Colombia: Libera a fianco delle vittime del paramilitarismo

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"Libera-Associazioni nomi e numeri contro le mafie", si unisce alla Commissione Etica Internazionale in Colombia per denunciare la persecuzione delle vittime del paramilitarismo e dei Crimini di Stato. In occasione dell'uscita del nuovo rapporto della Commissione Etica Internazionale (di cui Libera fa parte da marzo 2007 insieme a 25 personalità a livello mondiale, riconosciute per la loro autorità morale come il Premio Nobel Adolfo Perez Esquivel e le Madri di Plaza de Mayo) si sottolinea "l'omissione del Governo Colombiano della sua responsabilità di offrire le garanzie per la realizzazione dell'atto in favore delle vittime (che il 6 marzo ha riunito circa 300.000 persone a Bogotà e decine di migliaia in tutto il mondo); il drammatico bilancio parla di 4 dirigenti dei movimenti sociali assassinati in questi giorni e oltre 15 minacce di morte a membri del Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato. Le affermazioni dell'assessore presidenziale Jose Obdulio Gaviria che ha associato la marcia del 6 marzo alla guerriglia FARC, promuovono, insieme a altri fattori, la giustificazione della persecuzione contro le vittime di Crimini di Stato che esercitano il diritto legittimo alla memoria, alla giustizia e alla riparazione".

Mirta Baravalle, Madre di Plaza de Mayo (Argentina ), Enrique Nu㱀ez Aranda, Commissione ética contro la tortura di Cile, Liz Deligio, Movimento per la chiusura delle scuola delle Americhe SOA-Watch (USA), a nome della Commissione Etica Internazionale hanno partecipato alla IV assemblea nazionale del Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato che dal 6 all'8 marzo ha riunito a Bogotà 1.500 delegati provenienti da 21 regioni, per poi compiere varie visite nel paese andino. La Commissione Etica Internazionale ha denunciato "la responsabilità statale in un'autentico etnocidio nei confronti dei popoli afrodiscendenti del Bajo Atrato, frutto del terrore generato dalle azioni militari e paramilitari. (..) Abbiamo visitato la zona umanitaria El Limon ascoltando le vittime del desplazamiento forzato come strategia di controllo territoriale che ha provocato la deforestazione e la coltivazione di banane e palmas per l'esportazione e l'agrobusiness. Finora non si è aperta nessuna indagine giudiziaria sul legame con le imprese "Del Monte" degli Usa ed "Eco Frut", beneficiarie della distruzione paramilitare.

Nella regione caraibica di Sucre abbiamo ascoltato decine di uomini e donne, contadini e studenti, sopravvissuti dell'Unione Patriotica. Le loro testimonianze riflettono le varie fasi della strategia paramilitare in questa regione della costa dominata da Salvatore Mancuso. Le minacce, gli assassinii mirati, i massacri, le torture, le fosse clandestine, le detenzioni arbitrarie, il furto delle terre, le coltivazioni intensive delle palme come biocombustibile, il controllo della vita politica⅀". L'ultimo esempio di queste barbarie si è svolto alle 8:00 del mattino del 2 aprile scorso. Tre uomini sono scesi da un'auto Toyota davanti a una scuola di Sincelejo (Sucre) e hanno minacciato l'adolescente Cendi Paola Torres Vergara, 12 anni, figlia di Ingrid Vergara, leader della sezione di Sucre del Movimento nazionale di vittime e sopravissuta dell'Unione Patriotica (movimento politico di sinistra sterminato negli anni '90 con tre candidati presidenziali uccisi) che proprio il 6 marzo aveva organizzato a livello locale "la marcia per la dignità delle vittime": "ti uccideremo per quello che sta facendo tua madre".

Sulla stessa linea d'onda l'appello dell'ufficio di Bogotà dell'Alto Commissariato ONU per i diritti umani che ha chiesto spiegazione al Governo Uribe dei 14 sindacalisti uccisi nell'arco del 2008.

