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Bicifestazione: in sella verso “la rivoluzione più bella del mondo”
Carburanti
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Una grande bicicletta di cartone sostenuta da una miriade di palloncini colorati viene lanciata verso il cielo, ma c’è qualche problema: il vento la risospinge giù, s’impiglia, si rialza, fatica a liberarsi. “Fa pensare alla realizzazione delle piste ciclabili” commentano divertiti due ciclisti, accento del nord Italia. Ma la bici di carta non si arrende e alla fine prende quota, stagliandosi nel cielo blu striato da qualche nuvola, in alto come i desideri delle migliaia di persone che sabato 28 aprile si sono riversate a Roma in sella alla loro due ruote, per gridare tutti insieme: “Meno auto e più sicurezza sulle strade”. L’hanno chiamata Bicifestazione, e in effetti così è stata: una grande festa e una manifestazione insieme, promossa da oltre 150 associazioni ciclistiche e ambientalisteprovenienti da tutta Italia, con #Salvaiciclisti e la Fiab in testa. “Noi vi abbiamo chiamato e voi avete risposto – ha detto Paolo “Rotafixa” Bellino, giornalista e tra i coordinatori di #Salvaiciclisti, rivolto alla marea di uomini, donne, anziani, famiglie con bambini, tutti rigorosamente in bici, che ha occupato dal pomeriggio via dei Fori Imperiali – E’ ora di dire che adesioni, parole, programmi, congressi non ci servono più a niente. E’ ora di passare all’azione. Chi ha in mano la possibilità di cambiare questo paese, lo faccia al più presto”.
E’ alla politica che i rappresentanti delle associazioni e gli attivisti si sono rivolti, dandosi il cambio sopra un pittoresco risciò trasformato per l’occasione in un palco mobile. Parole d’ordine: rimettere al centro del dibattito politico il tema della ciclabilità, eridisegnare le città a misura di persona. Peccato che da tempo quella stessa politica sia rimasta perlopiù sorda alle loro richieste: sono infatti trascorsi sei anni dalla prima edizione della Bicifestazione, che nel 2012 aveva attirato nella capitale 50mila persone, e che nelle intenzioni degli organizzatori doveva essere anche l’ultima. Siccome da allora non è cambiato quasi niente, ecco che hanno deciso di rilanciare. Dopotutto, sono abituati alle salite e alla fatica, e sono certi che i risultati alla fine arriveranno: l’importante è non arrendersi. “L’unica cosa che frena la più bella rivoluzione del mondo è l’inerzia al cambiamento e la rassegnata accettazione per ciò che non va – hanno detto più volte – Oggi siamo qui per affermare che vogliamo il cambiamento e non ci rassegniamo”.
Una battaglia, la loro, fatta di richieste tutto sommato semplici, la cui realizzazione non richiede cifre astronomiche e i cui benefici per la collettivitàsono indiscussi e impattano ad ogni livello: sociale, economico, ambientale. Basta leggere i 10 punti del Manifesto che #Salvaiciclisti e soci hanno diffuso grazie alla rete e ai social, supportati da testimonial del mondo dello spettacolo, dello sport e della cultura: dall’implementazione del trasporto pubblico, a piani urbani rispettosi di chi si sposta in bicicletta, dall’aumento delle piste ciclabili a parcheggi bici a fermate dei bus e stazioni dei treni; e ancora: bike manager nei Comuni, disincentivi alle auto e limiti di velocità a 30 kmnei centri abitati, educazione e incentivi alla mobilità attiva e sostenibile, sia a scuola che nei luoghi di lavoro, una maggiore sicurezza stradale, rispetto delle regole di circolazione. “Noi dobbiamo farla per forza questa rivoluzione, non possiamo permetterci che le città rimangano dei luoghi infami, dove si muore in strada, dove i bambini e gli anziani non possono uscire in sicurezza, dove non si riesce ad avere delle relazioni normali e dove l’inquinamento produce ogni anno dei disastriper tutti noi” ha commentato dal palco Paolo Gandolfi, ex parlamentare PD che, partito il sabato prima da Milano in bicicletta, ha toccato le principali città del centro e nord Italia per incontrare gli amministratori locali e sensibilizzarli sui temi della manifestazione. Autore della legge quadro sulla mobilità ciclistica– definita dalle associazioni uno dei pochi passi avanti importanti di questi ultimi anni – Gandolfi non è stato ricandidato dal partito. Dall’altra parte, l’adesione ufficiale dei 5 Stelle alla manifestazione, lanciata sulla rete dal leader “spirituale” Beppe Grillo appena il giorno prima, è stata giudicata positivamente. Certo, ora bisognerà attendere la prova dei fatti. Perché, come ha ribadito Paolo Bellino dal palco: “Il tempo delle parole è finito”.
