Sopravvivere allo stress ambientale non è cosa per monogami!

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Foto: Unsplash.com

È tempo di riscrivere l’alfabeto sentimentale. Non siamo fatti per essere in coppia, non siamo fatti per tradire e neppure per essere fedeli. Semplicemente non siamo fatti una volta per sempre. L’amore costruisce il dio che ci guida, non è già pronto, non è forma in cui entrare e poi magari stare tutto il tempo a pensare come uscirne. L’amore è una dimensione intimamente locale, si svolge sempre in un luogo ed è sempre inedito ogni suo gesto.”

Quando ho deciso di scrivere questo pezzo, le parole di Franco Arminio a chiusura del suo libro di poesie L’infinito senza farci caso sono le prime che mi sono venute in mente. Di cosa volevo parlare? Di qualcosa che ha molto a che vedere con la scelta, con la resilienza, con la salvaguardia delle specie. Certo, l’avvio è un po’ romantico rispetto alle pagine della scienza ma… le connessioni della vita sul Pianeta sono spesso inaspettate.

Cominciamo dall’inizio, o meglio dallo sfondo di una ricerca di un gruppo di scienziati della UEA – University of East Anglia uscito sulla rivista «Global Change Biology» e che delinea relazioni insolite tra monogamia e sopravvivenza.

Sappiamo come molti habitat siano compromessi dalla perdita di biodiversità: le traiettorie evolutive si orientano inevitabilmente in conseguenza a questo impoverimento e il rischio di estinzione aumenta. Un aspetto inesplorato di questi rapporti di causa-effetto è la componente di selezione e conflitto sessuale e la sua incidenza sulla qualità – e sulla sopravvivenza stessa – di alcune specie che, nell’eliminazione della competizione nella scelta sessuale a favore di un’opzione monogama, si evolvono in popolazioni meno resistenti allo stress ambientale provocato dai cambiamenti climatici, dalla perdita appunto di habitat e dal crollo della popolazione. Ad esempio i Tribolio delle farine (Tribolium castaneum), proprio loro, i coleotteri di cereali e granaglie. E se la tentazione fosse quella di pensare che se sparissero sarebbe meglio, date le loro abitudini di frequentare i prodotti destinati alla nostra alimentazione e rovinarli, interrompiamo sul nascere queste considerazioni e ricordiamoci che, nella complessa architettura del nostro ecosistema, ogni vita occupa una posizione di specifica e strategica importanza in relazione alle altre. 

Il gruppo di ricerca ha studiato come questi coleotteri (evolutisi in laboratorio per 10 anni) abbiano affrontato lo stress ambientale e genetico adottando abitudini monogame per far fronte ai molteplici rischi che possono intrappolare le popolazioni all’interno di quello che viene chiamato il “vortice di estinzione”, ovvero una situazione in cui stress di diverso tipo (in particolare ambientale, demografico e genetico) bloccano le specie in un circolo in cui si accumulano pressioni che, nel tempo, costringono la popolazione alla fine.

In questo scenario gli scienziati hanno considerato in via sperimentale l’importanza della competizione e della selezione sessuale come motore che nelle dinamiche evolutive ha garantito scelta, diversificazione e resilienza delle popolazioni stesse. I risultati emersi sono interessanti: le linee di coleotteri a cui è stato permesso un modello di accoppiamento poligamo anziché monogamo – dove i maschi erano costretti a competere e le femmine potevano scegliere – sottoposte a fattori di stress come la limitazione di cibo e l’esposizione a ondate di calore hanno reagito in modo più resiliente alle avversità, diminuendo molto lentamente e sopravvivendo, alla fine dello studio, nella percentuale del 60% (dove invece i coleotteri monogami si sono completamente estinti). 

La ricerca mette in luce l’interazione tra la qualità dell’ambiente e la possibilità di selezione sessuale, che rafforza quella naturale nel mantenimento dei “buoni geni” e nella perdita dei “cattivi geni”, proteggendo le specie dall’estinzione: un risultato che apre porte inattese sui legami tra cambiamenti climatici ed ecologia dei sistemi di accoppiamento, portando in luce pressioni che, considerazioni letterarie e poetiche a parte, dovranno essere sempre più valutate nel dettaglio in una lettura a tutto tondo delle conseguenze che le nostre scelte e azioni comportano, anche per il più (apparentemente) insignificante degli insetti.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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