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Ragazzi e web: quando la sicurezza si chiama educazione
Codici di condotta
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Cyberbullismo, pedofilia, violenza, pornografia, hate speech: è un periodo in cui fioccano gli articoli e le iniziative che mettono in guardia i bambini e i ragazzi dai cosiddetti pericoli della rete, anche in concomitanza con la giornata mondiale Safer Internet Day, che si è tenuta come ogni anno l’11 febbraio in oltre 100 paesi. Com’è già accaduto in passato, il rischio è sempre quello di cadere nei facili allarmismi, nella demonizzazione del mezzo (anche se definire internet un mezzo è riduttivo) con conseguente ricerca di rimedi, “regole e leggi” spesso del tutto inutili. Perchè se i rischi per i ragazzi esistono – sarebbe stupido negarlo – il problema è che chi ne segue la crescita e ha il dovere di formarli, forse il web non lo conosce granché bene, e spesso ciò che non si conosce spaventa, anche più del dovuto.
La buona notizia è che anche di questo c’è ormai una certa consapevolezza, e già un primo importante passo è stato fatto per un cambiamento di rotta nell’approccio all’argomento: la “scoperta”, da parte degli adulti, che la differenza tra mondo reale e mondo virtuale ormai non ha più senso. “Sui social si fa amicizia come in piazzetta. Il problema siamo noi, che ancora non riusciamo bene ad afferrare queste dinamiche” ammette perfino la presidente nazionale del Moige - movimento italiano genitori, Maria Rita Munizzi.
Proprio il Moige, in occasione della terza edizione campagna “Per un web sicuro“ – lanciata insieme a realtà legate al mondo della rete come TrendMicro e Cisco, Google Italy e la Polizia Postale – ha commissionato una ricerca dal titolo “Internet e minori”. Lo scopo: cercare di capire meglio come i bambini e i ragazzi si pongono di fronte a un fenomeno, quello della rete, entrato ormai a far parte integrante della loro vita (così come della nostra).
Condotta su un campione di circa 1000 studenti delle scuole elementari, medie e superiori, fornisce un quadro generale che non desta grosse sorprese, soprattutto per quanto riguarda la fruizione (9 minori su 10, l’87,8%, navigano in rete quotidianamente, con il 18% degli intervistati che afferma di trascorrervi più di 3 ore al giorno) così come per quanto riguarda le modalità e le motivazioni: “Non lo studio ma la ‘socializzazione’ e il divertimento sono azioni privilegiate – si legge – chattare (24%), ascoltare musica, guardare immagini e, qualche volta, ad attività illecite come scaricare film e musica”, con 6 ragazzi su 10 che dichiarano di essere iscritti a un qualche social network, Facebook in primis.
A destare particolare allarme è semmai il dato sul “sexting” (dall’inglese sex - sesso - e texting - l’invio di messaggi virtuali), ovvero la pratica di ricevere o inviare ai propri amici foto o video hot: ammettono di divertirsi a farlo ben 6 ragazzi su 10 tra i 14 e i 20 anni. Secondo chi ha commissionato la ricerca, proprio il sexting potrebbe facilitare il dilagare del cyberbullismo, grazie al quale immagini di nudo o di sesso esplicito possono fare il giro del web senza controllo, “procurando negli sventurati ‘protagonisti’ forti e costanti umiliazioni”. A questo proposito, sempre secondo lo studio 6 adolescenti su 10, appartenenti alla classe d’età 14-20, almeno una volta hanno utilizzato foto o video per prendere in giro qualcuno (1 su 5 dichiara di farlo spesso), magari convinti di poter rimanere anonimi. “Spesso il web vi dà la sensazione fantastica di parlare al mondo e di fare delle cose... ma contemporaneamente di poter nascondere la manina – ha detto Antonio Apruzzese, direttore del servizio di Polizia Postale, ai ragazzi presenti al lancio della campagna “Per un web sicuro” – Ebbene, non è così: perché capita che la fesseria fatta sul web si trasformi in una fesseria mondiale, e soprattutto noi quella manina possiamo andare a cercarla, e spesso e volentieri la troviamo”. Un linguaggio schietto e diretto, quello di Apruzzese, segno anche di come la Polizia Postale si stia da tempo occupando di sensibilizzare i ragazzi a questi temi, cercando di interagire con loro e offrendo numerosi strumenti di assistenza e informazione come i camion attrezzati, gli incontri nelle scuole e perfino un “commissariato online“ a cui i ragazzi possono rivolgersi e fare delle segnalazioni.
Secondo Giorgia Abeltino, direttore Public Policy di Google Italia, internet, più che uno strumento, “è un ambiente, e come tale va trattato e studiato. Un ambiente dove succedono cose, proprio come nella realtà, con i suoi lati positivi e quelli negativi”. E se il “luogo” internet ha delle specificità, non è certo con la paura e la repressione che si ottiene qualche risultato, bensì con l’educazione di adulti e ragazzi insieme, che è anche il senso della campagna “Per un web sicuro”, oltre che del Safer internet day. “Internet è il luogo delle opportunità, ma con responsabilità” puntualizza Abeltino. E a prendersi le proprie responsabilità, al rispetto dell’altro e dell’ “ambiente” in cui si vive (virtuale e non), si impara anche e soprattutto dai propri punti di riferimento durante la crescita, come una sorta di educazione civica: i genitori, gli insegnanti, gli adulti che ci stanno intorno, le istituzioni, la scuola; i quali a loro volta devono sforzarsi per comprendere i cambiamenti in atto nella società, con le opportune cautele ma senza eccessivi timori e condanne preventive.