Raddoppiano in 15 mesi gli impegni di disinvestimento dalle fonti fossili

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Un anno fa, dopo due settimane di intensi negoziati, 195 Stati adottavano l’Accordo di Parigi, il più ambizioso accordo mai raggiunto sulla riduzione dei gas a effetto serra responsabili dei cambiamenti climatici. Per festeggiare il primo anniversario di questo storico risultato non poteva esserci migliore notizia che la pubblicazione dei nuovi dati relativi al movimento internazionale per il disinvestimento dalle fonti fossili, che evidenziano come dal settembre 2015 il valore totale degli impegni di disinvestimento siano raddoppiati: un aumento impressionante, che conferma come il movimento stia crescendo a un ritmo che non ha eguali se paragonato alle precedenti campagne per il disinvestimento.

Secondo quanto riportato dal terzo rapporto annuale a cura di Arabella Advisors, rilasciato durante la giornata di ieri dal network Divest-Invest688 istituzioni di diverso tipo e oltre 58.000 privati cittadini in 77 paesi del mondo hanno assunto impegni di disinvestimento dai combustibili fossili, per un valore totale dei capitali gestiti superiore a 5.000 miliardi di dollari.

Il report, che analizza nel dettaglio i dati e i trend relativi al movimento per il disinvestimento nell’ultimo anno, sottolinea come nel mondo finanziario stia aumentando sempre di più la consapevolezza dei rischi legati al mantenimento di investimenti nelle aziende fossili, le quali si troveranno sempre più nell’impossibilità di sfruttare le proprie riserve dati i vincoli alle emissioni via via più stringenti che si prospettano negli anni a venire. In questo senso il legame tra la forte crescita degli impegni di disinvestimento nel corso del 2016 e l’Accordo di Parigi è evidente: quest’ultimo infatti non solo ha fornito la necessaria cornice politica di riferimento per strategie di mitigazione delle emissioni a livello statale, ma ha anche e soprattutto avuto il merito di sancire chiaramente l’inizio della fine dell’era delle fossili, dando un decisivo impulso ad attori privati, organizzazioni di vario tipo e società civile per il moltiplicarsi degli sforzi verso la decarbonizzazione. Tale legame è stato evidenziato anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, che ha parlato di una transizione verso le energie pulite “inevitabile, vantaggiosa per tutti e già ben avviata”, dove “gli investitori giocano un ruolo chiave”.

Commentando i nuovi dati, May Boeve, Direttrice Esecutiva dell’ONG internazionale 350.org, ha affermato che “mentre stiamo vivendo le ultime settimane dell’anno più caldo della storia, il 2016, il successo del movimento per il disinvestimento si dimostra innegabile”. Sulla stessa linea Yossi Cadan, coordinatore delle campagne divestment a livello internazionale per la stessa ONG: “ Il disinvestimento dalle fonti fossili è diventato un movimento mainstream, che interessa capitali per oltre 5.000 miliardi di dollari, perché la società e le nostre istituzioni sono consapevoli della necessità di un rapido allontanamentoda un’economia basata sulle fonti fossili”. Nonostante questo, prosegue l’attivista, il cambiamento in atto è ancora troppo lento rispetto a quanto necessario: per questo motivo occorre continuare a tenere viva l’attenzione rispetto al tema e a fare pressione sui diversi attori economici affinchè si uniscano a quanti hanno già deciso di disinvestire.

L’appuntamento è quindi per la Global Divestment Mobilisation, che si terrà dal 5 al 13 maggio 2017 con azioni e iniziative pro-disinvestimento previste in tutto il mondo, per proseguire sulla strada oramai tracciata di un futuro libero dai combustibili fossili e dal loro impatto sul clima.

Carlo Rossella da Divestitaly.org

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