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Rinnovabili: un bel balzo in avanti
Cambiamento climatico
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Foto: NASA da Unsplash.com
III. Per una volta l’Italia è andata bene. Ha raggiunto l’obiettivo, anzi lo ha superato di 3 punti percentuali. Parliamo ancora di energia da fonti rinnovabili. E’ la terza tappa di questo viaggio che ci ha portato – per ora - in Spagna (I) e Francia (II). Ora parliamo di Europa Unita e degli obiettivi che Bruxelles si è data per portare la propria produzione di energia sempre più verso l’uso di risorse rinnovabili.
E’ in questo campo che l’Italia ha raggiunto l’obiettivo nazionale nel 2020, con una quota di rinnovabili del 20, 4% sulla produzione complessiva. Il target prefissato dall’Europa per l’Italia era del 17%. Rispetto al 2013 si tratta di un bel salto in avanti, se si pensa che allora la quota era del 16,7%. Roma rimane, però, sotto la media della Unione Europea, che è al 22,1%. Nella zona euro scende al 20,9%.
Come vanno gli altri Paesi europei? Mediamente tutti bene. Tutti hanno raggiunto nel 2020 gli obiettivi nazionali che erano stati concordati. Unica eccezione: la Francia. Non è riuscita a raggiungere il 23%, fermandosi al 19,1. E Parigi sembra – nonostante tutto – puntare ancora punta tutto sul nucleare, con evidenti ritardi negli investimenti sulle rinnovabili.
Ma quali sono davvero le rinnovabili? Vediamole assieme. L’elenco delle fonti è molto più lungo di quanto si possa generalmente credere e comprende l'energia eolica, l'energia solare- termica, fotovoltaica e concentrata -, l'energia idroelettrica, l'energia delle maree, l'energia geotermica, il calore ambientale catturato dalle pompe di calore, i biocarburanti e la parte rinnovabile dei rifiuti. Una gamma di possibilità infinite, su cui investire in termini di ricerca e di applicazione.
In questo campo, in Europa la prima della classe è la Svezia, che ha superato ogni altra nazione dell’Unione. Stoccolma è al 60% di consumo di energia derivato da fonti rinnovabili. La Finlandia, con il 44%, è al secondo posto. Terza è la Lettonia con il 42%. Secondo Eurostat, in fondo classifica si trovano Malta, Lussemburgo e Belgio, che hanno registrato le percentuali più basse di consumo di energia rinnovabile nel 2020: tra l'11% e il 13%.
Di fatto, la Svezia ha superato di 11 punti il proprio obiettivo nazionale, che era fissato al 49%. Il Paese ha puntato sull’energia idroelettrica e sulla bioenergia. Il risultato è stato una consistente riduzione dei gas serra, con l’obiettivo di arrivare, entro il 2045, allo zero assoluto.
Una performance analoga l’ha avuta la Croazia, che ha raggiunto il proprio target del 20%. Altra nazione virtuosa, in questo campo, è la Bulgaria, che ha superato il proprio obiettivo, fissato al 16%.
Questo il quadro e, per una volta, è un quadro giudicato interessante da esperti e ambientalisti. L’obiettivo reale dell’Unione Europea – ricordiamolo – è arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. Possibile? Forse sì. La quota delle energie rinnovabili nel consumo finale lordo di energia è appunto del al 22,1% nel 2020. Nel 2004 era appena il rispetto al 9,6%. In più, la quota di energia da fonti rinnovabili utilizzata nelle attività di trasporto nei territori dell’Unione ha raggiunto il 10,2% nel 2020.
Un bel balzo in avanti, reso possibile dalle direttive “vincolanti” di Bruxelles e dalla necessità di creare una sempre maggiore “indipendenza” energetica dell’Unione. Le rinnovabili permettono di immaginare un futuro senza gas, petrolio o nucleare.
Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009.