www.unimondo.org/Guide/Politica/Corruzione-e-denuncia/Caste-e-nepotismo-all-italiana-134282
Caste e nepotismo all’italiana
Corruzione e denuncia
Stampa
Michele Valensise è il nostro ambasciatore a Berlino. Colui che perorò la causa italiana ad Angela Merkel. Sin qui tutto regolare. La prima cancelliera donna lo ricevette, lo ascoltò ed aiutò l’Italia al pari degli altri paesi del sud del mediterraneo. Peccato che... Michele guadagni più del doppio dello stipendio di Angela che ha solo una nazione da 80 milioni di abitanti da governare e l’economia più forte d’Europa. Lui però, Michele, ha uno staff di ben 58 persone. Vuoi mettere? Permessi, ferie da firmare, cartellini da timbrare, feste da organizzare.
Michele è la punta di un iceberg di un’Italia che tra ambasciate (126), rappresentanze permanenti (9), delegazioni diplomatiche speciali (1), uffici consolari (97), istituti di cultura (92) conta ben 325 sedi estere, più dei cinquanta Stati Uniti messi insieme (271), più di Russia (309), Regno Unito (261) e Germania (230).
Il Fatto quotidiano, senza fare nomi e usando la base di calcolo delle tabelle ministeriali, desume che un ambasciatore italiano guadagni circa 300 mila euro esentasse, più il fitto per la residenza, più la macchina di servizio, più maggiorazioni se con moglie e figli a carico, più indennità di prima sistemazione, spese di trasloco, stipendio metropolitano che continua a essere corrisposto. Con il cumulo di questi benefici facilmente conviene essere un diplomatico italiano piuttosto che il presidente francese Nicolas Sarkozy, che al mese percepisce 6.600 euro, o il presidente russo Medvedev che ne prende 4.860.
Il problema italiano, però, deriva sia dallo stipendio dei singoli diplomatici e soprattutto dal fatto che di questo trattamento “extra large” benefici tutta la base della piramide, cioè quel folto gruppo di dipendenti in missione che va dal funzionario al contabile, dal segretario all’autista. Un esercito che conta 906 diplomatici (di cui 522 all’estero e 387 in sede), 41 dirigenti, 3.457 addetti alle aree funzionali, 2.583 come personale di ruolo e 971 di ruolo presso altre amministrazioni. Con una perla tipicamente italiana: quando il personale di ruolo – diplomatico e non – è all’estero, incassa regolarmente sia la retribuzione per la missione, sia lo stipendio “metropolitano”, proprio come fosse a Roma. E questo trattamento vale per tutti i 4.752 dipendenti di ruolo (di cui 2.853 in missione all’estero, 1.989 nella sede centrale a Roma). Un privilegio per un Paese dove è sempre più difficile avere anche uno solo stipendio.
Un recente libro di Pelizzari ed Orsini fa emergere che il nepotismo non riguarda solo gli italiani all’estero ma anche gli italiani in Patria. Dalle analisi condotte dai due ricercatori sugli elenchi nominativi degli iscritti a undici ordini è emerso che in otto professioni su undici il grado di familismo è più alto di quello registrato fra i lavoratori autonomi generici. Per medici, avvocati, farmacisti e giornalisti questo indicatore è quattro volte superiore, anche se sempre meno della metà di quello che si registra per i docenti universitari.
Le professioni sono praticamente occupate prima dai figli e poi dai nipoti. Tutti a difendere i privilegi dinastici di diritto; manco fossero Re Sole.
Un esempio tra tanti. La rivolta in Parlamento degli avvocati-onorevoli dell’estate 2011, pronti a far cadere il governo se avesse osato liberalizzare le professioni e l’attivismo della lobby degli ordini contro tutti i tentativi di riforma, provano che le resistenze da vincere sono fortissime. Sulle liberalizzazioni le resistenze sono “pazzesche”, ammette il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.
Franco Stefanoni nella sua ultima fatica “Gli intoccabili“ da i numeri: il 44 per cento degli architetti è figlio di architetti, il 41 per cento dei farmacisti è erede di farmacisti, il 37 per cento dei medici è figlio di un medico.
Ma è la risposta delle caste a lasciar basiti i molti pensionati, cassintegrati, giovani con contratto a termine e gente di buon senso. Lo stesso giorno che viene ucciso un italiano in Nigeria, non vengono liberati i marò in India, si perdono le tracce di Rossella nel deserto, non vengono date le deleghe alla cooperazione internazionale al Ministro della cooperazione internazionale, viene arrestato l’ambasciatore della Costa d’Avorio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non vengono aiutati gli italiani in Giappone nel post terremoto... insomma, mentre si accumula un fallimento dietro l’altro, il portavoce ha il coraggio di fare precisazioni che dimostrano ancor più lo spreco del Bel Paese. Molti parlamentari difendono l’indifendibile e, quindi, un parlamento che conta il doppio degli scranni del Congresso americano. Consiglieri regionali giustificano il fatto che il loro presidente Durnwalder prende più di Obama perché devi capire... governa un territorio montagnoso. I notai comprano pagine di giornale per prevenire liberalizzazioni. I medici vogliono operare dentro e fuori le mura dell’ospedale. Giù dichiarazioni di difesa e su gli scudi contro un Monti che vorrebbe razionalizzare.
Una consolazione. Bisogna sempre finire con la speranza. Angelo Bagnasco è ex generale delle Forze Armate e, come tale, gli spetta lo stipendio da Generale. Non ha figli iscritti all’anagrafe.