Ogm: le associazioni rispondono al Vaticano

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Sono state numerose nelle settimane scorse le prese di posizione in merito alla notizia che il Vaticano sarebbe pronto ad emanare un documento a favore degli Ogm. "Non ci deve essere chiusura per l'intervento dell'uomo sulle piante e sugli animali" - aveva dichiarato mons. Elio Sgreccia, direttore del Centro di bioetica dell'Università Cattolica - "a patto che vi sia verifica del rischio e ci si attenga al principio di precauzione".

Critico, invece, l'intervento di p. Giulio Albanese, Comboniano, direttore dell'agenzia Misna. "I rischi per la salute sono davvero a 360 gradi: dalla trasmissione della resistenza agli antibiotici all'aumento delle allergie, dal maggiore uso nell'ambiente di prodotti cancerogeni al rischio di fenomeni tossici" - afferma sfatando poi una delle argomentazioni pro Ogm, e cioé quella che questi ultimi risolverebbero il problema della fame nel mondo: "Il problema non è la mancanza di cibo, bensì la sua iniqua distribuzione". Su posizioni simili ad Albanese sono intervenuti anche don Albino Bizzotto (Beati i costruttori di pace), Lidia Menapace e Francesco Iannuzzelli (Peacelink) che, sulla questione Ogm, hanno inviato una lettera aperta a mons. Martino.

Significativo al riguardo il recente intervento di p. Peter Henriot, Gesuita, che denuncia le pressioni dell'amministrazione Usa sul governo dello Zambia, sul Vaticano e sui Gesuiti per far desistere il governo di Lusaka dalle politiche anti-ogm.

L'Associazione AltrAgricoltura Nord Est intanto denuncia che l'azienda produttrice di sementi Pioneer starebbe tentando di introdurre occultamente sementi geneticamente modificate in Italia attraverso le cosiddette "contaminazioni accidentali". AltrAgricoltura, nella scorsa campagna di semina, ha per questo escluso proprio la Pioneer dalle semine degli oltre 10.500 ettari Free Ogm che ha certificato. AltrAgricoltura invita per questi motivi gli agricoltori ad acquistare sementi provenienti da aziende locali che siano disposte a garantire la tolleranza zero sulla presenza di Ogm. Ed i colleghi della Federazione tedesca del biologico lanciano una proposta: "perché non fare in modo che tutti i costi legati alla tracciabilità dei prodotti Ogm siano coperti dalle stesse aziende produttrici?".

Fonti: Adista, AltrAgricoltura, Boelw.

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