Il Qatargate e l’obbligo di fare chiarezza

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Parlamento europeo - Foto: Frederic Köberl da Unsplash.com

ll “Qatargate”  rischia di trascinare nel fango il lavoro di molte Organizzazioni non governative, anche grazie all’opera di diversi media che vogliono scambiare un grave episodio di malaffare per una vocazione “criminale” del mondo delle Ong. In questa riflessione, tratta dal suo blog, Nino Sergi, Presidente emerito di Intersos lancia una proposta in nome della chiarezza, della trasparenza e di una tradizione che vanta ormai oltre cinquant’anni di lavoro sul campo. 

È giunto forse il momento che le ONG, organizzazioni non governative (o le OSC, organizzazioni della società civile) attive nella cooperazione internazionale per lo sviluppo e l’aiuto umanitario adottino una denominazione più completa, precisa e identificativa. Identificarsi in modo chiaro servirà infatti a contenere la grande confusione e lo sconfinato uso improprio di un acronimo, ONG, che esprime una storia di valori, generosità, impegno, dedizione, passione, realizzazioni ma che è divenuto talmente ambiguo e equivoco da non riuscire più a rappresentarla.

ONG. C’è una grande confusione nei media e nel linguaggio politico e c’è un utilizzo strumentale di questa sigla, che viene usata facendo di ogni erba un fascio e attaccando indiscriminatamente, come succede in particolare in Italia, il mondo del “non governativo”, espressione complessa dell’ampia e articolata società civile organizzata. Nei decenni le ONG hanno certamente rappresentato il meglio della solidarietà, della partecipazione, dell’iniziativa e dell’attivo impegno civile, sociale, culturale, educativo in Italia e nel mondo, affermando e promuovendo la dignità di ogni essere umano e il valore della comunità.

In Italia la sigla ONG ha identificato per ben più di cinquant’anni le organizzazioni dedite alla cooperazione e alla solidarietà internazionale, quelle che anche le istituzioni nazionali e territoriali, pubbliche e private, hanno sempre riconosciuto come tali, come d’altronde hanno fatto i media. Più recentemente queste ONG hanno richiesto di essere denominate OSC, organizzazioni della società civile, traducendo in positività quanto espresso nelle parole “non governative”. Più recentemente, però, molto è cambiato ed è forse giunto il momento che le ONG e OSC attive nella cooperazione internazionale per lo sviluppo e l’aiuto umanitario completino la denominazione rendendola più precisa e identificativa. Identificarsi in modo chiaro servirà infatti a contenere la grande confusione e l’uso improprio e strumentale, spesso dispregiativo, di una sigla che esprime e rappresenta una storia di valori, generosità, impegno, dedizione, passione, realizzazioni, ma che è divenuta talmente vaga da non riuscire più a rappresentarla.

Personalmente ho difeso a lungo la denominazione storica di ONG proprio perché contiene il prezioso e pluridecennale bagaglio valoriale carico di esperienze, incontri di pace, sostegno alle lotte di liberazione, progetti con persone, comunità e organizzazioni di continenti lontani a fianco dei più poveri o oppressi da dittature, sete di giustizia e uguaglianza, con persone che sono cresciute professionalmente e che hanno impegnato la loro vita a questo fine, talvolta perdendola ‘sul campo’. Così come lo sarà in tutto il mondo, penso che l’acronimo ONG continuerà ad essere usato anche in Italia, insieme al più recente OSC, e che continuerà ad esserci anche chi lo utilizzerà in modo improprio e strumentale, perfino per ‘attaccare facile’, nel mucchio, confondendo tutti e tutto sotto l’indefinita sigla ONG e volutamente ignorando risultati e professionalità, pratiche consolidate di verifiche e controlli, rispetto delle istituzioni e proficue sinergie con loro...

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