Una carbon tax per tagliare le tasse sui redditi più bassi

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Non è possibile progredire con successo verso un modello di sviluppo più sostenibile senza che la transizione ecologica si affianchi a misure di stampo sociale, necessarie per sanare la piaga delle crescenti disuguaglianze economiche che avvelenano le nostre comunità: la rivolta dei gilet gialli francesi, innescata da un annunciato – ma ambientalmente giusto – aumento del costo dei carburanti, ne è solo l’ultima testimonianza. Per questo è particolarmente significativo che il comitato “StopGlobalWarming.EU” abbia appena lanciato un’iniziativa dei cittadini europei incrociando la missione sociale con quella ambientale.

Presieduto dall’economista Alberto Majocchi, il comitato ha appena pubblicato il testo definitivo dell’iniziativa – uno strumento di democrazia partecipativa che consente ai cittadini di proporre modifiche legislative concrete alla Commissione Ue, raccogliendo almeno 1 milione di firme in 7 Paesi Ue – proponendo di fissare in Europa una carbon tax da «un prezzo minimo sulle emissioni di CO2, a partire da 40€ per tonnellata di CO2 a partire dal 2020, per arrivare a 100€ entro il 2030». Il gettito di questa carbon tax andrebbe a finanziare «politiche europee per il risparmio energetico e per l’uso di fonti rinnovabili e permetteranno di ridurre la tassazione dei redditi più bassi».

La prima versione dell’iniziativa, sotto forma di petizione, era stata già sottoscritta da Elena Grandi, Matteo Badiali, Angelo Bonelli, Luana Zanella e Marco Affronte (Verdi), Silvja Manzi (Radicali italiani), Rossella Muroni (deputata), Beatrice Brignone e Annalisa Corrado (Possibile), Marco Furfaro (Futura), Carmine Maturo (Green Italia). Adesso Marco Cappato (candidato alla Segreteria di Più Europa), Monica Frassoni (co-Presidente dei Verdi Europei), Federico Pizzarotti (Presidente di Italia in Comune), Andrea Venzon (Presidente di Volt) rilanciano: «Gli scienziati delle Nazioni Unite hanno spiegato che la qualità della vita, della salute e il benessere dei cittadini sono in grave pericolo a causa del riscaldamento globale e che ormai restano pochi anni per intervenire».

«Abbiamo preso questa iniziativa – partendo dall’Italia, ma utilizzando uno strumento di partecipazione civica europea – perché sarebbe inutile un’azione soltanto nazionale. In Europa contiamo inizialmente sul sostegno dei Verdi Europei, ma contiamo di coinvolgere anche altre famiglie politiche. Per quanto riguarda l’Italia, auspichiamo che la mobilitazione delle prossime settimane possa anche determinare l’aggregazione di personalità, partiti e movimenti che mettano al centro la questione ecologica e il ruolo fondamentale della Ue già in occasione delle prossime elezioni europee».

Da Greenreport.it

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