Che non si possa più aspettare lo dicono anche i dati e le ricerche, da cui emerge che forse, ancor prima che politico, il cambiamento dev’essere culturale: ed ecco che, secondo il report di Legambiente sulla Green mobility, l’uso dell’auto personalesarebbe addirittura in crescita con il 40% del campione che la usa tutti i giorni, così come sarebbero in aumento le emissioni di CO2nel settore dei trasporti. “Bisogna agire alla fonte e ridurre la domanda di mobilità, moderare i flussi di traffico, disincentivare l’uso dell’auto nelle aree più adatte alla mobilita attiva” scrive ancora Legambiente, tra le associazioni (insieme a Greenpeace, Enpa, Kyoto Club, A Sud e tante altre) che hanno aderito alla manifestazione. Non va meglio sul fronte della sicurezza stradale: secondo il rapporto della Commissione europea, nel 2017 in Italia si è registrato un aumento del 3% delle vittime, a quota 56 per milione di abitanti (54 nel 2016, 70 nel 2010). E il 2018 non è partito meglio. Ecco perché sabato alla Bicifestazione si è deciso di riprodurre lo stesso flash mob del 2012: tutti i partecipanti si sono sdraiati per terra accanto alle loro bicie hanno osservato un minuto di silenzio per commemorare i molti, troppi morti tra pedoni e ciclisti, sulle strade d’Italia.
“Le strade delle nostre città, delle periferie delle nostre città, sono l’unico spazio pubblico a disposizione dei cittadini” scrivono gli attivisti sul sito della manifestazione, citando i “nove anni” che gli italiani trascorrerebbero sulle strade nell’arco della loro vita. “Sono 9 anni di stress, di odio sociale, di morte, di bruttezza, di solitudine, di veleno”. Gli esempi di altre città europee, ma anche di singole buone pratiche in alcuni territori della nostra penisola, dimostrano però che un’altra città è possibile. Una città dove le gerarchie tra auto, bici e pedoni sono invertite, in cui le strade tornano ad essere luoghi di condivisione e relazione, in cui le persone, anche le più deboli, sono tutelate da regole chiare e di buonsenso e in cui si può tornare a respirare un’aria più pulita. Non si stancano di ripeterlo gli organizzatori della Bicifestazione, e l’hanno fatto fino a pomeriggio inoltrato quando, inforcate le loro bici, sono partiti tutti insieme per una grande pedalata per le vie della Capitale. Ma questo – promettono – è solo l’inizio.
Anna Toro

Laureata in filosofia e giornalista professionista dal 2008, divide attualmente le sue attività giornalistiche tra Unimondo (con cui collabora dal 2012) e la redazione di Osservatorio Iraq, dove si occupa di Afghanistan, Golfo, musica e Med Generation. In passato ha lavorato per diverse testate locali nella sua Sardegna, occupandosi di cronaca, con una pausa di un anno a Londra dove ha conseguito un diploma postlaurea, sempre in giornalismo. Nel 2010 si trasferisce definitivamente a Roma, città che adora, pur col suo caos e le sue contraddizioni. Proprio dalla Capitale trae la maggior parte degli spunti per i suoi articoli su Unimondo, principalmente su tematiche sociali, ambientali e di genere.