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WSIS, vogliono regole per Internet
Corruzione e denuncia
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Il Summit sulla società dell'informazione è organizzato dalla International Telecommunication Union (ITU) con i buoni auspici delle Nazioni Unite. Ma la carne è così succosa che il World Summit on the Information Society (WSIS) difficilmente riuscirà a cuocerla con la giusta maestria. Il rischio che si vada incontro ad errori clamorosi c'è tutto, così come è possibile che questo grande dibattito mondiale si esaurisca in un nulla di fatto.
La bozza di Dichiarazione di principi con cui si apre il Summit di Ginevra è un esempio formidabile delle intenzioni e delle contraddizioni che lo animano. Al primo punto si afferma che il WSIS intende lavorare "per costruire una Società dell'Informazione focalizzata sull'individuo, che accolga le persone e ne permetta lo sviluppo, dove ognuno possa creare, accedere, utilizzare e condividere informazioni e conoscenza". Se letta con voce stentorea questa è una dichiarazione destinata a far venire la pelle d'oca agli uomini di buona volontà. Non è un caso che proprio ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan abbia dichiarato che questo Summit deve essere l'occasione per "ribadire le libertà dell'individuo all'informazione".
Ma problemi emergono già al secondo punto della Dichiarazione, laddove si afferma che la Società dell'Informazione è necessaria per "sradicare la povertà estrema e la fame, raggiungere l'obiettivo di una scolarizzazione di base universale, promuovere l'eguaglianza tra le razze e la parità tra uomini e donne, ridurre la mortalità infantile, migliorare la condizione delle madri, combattere l'AIDS, la malaria e le altre patologie, assicurare la sostenibilità ambientale". Principi, appunto, che si snodano per più di 60 paragrafi di cui si compone la Dichiarazione. Un documento di partenza, dunque, che secondo numerosi osservatori affoga il desiderio di una rete libera e fonte di sviluppo nella speranza che possa diventare una novella salvatrice del Mondo.
Della carne al fuoco, però, nel migliore dei casi, tolti i grassi, rimarrà ben poco, forse quelle poche regole inseguite da tanti, quelle della cosiddetta Internet Governance e relative, in particolare, alla gestione dello sviluppo delle infrastrutture di rete, a cominciare dal sistema dei domini per finire con gli standard tecnologici. Regole che saranno discusse tra questo primo appuntamento di Ginevra e la seconda sessione del Summit, prevista per il 16 novembre 2005 in Tunisia.
Non è dunque un caso che a volere questo Summit, e ad averci lavorato assiduamente negli ultimi anni, siano stati quelli della ITU. Una organizzazione a cui aderiscono, certo, numerosi paesi, ma della quale sono membre anche e soprattutto alcune delle più importanti multinazionali della tecnologia: da Marconi a Lucent, da Microsoft a IBM, da Siemens a Philips a Vodafone. Sono moltissimi i nomi stranoti che ne fanno parte. E ITU, per dirne una, è parte in causa diretta nel WSIS, viste le proposte che si sono moltiplicate per affidarle la gestione delle regole dei domini e la supervisione sull'infrastruttura di rete, funzioni che oggi sono affidate all'ICANN. E quei nomi appaiono anche tra i business member del WSIS assieme a soggetti la cui vocazione per la Società dell'Informazione è passata finora inosservata, aziende come McDonald's o Exxon Mobil o, ancora, The Coca Cola Company.
In questa prima fase, dunque, il WSIS cercherà di definire il piano di lavoro, Plan of Action, sul quale far lavorare un apposito Working Group che dovrà essere formato per realizzare una serie di proposte per le regole della rete. Proposte che poi verranno presentate e discusse a Tunisi nella seconda fase del Summit. Cosa aspettarsi da tutto questo? Difficile essere ottimisti, come il ministro italiano all'Innovazione Lucio Stanca, secondo cui il Summit rappresenta una "grande occasione" sebbene occorra vigilare perché "la rete rimanga libera". Dichiarazioni che si scontrano con i presupposti di un Summit dal quale sono stati esclusi gli scomodi membri di Reporters sans frontieres e che vede posizioni di grande centralità affidate a paesi che da sempre reprimono la libera circolazione delle idee e delle informazioni, come Iran e Cina. O del ruolo che avranno leader ostinatamente contrari alle libertà democratiche come Fidel Castro e persino Robert Mugabe, il leader dello Zimbabwe che ha avuto dalla Svizzera garanzie di viaggio nonostante l'Europa gli abbia da tempo inibito qualsiasi spostamento all'interno dell'Unione. Per non parlare poi delle polemiche attorno alla decisione di tenere la seconda fase del Summit in Tunisia, un altro paese più avvezzo agli arresti di chi esprime le proprie idee che allo sviluppo attraverso la libertà.
In questo quadro, dove l'esito più probabile secondo molti osservatori è il nulla di fatto, qualcuno teme invece che alla fine a tirare le fila sarà l'industria di settore che tenterà di avvocare al business poteri e determinazioni che sono oggi opzione di entità indipendenti dotate di una vocazione internazionalista come, pur con molti limiti, la stessa ICANN.
Questo il timore di Franco Berardi Bifo, che ieri in un'intervista a "La Stampa" ha dichiarato che "tutti al Summit si aspettano uno scontro tra la cosiddetta società della rete, che aspira ad essere libera ad ogni costo, e le pretese monopolistiche delle major come Microsoft e RIAA, che pretendono di salvaguardare i propri fatturati privatizzando la conoscenza attraverso i brevetti, il copyright e i trademark". Secondo Bifo l'attivismo sociale e il Social Forum avrebbero dovuto presentarsi compatti al WSIS con proposte ragionate mentre invece si arriva all'appuntamento "sfilacciati" e "senza un orientamento unitario".
Non mancano, peraltro, le tensioni in direzioni diverse e alternative, come quelle innescate dai paesi emergenti che, pur non dotati di forti economie, chiedono un ruolo di maggiore centralità nella gestione e regolamentazione di Internet. La divisione tra i paesi ricchi e gli altri potrebbe facilmente portare allo stallo, come peraltro già accaduto in altri eventi internazionali di questo livello.
Fonte: Punto Informatico