Tubercolosi: regresso troppo lento, è un "fallimento politico" - denuncia Msf

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"Quella della tubercolosi è la storia di un fallimento scientifico, ma soprattutto politico". Lo afferma un comunicato di Medici Senza Frontiere (MSF) in occasione dell'odierna Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi. "Nel 1993, l’OMS ha dichiarato la tubercolosi un’emergenza globale e nonostante ciò, la risposta iniziale a questo annuncio è stata lenta ed inadeguata" - sostiene Msf che riporta le cifre della malattia.

La tubercolosi (vedi scheda di Unimondo) colpisce circa 9 milioni di persone e ne uccide un milione e seicentomila ogni anno - riporta Msf. Circa due miliardi di individui, un terzo della popolazione mondiale, risultano infetti dal micobatterio tubercolare e di questi uno su dieci si ammalerà di tubercolosi nel corso della propria vita. Il 95% dei casi ed il 98% dei decessi riguarda i paesi a risorse limitate, l’Africa al primo posto. La tubercolosi non solo si è ripresentata ma lo ha fatto lanciandoci sfide nuove. Come quella della coinfezione con HIV: l’infezione tubercolare e quella da HIV determinano epidemie parallele, in cui l’una favorisce il propagarsi dell’altra; un individuo HIV positivo ha un rischio 100 volte superiore di ammalarsi di tubercolosi ed, in più, la terapia antiretrovirale interagisce con quella antitubercolare rendendola meno efficace e con maggiori effetti collaterali.

Per questo Medici Senza Frontiere lancia oggi la campagna "Tubercolosi: i nuovi volti di una vecchia malattia" dedicata alla sensibilizzazione dei governi per il finanziamento della ricerca e sviluppo di nuovi mezzi diagnostici, che siano semplici, affidabili e adatti ai contesti a basse risorse tecnologiche, in grado di diagnosticare tutte le forme di tubercolosi, e di farmaci nuovi, efficaci contro la tubercolosi multifarmacoresistente, e che non interagiscano con i farmaci antiretrovirali.

Anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nel suo messaggio per la giornata pur affermando che "stiamo assistendo ai primi risultati dell'azione globale per fermare la tubercolosi" sottolinea che "l'epidemia continua ad essere in regresso", ma "ad un ritmo ancora troppo lento: la tubercolosi toglie ancora una vita ogni 20 secondi". "Soltanto una decisa accelerazione dell'azione di contenimento e lotta al male potrà arrestare la diffusione del contagio" - afferma Ban Ki-moon che chiede di "raddoppiare i nostri sforzi per combattere le forme di tubercolosi avverse ai trattamenti multi-farmacologici (MDR-TB) e quelle estensivamente resistenti a singoli farmaci (XDR-TB). Al tempo stesso bisogna continuare a combattere l'epidemia congiunta TBC-HIV" che - come riporta l'OMS - è assai più mortale di quanto finora calcolato.

"In questo momento di crisi economica - evidenzia il Segretario generale dell'Onu - è indispensabile proteggere gli investimenti nella salute pubblica, specialmente per salvaguardare i più vulnerabili". "La cooperazione globale nella lotta contro la tubercolosi e il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, devono essere i nostri compiti essenziali. Guardando al futuro, dobbiamo sviluppare ed ampliare le nostre forme di cooperazione per garantire quelle soluzioni che oggi sappiamo funzionare. Ugualmente dobbiamo innovare per poter prevenire la malattia, salvare vite e dare alle comunità una prospettiva di sviluppo" - conclude Ban Ki-moon.

Intanto dopo la morte per collasso polmonare di Joy Johnson, la 25enne nigeriana stroncata due settimane fa da una forma acuta della malattia, e la positività al test di una interprete della Questura di Bari entrata in contatto con la ragazza lo scorso novembre, il prefetto di Bari, Carlo Schiraldi, pur escludendo ogni rischio di epidemia ha chiesto di effettuare uno screening di massa sugli 870 immigrati e 180 dipendenti del Centro accoglienza richiedenti asilo di Palese da cui era passata Joy Johnson. Dai primi dati scrutinati il 50% degli esaminati positivo al test.

Alla domanda se Joy Johnson possa essere considerata la prima vittima del Disegno di legge sulla sicurezza che - se approvato - permetterebbe ai medici di denunciare gli immigrati non in possesso di permesso di soggiorno, l'assessore all'Accoglienza del Comune di Bari, Pasquale Martino ha risposto: "Se è vero che la ragazza si è sottratta al trattamento sanitario per paura di essere denunciata, allora sì, è indubbiamente così. In questo caso ci sarebbe da fare una seria riflessione. Perchè non è possibile che una situazione di questo tipo metta a rischio la salute e la vita non solo della persona, ma anche di tutti coloro che la circondano". Anche in una scuola di Napoli sono stati effettuati test antitubercolari dopo che ad un'alunna, una bimba di etnia rom, è stato diagnosticato un principio di tubercolosi.

Numerose associazioni di medici e della società civile con diverse manifestazioni hanno chiesto al Parlamento di non approvare la norma che permetterebbe ai medici di denunciare gli immigrati "irregolari" sottolineando appunto che tale disposizione di fatto diffonderebbe "paura e diffidenza" negli immigrati verso il Servizio sanitario e - oltre a determinare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri - potrebbe avere serie ripercussioni anche sulla salute collettiva come il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili. [GB]

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