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Spreco alimentare: numeri che fanno riflettere
Cambiamento climatico
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Foto: Unsplash.com
Circa il 14 per cento del cibo a livello mondiale, corrispondente a 400 miliardi di dollari, viene letteralmente perso ogni anno nella filiera dal campo alla vendita.
Mentre si stima che 931 milioni di tonnellate, il 17 per cento del cibo a disposizione per i consumatori nel 2019 sia finito nelle pattumiere delle nostre case, tra gli invenduti dei rivenditori o nei cassonetti di ristoranti, mense e altri esercenti alimentari.
Per contro i dati emessi dalla Fao sono sempre più impietosi: sono 811 milioni le persone nel mondo che soffrono la fame e a questi si aggiungono 132 milioni di persone per cui avere cibo a sufficienza non è una garanzia, perché minacciate da insicurezza alimentare e malnutrizione a causa della pandemia di Covid-19.
Sono numeri su cui ci fermiamo a riflettere, in occasione della seconda Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari indetta dalla Fao il 29 settembre.
«Numeri così grandi non sono percepibili, mentre li si leggono, li si ripetono, con difficoltà riusciamo a dare una dimensione che abbia un riscontro concreto nella quotidianità» commenta Raoul Tiraboschi, vice presidente di Slow Food Italia.
Forse ci può aiutare il rapporto 2020 di Action Aid, che ha analizzato l’andamento delle attività di due tra le più importanti realtà di assistenza alimentare nel nostro Paese, Caritas e Banco Alimentare, che nel bel mezzo della pandemia di Covid-19, tra marzo e giugno del 2020, hanno registrato rispettivamente un aumento di 153 mila domande e un incremento del 40% della distribuzione di pacchi, con punte per il Sud del 70%.
Accanto a questo vi è il tema della crisi climatica per la quale, come ben sappiamo, la produzione, la distribuzione e il consumo di cibo hanno un impatto enorme. «Informare ed educare a una maggiore consapevolezza nelle scelte di acquisto dei cittadini determinerebbe cambiamenti radicali in questo senso» ricorda Tiraboschi...
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