Che Babbo Natale per la Difesa: otto miliardi di nuove armi!

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Foto: fermo immagine da video Aeronautica Militare

Anche quest’anno, segnato dall’emergenza Covid molti non avranno nemmeno un regalo. Non cosi il ministero della Difesa che ha ricevuto in anticipo i doni di Babbo Natale. “Ci dobbiamo dotare di una difesa molto più significativa e bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora, perché le coperture internazionali di cui eravamo certi si sono dimostrate meno interessate nei confronti dell’Europa”, aveva detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo scorso 29 settembre durante la conferenza stampa sulla “Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza” (Nadef), il primo passo in vista dell’elaborazione della legge di bilancio.

Nuovo record della spesa militare

Detto fatto. La spesa militare prevista per l’anno prossimo supererà il muro dei 25 miliardi di euro (25,8 miliardi). Lo ha rivelato uno studio dell’Osservatorio Milex sul bilancio previsionale dello Stato per il 2022. “Il Bilancio del Ministero della Difesa per il 2022 – riporta l’Osservatorio Milex – sfiora i 26 miliardi di euro con un aumento di 1,35 miliardi, ma vanno poi aggiunti gli stanziamenti di altri ministeri”. Dal 2017 la spesa militare italiana ha continuato a crescere soprattutto per l’acquisto di nuovi armamenti: sono ben 8,3 miliardi di euro stanziati nel 2022, un miliardo in più rispetto al 2021 ed un record storico.

Nei mesi scorsi il ministro della Difesa della Difesa, Lorenzo Guerini, ha sottoposto all’approvazione del Parlamento un numero senza precedenti di programmi di riarmo: diciotto, di cui ben tredici di nuovo avvio, per un valore già approvato di 11 miliardi di euro e un onere complessivo previsto di 23 miliardi. La parte del leone è dell’Aeronautica Militare con programmi per oltre 6 miliardi di euro. C’è di tutto: dai fondi per il nuovo cacciabombardiere Tempest (2 miliardi dei 6 previsti) che si aggiungerà agli F-35, ai nuovi eurodroni classe Male; dagli aerei Gulfstream per la guerra elettronica alle nuove aerocisterne per il rifornimento in volo. Una grossa fetta della torta è destinata alle nuove batterie missilistiche antiaeree per missili Aster (2,3 miliardi di euro) e ai nuovi blindati Lince: ben 3.600 rimpiazzeranno i 1.700 già in dotazione all’Esercito.

Non solo. Negli ultimi giorni dell’anno ne sono stati aggiunti cinque portando a 23 il numero dei programmi che il ministro della Difesa Guerini ha inviato alle Camere nel 2021 (record storico assoluto) per un valore complessivo che supera i 12 miliardi di euro e autorizzazioni di spesa annuale per oltre 300 milioni nel 2021 e per quasi mezzo miliardo nel 2022. Roba da sfondare il carro trainato dalle renne!

Il “nuovo concetto di difesa”

Spese e programmi militari di cui la gran parte degli italiani sa poco o niente anche perché sono informazioni che i vari talk-show e trasmissioni di approfondimento (con qualche rara eccezione come “Presa Diretta” e “Report”) non ne parlano mai: che sia un argomento tabù?

Eppure sarebbero informazioni importanti su cui andrebbero informati i cittadini. Soprattutto perchè queste spese militari e programmi di riarmo rispondono a quello che viene chiamato, ormai da anni, il “nuovo concetto di difesa”. La prima formulazione risale agli anni novanta col “Libro Bianco della Difesa” del ministro Virginio Rognoni ed è stato ripreso e aggiornato dal nuovo “Libro Bianco” presentato dalla ministra Roberta Pinotti nel 2015. In estrema sintesi, il concetto di difesa non si applica più ai confini nazionali ma agli interessi economici e geo-strategici, cioè ovunque l’interesse nazionale possa essere minacciato.

E’ in questo contesto che va inquadrata la “Direttiva per la politica industriale della Difesa” emanata lo scorso luglio dal ministro Guerini. Come esplicita il ministro della Difesa, l’Italia deve “disporre di uno Strumento militare in grado di esprimere le capacità militari evolute di cui il Paese necessita per tutelare i propri interessi nazionali” per dare impulso “al consolidamento del vantaggio tecnologico e, quindi, della competitività dell’industria nazionale di settore”. E’ una novità assoluta non solo perché è la prima direttiva in materia di politica industriale-militare emanata del dopoguerra, ma soprattutto perché definisce un inusitato rapporto tra industria e forze armate: le sinergie tra la Difesa e l’industria militare travalicano infatti le consuete esigenze di modernizzare gli strumenti militari e vengono rese funzionali alla “proiezione internazionale” dell’Italia. Da qui la necessità, come spiega sempre Guerini, di superare il rapporto tra le Forze Armate e l’industria di tipo “cliente-fornitore” per favorirne invece la sinergia come “Sistema Difesa” finalizzata, tra l’altro, alla “proiezione sui mercati esteri” degli armamenti. In una parola: il ministero della Difesa viene messo al servizio dell’industria degli armamenti. Per buona pace della Costituzione.

Il contingente italiano al comando della missione militare in Iraq

Non solo. L’Italia è in procinto di raddoppiare il contingente militare in Iraq per poter assumere il comando della missione della Nato: trasformerà la partecipazione militare italiana in una vera operazione di combattimento rispetto a quella che finora era solo una presenza per la difesa di aree sensibili e per l’addestramento dell’esercito iracheno. Per adempiere al nuovo compito i vertici militari si sono affrettati a chiedere di poter armare i droni Reaper con missili aria-terra e bombe a guida laser – trasformandoli così da semplici ricognitori a veri bombardieri – e di dotarsi di una flotta di Hero-30, i cosiddetti “droni kamikaze” che si autodistruggono nel colpire l’obiettivo. Missione militare il cui vero scopo è quello di proteggere gli interessi delle multinazionali del petrolio e del gas. Come ha rivelato una ricerca di Greenpeace, due terzi delle spese delle operazioni militari all’estero dei paesi europei riguardano la difesa di fonti fossili: l’Italia negli ultimi quattro anni ha speso 2,4 miliardi di euro nelle missioni militari collegate a piattaforme estrattive, oleodotti e gasdotti che riguardano l’ENI.

Dopo la disastrosa missione in Afghanistan ci stiamo imbarcando in questa nuova operazione militare. Senza alcun dibattito parlamentare su obiettivi. strumenti e modalità. Nel frattempo, però, Babbo Natale non farà mancare alla Difesa i nuovi armamenti. Avvolti in carta mimetica.

Giorgio Beretta
[email protected]

P.S. A chi cerca una buona lettura per le vacanze natalizie consiglio la “Controfinanziaria 2022 di Sbilanciamoci!”, l’analisi critica del Disegno di Legge di Bilancio 2022 e una contromanovra a saldo zero con 105 proposte concrete e praticabili grazie alle quali superare la drammatica crisi legata alla pandemia e voltare pagina, per un’Italia in salute, giusta, sostenibile e meno armata!

Giorgio Beretta

Analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia e collabora con la Rete Pace e Disarmo. Ha pubblicato diversi studi, oltre che per l’Osservatorio Opal, anche per l’Osservatorio sul commercio delle armi (Oscar) di Ires Toscana (Istituto di ricerche economiche e sociali) della Cgil di Firenze, per l’Annuario geopolitico della pace di Venezia e numerosi contributi, anche sul rapporto tra finanza e armamenti, per diverse riviste e quotidiani nazionali. 

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