Va ricordato che otto ambasciate straniere, di cui tre europee, in Colombia hanno presentato una formale denuncia dopo aver ricevuto minacce da un gruppo paramilitare denominato 'Aquile nere' che di recente ha iniziato ad agire a Bogotà. La denuncia di Iván Cepeda, dirigente nazionale del Movimento delle Vittime dei crimini di Stato è precisa: "è una rappresaglia per aver portato in piazza i crimini che hanno commesso nella totale impunità i paramilitari negli ultimi 20 anni.

In Colombia sono state sfollate circa quattro milioni di persone, in maggioranza ad opera dei gruppi paramilitari. Questi gruppi da soli o congiuntamente alle forze militari, hanno fatto sparire almeno 15.000 compatrioti e li hanno sepolti in più di 3.000 fosse comuni o hanno disperso i loro cadaveri nei fiumi; hanno assassinato più di 1.700 indigeni, 2.550 sindacalisti e circa 5.000 membri dell'Uni㳀n Patri㳀tica. Torturano regolarmente le loro vittime prima di ucciderle. Tra il 1982 e il 2005 i paramilitari hanno perpetrato più di 3.500 massacri e rubato più di sei milioni di ettari di terra.

Dal 2002, dopo lo sfollamento, hanno assassinato 600 persone all'anno. Sono arrivati a controllare il 35% del Parlamento. Dal 2002 fino ad oggi, membri dell'Esercito Nazionale hanno commesso più di 950 esecuzioni. Solo durante il mese di gennaio del 2008 i paramilitari si sono resi responsabili di 2 massacri, 9 sparizioni forzate, 8 omicidi mentre l'Esercito ha commesso 16 esecuzioni extra-giudiziali. In Colombia agenti dello Stato e paramilitari violano i diritti umani e il diritto umanitario. Molti gruppi paramilitari non si sono smobilitati. Adesso si fanno chiamare Aquile Nere (぀guilas Negras). Molti parapolitici occupano carichi pubblici e diplomatici. Mai più fosse comuni. Mai più desplazamiento forzato. Mai più paramilitari. Mai più parapolitici. Mai più crimini di Stato" (movimientodevictimas).

Don Tonio Dell'Olio, responsabile del settore internazionale di Libera, evidenzia il collegamento tra questa situazione e il traffico transnazionale di cocaina che vede protagonista in special modo la 'ndrangheta. Infatti il recente rapporto elaborato da Francesco Forgione, presidente uscente della Commissione Parlamentare Antimafia, afferma "alcuni aspetti inquietanti relativi ai collegamenti esistenti tra la 'ndrangheta e organizzazioni terroristiche come i paramilitari colombiani delle famigerate AUC di Salvatore Mancuso e l'organizzazione basca ETA. Con le AUC la 'ndrangheta ha saputo creare un solido legame d'affari che le ha consentito la scalata verso il controllo di tutto il sistema legato al traffico della cocaina colombiana.

Il capo delle AUC, Gomez Manuel Salvatore Mancuso, è nato il 17 agosto del 1964 a Montera, nel nord della Colombia, da padre italiano originario di Sapri, ancora oggi continua ad avere il passaporto italiano. Nel complesso l'intera articolazione criminale, così come si è configurata, ha dato luogo, di fatto, ad un'unica struttura "federata" formata, da un lato, dal consorzio criminale "vibonese e ionico - reggino" con compiti di import-export, che garantiva anche le spedizioni di droga verso l'Australia, dove era operativa una base vibonese; dall'altro, da più "cartelli colombiani" fornitori che assicuravano le spedizioni di cocaina all'Italia; ed infine da più strutture operanti in diversi Paesi esteri come il Venezuela, ove gli stupefacenti venivano stoccati e da dove, il più delle volte, erano spediti".

Sulla scia della decennale storia che caratterizza il suo impegno nella promozione dei diritti, legalità e cittadinanza democratica, ha attivato un percorso per costruire un progetto globale che tenta di dar voce al protagonismo della società civile e delle vittime che subiscono gli effetti del narcoterrorismo.

Libera

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