Italia: ecomafie d’Abruzzo

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In Abruzzo, da anni, chi poteva decidere sui rifiuti, salva qualche rara eccezione, ha avuto un atteggiamento teso a creare problemi più che a risolverli, inseguendo spesso soluzioni che accontentavano interessi personali ma non rispondevano alle esigenze dei cittadini e del territorio.

È quanto emerge lentamente dall’inchiesta della Procura di Pescara “Re Mida” che ha esaminato la complessa vicenda della gestione in Abruzzo dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

“Il business dei rifiuti è qui in Abruzzo ormai un far west dove imperversano consorterie e comitati d'affari. Gli arresti dei giorni scorsi, sembrano annunciare solo i primi capitoli di una saga che appare immensa”. A denunciarlo è la società civile abruzzese con Alessio Di Florio, membro dell’associazione Antimafia Rita Atria.

L'inchiesta “Re Mida” ha esaminato la complessa vicenda della gestione in Abruzzo dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Si tratta di un servizio svolto per legge dall'ente territoriale ad esso preposto, cioè il Comune, che può esercitarlo direttamente (attraverso una società municipalizzata, a capitale interamente pubblico) o per mezzo di una società a capitale misto (consocio privato). In questa materia, gli affidamenti o la scelta del socio privato, richiedono sempre una procedura di evidenza pubblica, senza eccezioni. Ma di gare in Abruzzo se ne sono viste poche e non solo nel campo dei rifiuti. Stesso problema, per esempio, sorge per gli affidamenti ad Abruzzo Engineering (società mista con socio privato, la Selex).

“Ciononostante - scrive il giudice per le indagini preliminari, Guido Campli - gli imprenditori Rodolfo Valentino e Fernando Ettore Di Zio agiscono a livello regionale da monopolisti, essendo riusciti, grazie ai cosiddetti affidamenti aggiustati ad accaparrarsi commesse pubbliche in ogni segmento del ciclo dei rifiuti”.

In pratica con tale affidamento l'ente pubblico gira direttamente alla società mista la commessa o il servizio che questa, a sua volta, fa svolgere al socio privato, mascherando così un vero e proprio affidamento diretto ed aggirando in maniera fraudolenta la legge.

“La relazione che i Di Zio hanno instaurato con i loro referenti politici - conclude Campli - non è quella istituzionale”, ma è piuttosto una relazione profondamente collusiva, volta a creare una strettissima comunione d’intenti tra privato e pubblico ufficiale, il cui comune scopo è quello di attribuire all'imprenditore commesse pubbliche in preordinata elusione delle norme che impongono procedure di selezione imparziale.

Oggi due onorevoli del Pdl sono iscritti nel registro degli indagati della Procura di Pescara. I senatori Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano risulterebbero coinvolti nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Lamberto Venturoni (Pdl), e dell'imprenditore Rodolfo Valentino Di Zio, proprietario della Deco, azienda del settore rifiuti.

“Una vera e propria Sodoma ambientale - per Di Florio - un coacervo di illegalità e di devastanti speculazioni che, anche quando nel limite della legalità, sono un'immensa minaccia alla salute dei cittadini e al territorio”.

A partire da Bussi (i cui veleni che hanno inquinato le falde acquifere sono ancora lì in attesa di qualsivoglia intervento di messa in sicurezza e di bonifica) tantissimi sono gli stabilimenti insalubri, tra cui molte discariche (e inceneritori, perché in realtà l'incenerimento dei rifiuti è una realtà che in Abruzzo si sta già concretizzando) fino alla realtà di Montesilvano.

Per il Wwf ora sarebbe sin troppo facile ricordare le tante denunce presentate negli anni per la gestione scriteriata di discariche ed impianti di trattamento, gli appelli a lavorare per incrementare la raccolta differenziata, i dubbi sollevati per il fatto che un soggetto privato fosse praticamente onnipresente in tutti gli impianti di trattamento rifiuti, la battaglia in difesa di quella soglia del 40% di raccolta differenziata minima da ottenere prima di parlare di "recupero energetico"... “Il quadro è veramente desolante - spiega Dante Caserta consigliere nazionale WWF Italia - serve una vera inversione di rotta. Serve una classe politico-amministrativa capace di fare questa inversione”.

Della stessa opinione anche il presidente di Legambiente Abruzzo Angelo Di Matteo. “questi amministratori e imprenditori avrebbero intrapreso un percorso teso a smontare la legge regionale in vigore, che consente l’incenerimento solo a fronte di una raccolta differenziata di almeno il 40% del totale, per perseguire i loro interessi e, tra questi, la realizzazione dell’inceneritore. Se fosse stato completato, questo progetto criminoso avrebbe rappresentato un grave danno anche per l’economia della regione, che deve invece puntare su una gestione sostenibile dei rifiuti e quindi una maggiore raccolta differenziata”.

L'Abruzzo ha oggi sete di nomi, cognomi, indirizzi, circostanze che vanno portate alla luce del sole. “Non bisogna mai perdere la forza di denunciare, indignarsi, lottare, lasciarsi prendere dallo scoramento e arrendersi sarebbe il più grande regalo alle cricche che si stanno spartendo l’ex Regione verde d'Europa” - conclude Di Florio.

Alessandro Graziadei

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