Attivismo ed equilibrismi alla francese

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Francia, dipartimento Hautes-Alpes, valle di Durance, paradiso di arrampicatori ed escursionisti tra Gap, Grenoble e il confine con l’Italia, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Un’area selvaggia che ti scaraventa a contatto con le cose semplici della vita, in armonia con la natura. O forse no. Non più. Un luogo dove il tempo poteva fermarsi, che sembra dovremmo abituarci a raccontare declinandolo al passato.

La valle di Durance sta infatti subendo le conseguenze di una distruzione misteriosa: mascherata da “rinnovo delle linee elettriche” è infatti iniziata l’installazione di due nuove linee ad alto voltaggio. Un progetto tanto costoso quanto assurdo, come molti di cui vi diamo a malincuore spesso conto. Un progetto che mette ancora una volta in relazione il nostro Paese con scelte transnazionali, non legate a una linea ad alta velocità via terra questa volta, ma a un’autostrada elettrica nel bel mezzo di quella che è stata definita una regione “ad energia positiva, di crescita verde”, in grado di produrre più energia di quanta ne consumi. L’operazione sembra essere stata pensata esclusivamente a fini commerciali, coincidenti con la vendita dell’energia oltre confine, proprio all’Italia.

Si tratta di una decisione dalle pesanti conseguenze non solo per l’impatto negativo sulle possibilità turistiche di cui la zona è ricca, ma anche sul paesaggio e sull’ambiente naturale, irrevocabilmente violato. Senza considerare poi i rischi per il benessere delle persone che in quelle zone abitano, date le criticità per la salute poste dall’installazione di linee elettriche ad alto voltaggio. Anche se le ferite più profonde al momento vengono inferte dalle carenti informazioni fornite dai media e dal silenzio del Parc National des Ecrins, che vanno di pari passo con la demonizzazione degli attivisti (per capire a cosa assomiglia un riferimento sufficiente: TAV) che si stanno schierando per proteggere l’area da incursioni legate a interessi economici e commerciali e slegate da qualsiasi ragionamento di tutela ambientale. Senza contare che, in questo caso come in altri, la mancanza di un processo democratico, che coinvolga specialmente le comunità che sui quei territori vivono, evidenzia ancor più il contrasto tra una Nazione che ha dato i natali ai diritti sociali e che sta invece permettendo la realizzazione di un’opera monumentale inconcepibile e destinata ad esclusivo profitto privato. Una visione limitata e a breve termine che risveglia un pensiero alquanto deprimente: in un progetto come quello di THT (Très Haute Tension) perseguire la ricchezza è prioritario rispetto alla tutela della salute e del paesaggio, in un’era in cui proprio la Francia ha ospitato il Forum Cop21, solo per citare uno trai più noti e recenti momenti di discussione sul tema. Se da un lato è comprensibile che le amministrazioni aspirino a superare lo status di regione rurale piccola e rustica, dall’altro lato è curioso che proprio quegli stessi amministratori che ritengono di operare scelte lungimiranti nel nome della velocità e del progresso non abbiano una visione più ampia del futuro (anche turistico), che include senza dubbio desideri di vita lenta e a misura d’uomo e natura.

Qualcuno però si è preso a cuore questa battaglia, e la sta combattendo a colori, con armi poetiche, equilibrio, sense of humor e audacia, non solo con il contributo dei locali ma anche di quei turisti leggeri e responsabili che in quest’area vengono per trovare una combinazione unica di possibilità naturalistiche e sportive. Sono i movimenti come NoTHT05 e Avenir Haute Durance che stanno mettendo in campo notevoli sforzi per la conservazione e la preservazione di quest’area: la Francia è a un punto cruciale per quanto riguarda le decisioni che riguardano le proprie scelte in campo energetico, che convogliano i sogni verso un’energia che provenga da fonti meno pericolose e dannose (p.es le rinnovabili) rispetto, ad esempio, a quelle nucleari. Si punta quindi a una diversificazione delle fonti, ma ciò nonostante sembra che ci siano elementi ostativi – che hanno più a che vedere con la molle volontà politica che con le possibilità reali – per un cambiamento radicale e coraggioso. Gli attivisti del movimento sanno bene però che una rivoluzione nel campo della produzione e della fornitura di energia elettrica è essenziale alla nostra sopravvivenza. Ed è una questione che nella regione non impiegherà molto a uscire dagli uffici turistici e a diffondersi lungo quelle stesse linee ad alta tensione che stanno deturpando il paesaggio e danneggiando le attività sportive che fanno della zona un rifugio di appassionati e amanti della natura (appunto da sciatori ad alpinisti, da arrampicatori a trekkers).

Se pensate che queste siano battaglie da sostenere, proprio perché meno note ma allo stesso tempo altrettanto meritevoli di avere voce e spazio, qui potete contribuire con un piccolo gesto, per schierarsi a favore del rispetto della natura, delle persone, di processi democratici che rischiano di cadere silenziosamente in disuso.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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