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Parlamento europeo: nuove norme sugli OGM
Biotecnologie
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Il parlamento europeo ha fissato i limiti per il consumo di cibo geneticamente modificato e imposto un rigido sistema di etichettatura. Greenpeace apprezza ma chiede ulteriori passi avanti nella disciplina sugli OGM.
Il consumatore sarà in grado di decidere se acquistare o meno prodotti transgenici. Il parlamento di Strasburgo ha infatti approvato la nuova normativa sugli OGM che rende obbligatorio un sistema di etichettatura per tutti i prodotti che contengono una quantità di materiale geneticamente modificato superiore allo 0,9%. Gli OGM dovranno essere identificati sull'etichetta con un codice che permetta di identificare con precisione quale modificazione genetica è stata apportata.
L'associazione ambientalista Greenpeace apprezza il gesto sostenendo che esso "costituisce un primo esempio di resistenza dell'Unione Europea nei confronti dell'intensa campagna globale del governo USA e dell'Industria biotech per minare e abolire le restrizione verso gli OGM". Insiste però Greenpeace sostenendo la necessità di andare avanti lungo in particolare introducendo l'obbligo di etichettatura dei prodotti derivanti da animali nutriti con OGM e risolvendo la questione sulla cosiddetta "coesistenza". La nuova legislazione pur prevedendo la facoltà per gli stati membri di imporre misure restrittive per assicurare che l'agricoltura convenzionale e biologica non venga contaminata dagli OGM non impone infatti nessun obbligo specifico.
Quindi Greenpeace argomenta che se non si previene la contaminazione genetica adottando una legislazione vincolante "il nuovo sistema di etichettatura rischierebbe di diventare inutile nel giro di pochi anni" perché gli stessi agricoltori europei non sarebbero in grado di farvi fronte.
L'attenzione si rivolge ora verso gli USA che potrebbero estendere il loro ricorso al WTO contro la moratoria europea sugli OGM alle nuove norme europee appena approvate in materia, sempre utilizzando lo strumento del presunto "protezionismo" commerciale europeo.
Fonti: Greenpeace, La Nuova Ecologia;