Diventare “green” - #Diventaregreen

Stampa

Facciamo due conti. Partiamo da un impianto di pannelli solari. Per una famiglia di 3-4 persone servono 3 chilowatt. Costa 6mila euro e servono 20 metri quadri di tetto libero sul tetto. 

L’auto elettrica: sempre per una famiglia media. Meno di 25mila euro sul mercato non c’è nulla e i costi per ricaricarla variano molto.

Il cibo biologico. E’ sano, ma secondo alcuni studi di associazioni di categoria, costa mediamente il 15% in più rispetto al cibo non bio.

A fonte di tutto questo, gli stipendi degli italiani sono praticamente immobili da anni. In media, un lavoratore dipendente guadagna 2.102 euro lordi al mese. In Germania, per dire, lo stesso lavoratore arriverebbe a 2.891euro, in Francia a 2.369.

Il rapporto fra questi dati mette in luce un’evidenza: la transizione ecologica individuale, diventare “green” è un lusso che pochi si possono permettere. Vivere “ecologico”, al di là degli slogan e delle buone intenzioni, è cosa consentita a pochi e ricchi italiani. Quante famiglie, con stipendi medi e vita medie, possono davvero permettersi di “mangiare a chilometro zero” o di ristrutturare la casa per conquistare l’efficienza energetica?

Su questa contraddizione – che è contraddizione reale, non teorica – corriamo due rischi. Il primo è di far naufragare ogni tentativo di trasformazione del Paese e del sistema Europa, allontanando l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co2 nell’atmosfera entro il 2050 e di fermare il catastrofico aumento delle temperature medie annuali. Insomma, rischiamo di correre verso la catastrofe. 

Il secondo è che, nel tentativo di rendere il nostro Mondo più “ecologico”, aumentiamo le differenze e le disuguaglianze, facendolo diventare il Mondo un posto più pulito, ma immensamente più ingiusto. Diceva Chico “Mendez” – attivista e sindacalista ambientale assassinato per le sue lotte – che l’ecologia senza lotta di classe diventa giardinaggio. E’ vero. Non possiamo pensare ad un Pianeta più pulito, se non eliminiamo tutte le cause d’inquinamento. E queste cause non sono legate solo al “macro”, cioè all’attività delle industrie, alla produzione di energia, al traffico. No, sono legate in gran parte ai comportamenti che noi cittadini, ognuno di noi, possono permettersi di mettere in campo. Questo significa essere in grado di fare scelte coerenti nella mobilità, nel riscaldarsi, nel mangiare, nell’acquistare oggetti, utensili, strumenti.

Secondo Deloitte, agenzia internazionale di revisione e consulenza economica, il tracollo dovuto al cambiamento climatico si può calcolare in una perdita di 178mila miliardi di dollari da qui al 2070. Per evitarlo, tutti gli attori – pubblici e privati, aziende e individui – devono essere messi nelle condizioni di cambiare.

E’ una questione di scelte, quindi e la principale dovrebbe essere evitare quanto sta accadendo, cioè che la transizione ecologica – se davvero messa in campo – ricrei una società spaccata, elitaria ed esclusiva, con i ricchi “belli ed ecologisti” e i meno ricchi “brutti, sporchi e inquinanti”. Come Unimondo, nelle prossime settimane entreremo nelle contraddizioni del nostro dovere e volere diventare più “green”. Vi racconteremo di sistemi possibili, di costo di impianti, di come ci si può organizzare per creare una casa autosufficiente e di quanto questo realmente costi. Cercheremo soluzioni e idee. Insomma, vi informeremo e accetteremo i vostri suggerimenti. Faremo una lunga campagna assieme a voi. Perché anche in questo passaggio necessario e fondamentale, in questa transizione che il Pianeta ci chiede per continuare a farci vivere, avere una buona informazione sarà fondamentale per restare liberi. 

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

Ultime su questo tema

Clima e climatizzatori!

18 Agosto 2025
I condizionatori d’aria mitigano la crisi climatica che contribuiscono ad aggravare? (Alessandro Graziadei)

Cosa dobbiamo raccontare ancora, di questo diabolico Risiko? Il punto

25 Luglio 2025
Si parte confine fra Thailandia e Cambogia, con una nuova guerra che pare prendere forma da vecchie dispute. (Raffaele Crocco)

Zuppa mediterranea

23 Luglio 2025
ll Mar Mediterraneo, uno dei principali hotspot climatici a livello globale, continua a scaldarsi. (Alessandro Graziadei)

Accompagnare il declino?

15 Luglio 2025
Le Terre Alte hanno veramente intrapreso un percorso di spopolamento irreversibile? (Alessandro Graziadei)

Oltre 295 milioni di persone nel mondo hanno sofferto di fame acuta nel 2024

08 Luglio 2025
Insicurezza alimentare e malnutrizione sono in aumento, colpiti 38 milioni di bambini sotto i cinque anni. Il numero di quanti soffrono di fame catastrofica è più che raddoppiato, raggiungendo 1,9...

Video

Roghi in California: la solidarietà dei giovani greci di Mati