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Deforestazione: il mondo perde l’equivalente di 50 campi di calcio al minuto
Cambiamento climatico
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Ogni minuto spariscono 50 campi da calcio. Non si tratta di un problema del satellite o di uno sciopero del personale di Sky. Parliamo questa volta di deforestazione. Perché non basterebbe la superficie di tutti i campi della Lega Calcio di serie A e di serie B per dare la giusta sproporzione di quanta foresta il mondo si stia “giocando” ogni minuto. Un nuovo studio sulla deforestazione pubblicato su Science dal titolo High-Resolution Global Maps of 21st-Century Forest Cover Change rivela, infatti, che il pianeta ha perso dal suo bilancio forestale l’equivalente di 68.000 campi da calcio ogni giorno nel corso degli ultimi 13 anni. In soli dieci anni si sono perduti 2,3 milioni di chilometri quadrati di foreste e le nuove foreste occupano solo 800.000 metri quadrati, con un bilancio negativo di 1,5 milioni chilometri quadrati.
Questa volta non si tratta di dati estrapolati da proiezioni matematiche dall’incerto margine di errore. Ad indicarlo è la prima mappa ad alta risoluzione del cambiamento globale delle foreste ottenuta con l’aiuto dei satelliti grazie ad una ricerca coordinata dall’università del Maryland e condotta in collaborazione con il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs) e la società Google. “Questa è la prima mappa dei cambiamenti globali delle foreste, coerente e pertinente anche a livello locale”, ha spiegato Matthew Hansen, dell’Università del Maryland e principale autore della ricerca assieme a Rebecca Moore, che ha evidenziato come “per la creazione di questa banca dati delle foreste perdute, che sarà aggiornata annualmente, sono state utilizzate più di 650.000 immagini riprese dal satellite Landsat 7 tra il 1999 ed il 2012”. “Le perdite o gli utili della copertura forestale sono importanti per l’ecosistema - ha ricordato Hansen - perché hanno conseguenze notevoli che vanno dalla regolazione del clima alla biodiversità, dallo stoccaggio del carbonio alle risorse idriche” fino all’importante contenimento dell’erosione del suolo che può probabilmente contribuire a contenere il numero di catastrofi legate alle alluvioni, che ogni anno nel mondo fanno centinaia di vittime (non solo nelle Filippine, anche in Italia).
Oggi “Più di un miliardo di poveri dipendono dalle foreste per il loro sostentamento - ha precisato la Moore - mentre noi tutti dipendiamo da questi ecosistemi in quanto sono centrali nei sistemi globali dell’acqua, del carbonio e del clima. Perdere 2,3 milioni di chilometri quadrati di foresta in soli 13 anni, come mostra la nostra nuova ricerca, è quindi motivo di grande preoccupazione”. Fornendo una misurazione coerente a livello globale dei modelli di perdita e di incremento della foresta, il nuovo studio evidenzia i Paesi e le regioni che meritano più attenzione. La Malaysia per esempio tra il 2000 e il 2012 ha visto una perdita di foresta annua dell’1,6% mentre il Borneo (in particolare negli Stati di Sabah e Sarawak) sta subendo una rapida deforestazione a causa dell’espansione delle sue industrie dell’olio di palma e della silvicoltura. L' Indonesia mostra un costante aumento dei tassi di deforestazione anche a causa della totale assenza di incentivi finanziari per promuovere la salvaguardia della foresta. Qualche progresso è stato compiuto con la recente moratoria che ha bloccato le nuove concessioni forestali, ma l’applicazione lascia molto a desiderare, tanto che per il World Resorces Institute (Wri): “È troppo presto per dire se la moratoria ha effettivamente ridotto la perdita di foresta in Indonesia e potrebbe in ogni caso essere fatto molto di più per frenare la perdita delle foreste”. In Africa l’attenzione sulle foreste interessa soprattutto il bacino del Congo, in particolare la Repubblica Democratica del Congo, ma anche in Costa d’Avorio e in altre parti dell’Africa occidentale la dinamica di perdita della copertura forestale è drammatica ed è sempre più legata al boom del cacao e delle materie prime agricole, mentre nella piccola Liberia, invece, si sta assistendo ad una rapida deforestazione per far spazio alle piantagioni di palma da olio. Cambiando continente sono le foreste tropicali secche di Argentina, Paraguay e Bolivia quelle che per lo studio di Science stanno subendo i più alti tassi di perdita forestale dell’America Latina. Anche qui il fenomeno è collegato all’espansione dell’agroindustria che rifornisce i mercati globali e cerca di rispondere alla crescita della domanda globale di materie prime come soia, carne bovina olio di palma, pasta di legno e biocombustibili. Per questo a detta dello studio “le nuove iniziative volte a ridurre la perdita di foresta collegata a questi prodotti, come ad esempio Tropical Forests Alliance 2020 e gli sforzi delle tavole rotonde sulle commodity, dovrebbero essere maggiormente sostenuti”.
Ma tra le pagine del Global Maps c’è anche una buona notizia. I nuovi dati satellitari mostrano che per esempio il Brasile, pur soffrendo ancora per tassi molto alti di deforestazione, ha all’incirca dimezzato i tassi annui di perdita della foresta grazie ai seri sforzi per allineare gli incentivi finanziari ad una migliore gestione delle foreste. Il Paese inoltre ha sistematicamente riconosciuto i diritti consuetudinari alla terra e le rivendicazioni delle popolazioni indigene alla foresta e ora, anche se non son pochi i conflitti e le rivendicazioni delle popolazioni autoctone, “sono drasticamente calati i tassi di declino della perdita di foresta dove alle comunità locali ed alle popolazioni tradizionali è stato attribuito il potere di gestire le risorse naturali”. Se questi buoni risultati non saranno messi in pericolo dall’approvazione del nuovo Codice forestale del Brasile che ha subito portato ad un piccolo ma significativo aumento della perdita di foreste del Paese, in molti potrebbero e dovrebbero imparare dall’esperienza brasiliana e riaccendere la speranza di salvare il nostro polmone verde.
Per questo secondo Nigel Sizer, direttore della Global Forest Watch Initiative del (Wri), “Anche se alcune di queste informazioni sono angoscianti, la pubblicazione di questa nuova ricerca è uno sviluppo decisamente positivo nella disponibilità di dati per supportare una migliore gestione e una politica forestale” perché “Fino ad ora non vi era stato alcun modo di ottenere dati accurati, basati su immagini satellitari e prontamente disponibili sia a livello locale che su scala globale”. Ora grazie alla mappa, se ce ne sarà la volontà, si potrà migliorare la capacità di comprendere i cambiamenti delle foreste, sia quelli indotti dall’uomo, che quelli naturali, e si potranno studiare con dati più precisi anche le implicazioni globali che queste mutazioni avranno sui sistemi sociali, ambientali ed economici. La sfida per la tutela di questo patrimonio è ancora aperta e ci riguarda da vicino, visto che non può essere risolta se non attraverso azioni complete che prendano in considerazione la struttura del commercio internazionale senza però tralasciare la dimensione locale e particolare delle singole foreste.
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