A Seren del Grappa, in provincia di Belluno, la biodiversità si studia in campo

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Foto: L. Michelini ®

Non capita tutti i giorni di vedere gli studenti di una scuola fare lezione all'aperto per imparare con le mani e con la tecnica quanto altrimenti sarebbe molto difficile assimilare solamente dai banchi e dai libri. Eppure quest’autunno sono diversi gli alunni di varie scuole di Seren del Grappa e del feltrino (Provincia di Belluno) che si sono messi in gioco per imparare alcune pratiche di manutenzione del territorio e delle sue risorse naturali legate alla storia rurale del posto, sfalcio manuale dei prati, ricostruzione di muretti a secco. Scopo delle lezioni, capire come proteggere il paesaggio e la sua preziosa biodiversità attraverso azioni concrete. 

Queste sono solo alcune delle attività promosse da "Seren - La valle della biodiversità", progetto sostenuto dalla Fondazione Cariverona che vede come capofila il comune di Seren del Grappa e come partner il Dipartimento TESAF dell’Università di Padova, l’Associazione Monte Grappa, la Fondazione Val di Seren Onlus, l’Associazione Casel di San Siro, l’Associazione Temporanea di Scopo Naturalmente Val di Seren, il Centro per la Formazione e la Sicurezza di Belluno, l’APS Coltivare Condividendo, il Consorzio Morone e Castagno del Feltrino e la Pro Loco di Seren del Grappa. 

Il progetto "Seren - La valle della biodiversità" mira alla valorizzazione di territori marginali e periferici della zona di Seren del Grappa e al mantenimento di ecosistemi a elevato grado di naturalità, finalità queste in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, e per farlo prevede la realizzazione di interventi pratici, come lo sfalcio a mano di prati stabili e la sistemazione di paesaggi terrazzati, e molta formazione.  

Ma perché partire da muretti a secco e sfalcio manuale per tutelare la biodiversità animale e vegetale di un territorio? Entrambe le pratiche, un tempo tipiche di queste zone di montagna, facevano parte del bagaglio di conoscenze che ci si tramandava di generazione in generazione. Tuttavia col tempo, lo spopolamento della delle valli, l’abbandono dell’agricoltura di montagna e la mancanza di manutenzione dei manufatti esistenti, hanno comportato un progressivo e graduale mutamento del paesaggio, con l’avanzata del bosco e una riduzione di diversità tra i vari ambienti e habitat. 

Ed è proprio per evitare che i pendii della Valle di Seren cadano nell’incuria, perdano alcune loro caratteristiche peculiari e per riscoprire come effettuare una corretta manutenzione di prati, pascoli, boschi e manufatti rurali, che molti studenti delle scuole medie e superiori hanno avuto, e ancora avranno, la possibilità di imparare e provare ad applicare nella pratica alcune delle tecniche lavorative necessarie per gestire in modo sostenibile il loro territorio. 

I muretti a secco rappresentano una tecnica costruttiva tra le più antiche di tutta la storia dell’umanità; dipendono dall’utilizzo di materiali locali, non importati e non processati, dove la costruzione finale deriva dal delicato incastro di pietre e sassi dalle diverse forme e dimensioni. I muretti a secco, oltre a essere opere architettoniche molto sostenibili, permettono anche di stabilizzare versanti, rendono fruibili alle attività umane delle zone altrimenti impraticabili, contribuiscono a trattenere l’acqua nel suolo, consentendo da un lato di contrastare smottamenti e fenomeni di dissesto idrogeologico e dall’altro favorendo le coltivazioni in periodi sempre più siccitosi. Oltre a questi servizi, i muretti a secco offrono anche le condizioni ambientali ottimali per lo sviluppo di numerose specie vegetali caratteristiche; i pertugi che si formano fra una pietra e l’altra, fanno sì che questi particolari manufatti fungano inoltre da corridoi ecologici e facciano da rifugio per un’ampia gamma di animali di piccola taglia, come insetti, anfibi e rettili. Il mantenimento di prati sfalciati in montagna rappresenta un modo efficace di diversificare il paesaggio e gli ambienti, creando zone di margine (ecotoni) adatte a vari tipi specifici di flora e fauna, quali gli insetti impollinatori e svariate specie di uccelli le cui popolazioni sono in declino (es. Re di Quaglie, rondoni), alternando aree più chiuse e coperte da alberi con aree più aperte dominate da fiori e arbusti. Un valore aggiunto dal punto di vista della sostenibilità complessiva è effettuare tale sfalcio con le tecniche tradizionali manuali, invece che con l’uso di decespugliatori alimentati a benzina o miscela e dotati di filo di plastica per il taglio. Infatti, l’uso consapevole della falce, oltre a essere una tecnica che ben si presta al mantenimento dei terreni scoscesi, consente il mantenimento di una buona struttura della superficie del prato (cotico erboso) e, a cascata, di quelle animali. Un taglio praticato da una mano esperta fa sì che la lama, ad esempio, non rovini le gemme degli steli d’erba né la parte più superficiale del suolo sottostante, produce un foraggio sano per specie animali delicate come conigli e cavalli, riduce i rischi di inquinamento del suolo dovuti a perdite di olio lubrificante o carburante. Lo sfalcio manuale rispetta di più l’ambiente non solo perché permette alla fauna che popola i prati di fuggire dallo sfalcio, ma anche perché risparmia energia derivante da fonti fossili, evita emissioni di gas climalteranti, è non produce inquinamento acustico. 

Nello svolgere queste attività, gli alunni sono stati sempre affiancati da esperti del posto e da altre zone rurali e montane, che hanno così trasmesso le loro competenze tecniche altrimenti difficilmente tramandabili alle generazioni future, se non con la pratica, ma anche da esperti scientifici del settore poiché partner operativo del progetto è l’Università degli Studi di Padova

L’interesse mostrato dai ragazzi e dalle ragazze nel capire le tradizioni del passato, e acquisire alcune competenze pratiche e manuali indispensabili per garantire la cura dei territori di media montagna e la conservazione delle funzioni ecologiche e paesaggistiche offerte dalla Valle di Seren, potrebbe anche dare origine a delle possibilità lavorative future nell’ambito delle cosiddette “professioni verdi”. 

Nei prossimi articoli si parlerà ancora delle attività promosse dal progetto "Seren - La valle della biodiversità" e per approfondire è possibile vedere il video dedicato allo sfalcio manuale dei prati di Seren del Grappa.

Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.

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