione e la redazione dei catasti. "E' qui che occorre la maggiore prevenzione contro il consumo del suolo e altre attività, tra cui la caccia e il pascolo, per non impoverire ulteriormente il nostro patrimonio naturale più prezioso" - afferma il Wwf che ribadisce le "parole d'ordine": "rispetto delle leggi, non perdere di vista le aree più pregiate e investire in prevenzione facendo tesoro dei buoni modelli già sperimentati".
Le aree a maggior rischio sono principalmente concentrati nel centro e sud Italia e segnano una traccia rossa dall'Appennino Tosco-emiliano (Alpi Apuane-Garfagnana), alla Maremma Tosco-laziale, dai Monti del Matese ai Monti Lepini-Ausonici-Aurunci, dalle aree boschive della Campania, Calabria e Basilicata (area Cilento, Val d'Agri, Pollino), alle Murge e valli fluviali lucane, nel Marchesato di Crotone fino alla Sicilia e Sardegna con 5 aree a rischio ciascuna. In Sicilia in particolari si segnalano: Monti Peloritani-Stretto di Messina, Monti Iblei-tavolati di Ragusa, Madonie, Monti Sicani-Rocca Busambra-colline di Carini, Capo S.Vito-Lo Zingaro-Monte Inici. In Sardegna: Sulcis-Iglesiente, Sarrabus-Gerrei, Gennargentu-Supramonte-Orosei, Monte Limbara, Costa da S.Teodoro a Portobello di Gallura-Bocche di Bonifacio.