Bolivia: settimana di scioperi, proteste per il gas

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Il governo boliviano è alla prese con una nuova serie di scioperi, dopo quello indetto la settimana scorsa dagli autotrasportatori interdipartimentali e conclusosi con una sostanziale vittoria dell'esecutivo. L'intera città di Cochabamba, nel centro del Paese, è entrata oggi in sciopero generale per chiedere al governo di trovare una soluzione alla vertenza dei lavoratori della compagnia aerea privata 'Lloyd Aéreo Boliviano' (Lab), che rischia di fallire a causa dei pesanti debiti accumulati e per la presunta corruzione dei dirigenti dell'azienda - riporta l'agenzia Misna.

Da settimane il governo di La Paz sta cercando una soluzione che non sia la nazionalizzazione della Lab (privatizzata insieme a centinaia di altre aziende dall'ex presidente Gonzalo Sánchez de Lozada tra il 1993 e il 1997), eventualità che Morales ha da tempo scartato per non incrementare il deficit del bilancio pubblico e per "non nazionalizzare la corruzione", come ha dichiarato recentemente il ministro della Pianificazione, Carlos Villegas. Oltre al posto di lavoro salvo, i dipendenti della Lab chiedono l'arresto del presidente della linea aerea, Ernesto Asbùn, considerato il principale responsabile del fallimento. È cominciato inoltre oggi lo sciopero nazionale di 48 ore dei lavoratori del settore sanitario, che chiedono un aumento salariale del 10%, contro il 7% proposto dall'esecutivo. Una differenza minima, che lascerà però per due giorni senza assistenza sanitaria circa 20.000 persone in tutto il Paese, secondo i dati stimati da La Paz. Il governo ha già minacciato di prendere misure severe contro i manifestanti se non metteranno fine allo sciopero.

Intanto, la Legge 3065, approvata dal precedente governo Mesa che autorizza a costituire società pubbliche e/o miste per costituire in tempi brevi imprese per l'esportazione di gas naturale, rischia di mandare all'aria tutte le promesse di pace e democrazia che il nuovo governo Morales aveva - ed ha - intenzione di mantenere. La società civile grida allo scandalo, le forze di potere dipartimentali gridano all'autonomia e il governo grida all'incostituzionalità - riporta Giovanna Vitrano di Selvas.

La legge, di soli 3 articoli, recita nel suo passaggio più importante: "Articolo 3. Si autorizza la Prefettura di Tarija a costituire società pubbliche e/o miste per costituire in tempi brevi imprese per l'esportazione di gas naturale, in modo che gli utili generati possano finanziare le spese dello sviluppo del dipartimento". Altro che nazionalizzazione degli idrocarburi. Gli idrocarburi di Tarija sono già più che nazionalizzati, anzi, sono dipartimentalizzati. E lo Stato, la Nazione intera, non ne ha alcuna sovranità. C'era già una autonomia in corso e nessuno ne sapeva niente. Questa legge è venuta alla luce perché il prefetto di Tarija, signor Mario Cossio, sta firmando accordi con Cile, Argentina e Paraguay proprio per l'esportazione del "suo" gas, accordi che sono stati tacciati dal governo di incostituzionalità e che si sta cercando in tutti i modi di bloccare.

"C'è un aspetto dell'intera vicenda che ci disturba come un sassolino dentro la scarpa: ma perché Alvaro Garcia Linera, il vicepresidente della Repubblica di Bolivia, ha siglato con la prefettura di Tarija, lo scorso 20 marzo, un accordo che dice: "il Governo si impegna affinché nessuna autorità del Potere Esecutivo, né la comunità parlamentare del Mas, presenterà alcun ricorso di incostituzionalità o di revisione della legge 3065, né ne chiederà la modifica al Congresso". La nuova legge sugli idrocarburi, la legge per la nazionalizzazione di queste ricchissime risorse non rinnovabili, avrebbe dovuto essere promulgata tra giugno e luglio prossimi. "Noi sappiamo che dovrebbe essere anticipata a questo Aprile. Pochi giorni ancora. Perchè questo "consenso"? In questo momento non abbiamo le risposte. Abbiamo sospetti, dubbi, quadri fumosi su ipotetici accordi o concessioni a non meglio specificati ricatti. Ma il nostro mestiere non è quello di fare illazioni. Oggi, in questo momento, non possiamo aggiungere altro" - conclude Giovanna Vitrano di Selvas.

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