Bolivia: dalla crisi esce il presidente Rodriguez

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La Bolivia è passata nel giro di poche ore dalla disperazione alla speranza dopo che il Congresso nazionale, riunitosi a Sucre, capitale costituzionale del paese, ha designato all'unanimità il magistrato Eduardo Rodriguez quale nuovo presidente del paese al posto del dimissionario Carlos Mesa. Rodriguez, 49 anni e presidente della Corte suprema, era il terzo nella linea di successione costituzionale alla massima carica dello stato, dopo i presidenti del Senato e della Camera, Hormando Vaca Diez e Mario Cossio. A questa designazione, che può essere considerata un colpo di scena, si è giunti dopo una giornata di incertezza e di violenza, segnata anche dalla morte di un minatore di 51 anni in uno scontro con polizia ed esercito a pochi chilometri da Sucre. In mattinata, le Forze armate si erano dichiarate in emergenza ed avevano avvertito alle parti di agire con senso di responsabilità nel rispetto dell'istituzionalità democratica.

A sospendere i lavori parlamentari sarebbe stato il presidente del "Congreso" Hormando Vaca Diez che la costituzione indica come primo possibile candidato a succedere a Mesa ma che in realtà, a quanto pare, i manifestanti non vogliono vedere alla presidenza della repubblica. L'eventualità che Vaca Diez possa succedere a Mesa sembra aver reso più dura che mai la protesta popolare in corso in Bolivia da metà maggio, quando proprio lo stesso Vaca Diez firmò la "legge sugli idrocarburi" che Mesa non aveva voluto promulgare personalmente.

Se fino a qualche giorno fa le principali motivazioni della protesta - concentrata soprattutto nella capitale La Paz e nel vicino centro-satellite di El Alto - erano le richieste di nazionalizzazione delle risorse energetiche e di convocazione di un'Assemblea Costituente - capace di opporsi alle spinte autonomiste e separatiste delle province più ricche del paese a cominciare da quella di Santa Cruz - ora sembra che a infiammare gli animi sia soprattutto il problema della presidenza.

"La presidenza a Eduardo Rodriguez Veltze' è una prima soluzione per cominciare a risolvere i problemi della Bolivia che sono piu' profondi''. Lo afferma il vescovo di El Alto, Jesus Juarez Parraga, secondo il quale in un secondo momento si dovra' ''promuovere un nuovo modello economico'' del Paese andino con ''al centro la persona e non il profitto''. ''Lavoreremo per una giusta ridistribuzione della ricchezza e perche' le fonti di energia non rinnovabili diventino un beneficio per la popolazione'', assicura al quotidiano spagnolo 'El Pais' il vescovo che in questi ultimi giorni e' impegnato in prima linea nell'opera di mediazione che la Chiesa ha accettato di svolgere per uscire dalla crisi. Riguardo alla questione di fondo delle risorse naturali non rinnovabili, Parraga che ha incontrato in questi giorni i rappresentanti del governo di La Paz, ma anche i leader della protesta popolare dell'Associazione minatori e il parlamentare dell'opposizione Evo Morales, del movimento al Socialismo (Mas), ricorda infine le esperienze del passato. ''Risorse come argento e zinco -dice il vescovo- sono state espropriate dalle multinazionali, mentre la popolazione si e' impoverita''.

Di fatto la vittoria più grande è quella del popolo boliviano che ha continuato a gridare la propria disperazione in manifestazioni gigantesche anche se represse dall'esercito e dalla polizia. E attraverso una richiesta di aiuto di una sigla sindacale (FNMCB BS) viene precisato che "sono false le notizie che circolano tra i mezzi di comunicazione internazionale su quanto accaduto in Plaza Murillo. Noi non vogliamo né lo scioglimento del Parlamento, né fare alcunché che possa danneggiare la democrazia, né lo faremo in futuro; rispettiamo la democrazia che è costata il nostro sangue, lutti e dolore durante le lotte per recuperarla lungo tutti gli ultimi vent'anni. Siamo stati sorpresi dalla rinuncia di Mesa, che per noi non è una via d'uscita dalla crisi strutturale in cui ci troviamo (⅀)Per questo chiediamo, come prevede la nostra Costituzione, che i successori previsti rinuncino a questa possibilità, convochino le elezioni generali e con un nuovo governo e un nuovo Parlamento si garantisca la realizzazione dell'Assemblea Costituente(⅀)". Anche in Italia è stata espressa con una lettera aperta solidarietà dal movimento italiano. [AT]

Altre fonti: Unità online
, Vita non profit online

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