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G8-Diaz: Manganelli inaugura la 'sceneggiata' della 'correttezza istituzionale'
Giustizia e criminalità
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Si susseguono i commenti alla sentenza sulla sanguinosa irruzione della Polizia alla Diaz dopo il G8 di Genova 2001. "Lo stato ha perso anche l'ultima occasione per tutelare la credibilità della polizia e la dignità delle istituzioni, perdute nella strade, nelle scuole e nelle caserme di Genova nel luglio 2001: la sentenza al processo Diaz dimostra che siamo di fronte a una gravissima emergenza democratica" - commenta il comunicato del 'Comitato verità e giustizia per Genova' che sabato scorso ha tenuto nella città ligure una conferenza sui fatti del G8 2001. "Le 13 condanne confermano ciò che non si poteva negare: la 'macelleria messicana', gli arresti arbitrari eseguiti sulla base di prove false. Il 21 luglio 2001 la Costituzione fu sospesa, i diritti umani e le libertà civili calpestati" - aggiunge il Comitato.
"La mancata risposta dello stato a questa gravissima lesione - aggiunge la nota del 'Comitato verità e giustizia per Genova' - ha reso più allarmante il quadro: nessuno ha ripudiato quell'operazione indegna né chiesto scusa ai cittadini umiliati; si è negata l'istituzione di una commissione d'inchiesta; l'azione della magistratura è stata ostacolata; gli alti dirigenti imputati, che andavano sospesi, sono stati addirittura promossi; gli stessi dirigenti hanno rifiutato di presentarsi al processo, esercitando un loro diritto di imputati, incompatibile però sul piano etico e professionale con le responsabilità di così alti funzionari dello stato, che dovrebbero sempre rendere conto del proprio operato e collaborare con la magistratura".
"C'è un segnale inquietante che esce dalle aule di giustizia di Genova: che il più alto in grado non è responsabile di quello che il suo sottoposto combina" - aggiunge una nota della redazione di 'Altreconomia'. "Rimangono i verbali falsificati, gli arresti ingiustificati, le molotov introdotte illegalmente nella scuola per giustificare l'assalto, la loro sparizione dall'ufficio della Questura di Genova dove erano in custodia come corpo del reato, a fare da sfondo ad un'ulteriore brutta pagina della democrazia italiana" - aggiunge. "Noi c'eravamo e per questo auspichiamo un sussulto democratico. Una reazione pubblica, pacifica e nonviolenta per dimostrare che in questo paese esiste ancora un tessuto democratico e che la convivenza civile si deve basare sul principio di responsabilità, sul riconoscimento dei diritti di tutti e su una giustizia che sappia tutelare le vittime e applicare il principio che la legge è uguale per tutti" - conclude la nota della redazione di 'Altreconomia'.
Anche Amnesty International ha preso posizione sulla sentenza circa le violenze della Polizia alla Diaz. "Analogamente alla sentenza di primo grado sui fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto, quella emessa ieri sulle violenze nella scuola Diaz conferma che qualcosa di grave accadde a Genova nel luglio di sette anni fa" - evidenzia Amnesty. "Tredici funzionari dello Stato sono stati condannati per le brutalità commesse nei confronti di decine di persone inermi. La sentenza di ieri - aggiunge Amnesty - afferma che, la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, un gruppo di agenti di polizia e un loro dirigente si sono resi responsabili di violenze brutali e gratuite all'interno della scuola Diaz. Amnesty International chiede ai vertici di polizia come intendano commentare questa parte della sentenza". L'associazione si chiede inoltre "se una sentenza diversa, nella quale fossero state accertate ulteriori responsabilità penali nella catena di comando, avrebbe potuto essere favorita da un diverso comportamento delle autorità italiane che mai, in questi sette anni, hanno voluto contribuire alla ricerca della verità e della giustizia". "In questi anni non abbiamo sentito una parola forte di condanna per il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine nel luglio 2001, non c'è stata una commissione d'inchiesta, non si è risolto il problema dell'identificazione dei funzionari delle forze dell'ordine, non sono stati istituiti organi di monitoraggio indipendenti né meccanismi correttivi interni".
Nei giorni scorsi, cercando di rispondere alle pressioni della stampa delle associazioni circa le responsabilità dei vertici della Polizia nella sanguinosa irruzione alla Diaz, l'attuale capo della Polizia Antonio Manganelli con una lettera a 'Repubblica' ha manifestato l'intenzione di fornire le "spiegazioni su quel che realmente accadde a Genova" "nelle sedi istituzionali e costituzionali".
Il leader del Partito Democratico,Walter Veltroni chiede di 'accertare la verità dei fatti' attraverso una commissione d'inchiesta ma, la strada per un'indagine parlamentare, stando ai numeri, appare tuttora impossibile.
Ma soprattutto, come nota Lorenzo Guadagnucci - il giornalista di 'Altreconomia' tra le vittime della Diaz - siamo di fronte a "una grande sceneggiata" "ai confini dell'indecenza". "Manganelli, il suo predecessore De Gennaro, per non parlare degli altissimi dirigenti imputati al processo Diaz, hanno avuto sette anni per dare le dovute spiegazioni al paese e ai giudici, ma si sono guardati bene dal farlo" - sottolinea Guadagnucci. "Ora - appena incassate le assoluzioni - il capo della Polizia pretenderebbe di presentarsi all'opinione pubblica come campione della correttezza istituzionale".
"La Polizia - aggiunge Guadagnucci a 'La Repubblica' - come denunciato dai pubblici ministeri in aula, ha ostacolato l'inchiesta e il processo. Ben 27 funzionari su 29 si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Un loro diritto, certo. Ma funzionari e dirigenti fedeli alla Costituzione non dovrebbero evitare di ripararsi dietro questa formula come farebbero imputati comuni per reati comuni?". "E' veramente una beffa ed è triste, per non dire di peggio, che il capo dell'opposizione accetti questa sceneggiata e partecipi a questa derisione delle vittime/testimoni dei fatti di Genova" - conclude Guadagnucci. [GB]
Per approfondire: 'G8: il monopolio della forza' - di Valerio Onida (Presidente emerito della Corte Costituzionale)