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Finance for Biodiversity: la finanza che investe per la biodiversità
Conservazione
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Secondo il nuovo rapporto del WWF intitolato ‘Invertire la rotta: il potere riparatore delle diete amiche del Pianeta‘ il modo con cui ci alimentiamo ha già causato la perdita del 70% di biodiversità terrestre e del 50% di quella d’acqua dolce. Nello specifico, dal 1970 ad oggi l’umanità ha già cancellato dalla Terra il 68% dei mammiferi, uccelli, pesci e rettili presenti sul pianeta. Un dramma, accelerato e inasprito anche dal cambiamento climatico, mentre la deforestazione e la forte pressione ambientale esercitata dall’uomo (come il commercio di specie selvatiche) hanno reso più probabili la diffusione e contrazione di pandemie come il Covid-19, Zika, Ebola, etc. Lo studio è stato lanciato in concomitanza della Giornata mondiale dell’alimentazione del 16 Ottobre, e si riferisce a una ricerca scientifica condotta sulle diete di 147 Paesi di tutto il mondo, e intende mostrare gli impatti che i diversi regimi alimentari e le scelte di consumo causano su ambiente, biodiversità, suolo e clima e anche sulla nostra salute. In pratica, non solo ci stiamo “divorando” la Terra, ma non capiamo gli stretti legami che questo comportamento ha sulla nostra salute.
Si perché se optassimo per il modello alimentare amico del pianeta illustrato dal WWF, basato su diete mirate, diminuzione degli sprechi e interventi sui sistemi produttivi, saremmo in grado di garantire a chi lo abita un’aria più salubre, temperature più basse e una riduzione delle attuali emissioni di gas serra fino al 30%, con un effetto diretto di prolungamento della nostra aspettativa di vita. Non solo, si disporrebbe di maggiore biodiversità, favorito da un maggiore spazio destinato a natura e specie animali per vivere liberamente, perché si ridurrebbe di un 40% il bisogno di terreni agricoli. Sul sito dell’organizzazione si è pure messo a disposizione un calcolatore di biodiversità, uno strumento che permette di verificare la sostenibilità della propria dieta individuale, e mette in luce i comportamenti che possiamo mettere in atto a tavola. Per dare un’idea del tasso disarmante di perdita della biodiversità mondiale, l’ultimo "Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services" dell'IPBES ha calcolato che almeno un milione di specie viventi sono in via di estinzione, su di una stima delle specie esistenti ritenuta intorno agli 8 milioni, e diverse di queste estinzioni si prevede avranno luogo nell'arco delle prossime decadi.
Un fenomeno che aumenta in scala logaritmica, le cui cause sono da tempo note: il consumo di suolo è il principale driver del declino della biodiversità, dovuto al sovrasfruttamento dei territori (crescita urbana, espansione delle infrasfrutture e delle attività minerarie in primis) e all'agricoltura. Basti pensare che la nostra Impronta Ecologica, vale a dire il nostro consumo di risorse naturali, negli ultimi 50 anni è incrementata del 190%. Il cambiamento climatico è un altro fattore determinante, in quanto esercita effetti irreversibili su tanti processi ecologici, con impatti genetici, fisiologici e morfologici sugli organismi, sulla struttura delle popolazioni e sulla distrubuzione delle specie. Un'analisi curata dalla IUCN su mammiferi marini e uccelli, indica che quasi la metà (il 47%) delle specie dei primi e quasi un quarto dei secondi (24,4%) subiscono l'impatto negativo dovuto ai cambiamenti climatici. Ma la biodiversità è seriamente minacciata anche dall’inquinamento umano, ossia dalla produzione di scarti e rifiuti. L’inquinamento atmosferico distrugge la vita a complessivamente 7 milioni di piante e animali ogni anno, ma l’inquinamento dei mari non è da meno: solo nel Mar Mediterraneo vengono riversate 600 mila tonnellate di petrolio e 570 mila tonnellate di plastica all’anno. Infine, la diffusione di specie esotiche o “aliene”, aumentate in Europa a un tasso preoccupante del 96% negli ultimi 30 anni, ha effetti altrettanto devastanti sulla conservazione della biodiversità.
Ma il taglio della biodiversità ha anche ricadute rilevanti sulla crescita economica. Il WWF in cooperazione con DWS Investments ed il Network for Greening the Financial Sector (NGFS) ne hanno analizzato gli effetti: applicando modelli prudenti (che inevitabilmente non possono prendere in considerazione i cosiddetti “punti di non ritorno”, purtroppo frequenti in natura) hanno dimostrato come la crescita del PIL mondiale sia a rischio in assenza di interventi volti a preservare e ripristinare la biodiversità. Qualora proseguissimo svolgendo le nostre attività economiche senza cambi, potremmo registrare una contrazione dello 0,67% del PIL da qui al 2050, equivalente a una perdita di 10 trilioni di dollari. Ció colpirebbe in maggior misura i paesi a basso reddito, più esposti al rischio di perdita economica causata dalla distribuzione di biodiversità, gli stessi paesi che peró, simmetricamente, avrebbero più da guadagnare abbracciando un approccio votato alla conservazione.
Per rilanciare la sensibilità verso questi temi poche settimane fa è stato siglato il Finance for Biodiversity Pledge, un documento collettivo nato dalla collaborazione di realtà internazionali del mondo della finanza che sono state componenti della Finance and Biodiversity Community dell'Unione Europea (F@B Community), nel quale i firmatari si impegnano a farsi paladini della salvaguardia della biodiversità attraverso azioni e processi di investimento che identifichino, valutino e gestiscano i rischi correlati alla biodiversità. Allo stesso tempo, si pone come invito ai leader mondiali a invertire la tendenza dell'ultimo decennio per quanto riguarda lo sfruttamento ambientale, soprattuto in vista di un possibile nuovo accordo che si prevede arrivare alla prossima “Convenzione ONU sulla diversità biologica” che si terrà in Cina nel maggio 2021. L’iniziativa, firmata da 26 diverse istituzioni finanziarie, nel suo complesso ha definito obiettivi concreti e condivisi da raggiungere entro il 2024, tra i quali la collaborazione tra le società, il coinvolgimento delle aziende nel ridurre gli impatti negativi, l’inclusione dei criteri per la biodiversità nelle politiche ESG (Environmental, Social and Governance) e la valutazione dell’impatto delle loro operazioni sulla biodiversità, con relativi target da definire e report periodici da comporre.
Tra i sottoscrittori si distinguono grandi gruppi finanziari mondiali come HSBC o Axa, al fianco di realtà più piccole come Robeco SAM o Triple Jump, sottolineando una presenza preponderante di attori Europei (22 su 26) e in particolar modo Olandesi, dove gli asset manager guidati da criteri di investimento ESG da molti anni trovano terreno fertile.Troviamo anche Etica Sgr, unica società italiana presente. Nel Report di Impatto annuale redatto dalla Sgr si evidenzia la forte attenzione ai temi della biodiversità da parte delle aziende che rientrano nei suoi indici di investimento. Dalla nota sul loro sito si legge: “Etica Sgr riconosce che la biosfera terrestre, che è posta sotto uno stress crescente, è alla base della resilienza umana e del progresso. La biodiversità rappresenta un tema di carattere sistemico che deve essere affrontato da policy-maker, investitori e società civile”. Non possiamo che esserne d’accordo, sperando che si aggiungano tanti altri sottoscrittori alla causa.
Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.