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NEET: un giovane su quattro in Italia non studia né lavora
Codici di condotta
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Foto: Pexels.com
Chi sono i Neet in Italia? I dati Istat, Ocse ed Eurostat contenuti nel piano “Neet Working” del Ministero per le Politiche giovanili e Ministero del Lavoro, dicono che in Italia ci sono 3 milioni di giovani-adulti (fascia di età 15-34 anni) inattivi nel mondo del lavoro, della scuola e della formazione. Di questi, 1,7 milioni sono donne e molti hanno abbandonato la scuola dopo la licenza media.
Tra i NEET, i disoccupati (ovvero chi non ha un lavoro ma lo sta cercando) sono circa 1 milione, mentre gli inattivi (chi non ha un lavoro ma nemmeno lo cerca) sono gli altri 2milioni. Il rischio più grande per un giovane nel trovarsi in stato Neet, quindi non più inserito in un percorso scolastico o formativo, è quello di restare inoccupato per un periodo molto lungo. All'aumentare del tempo di disoccupazione, si aggrava lo scoraggiamento nella ricerca del lavoro, oltre che il desiderio di mettersi in gioco in opportunità formative per qualificarsi meglio sul mercato del lavoro.
La maggioranza dei Neet (62,5% nel 2020) non ha avuto esperienze di lavoro: si tratta di circa un milione e trecentomila giovani che non sono ancora entrati nel mondo del lavoro in modo formale, con il rischio ovviamente di accontentarsi di impieghi non contrattualizzati andando a fomentare il lavoro nero.
I dati confermano che il livello del titolo di studio conseguito fa la differenza per riuscire a posizionarsi meglio sul mercato del lavoro e trovare un impiego: tra i Neet senza esperienze lavorative, l'87% ha la sola licenza media, il 54% possiede il diploma mentre la percentuale dei Neet con un titolo post-diploma scende a 19%.
Per il 40,3% dei Neet che hanno avuto almeno un'esperienza lavorativa, il tempo trascorso dall'ultimo lavoro è pari a 12 mesi o più. La possibilità di restare disoccupati per un lungo periodo è maggiore tra coloro che appartengono ai gruppi più vulnerabili: i residenti nel Mezzogiorno (44% contro 36% dei residenti del Nord), le donne (48% contro 33% degli uomini), gli stranieri (48% contro 39% degli italiani) e tra coloro che hanno un basso livello di istruzione (46% contro 35% di chi possiede un titolo terziario).
Nel Mezzogiorno, inoltre, sono concentrati i Neet tra i 15 e i 24 anni: tre regioni, Sicilia (30%), Calabria (28%) e Campania (27%) contano insieme l'85% dei Neet nella fascia più giovane di età.
La provincia con il maggior numero di giovani-aduli in stato Neet è, nel 2020, quella di Crotone (48%), che marca una distanza notevole da Pordenone (10,7%), Ferrara (11,1%) e Sondrio (11,9%), le province più virtuose.
Come riporta il Sole 24 Ore, osservando l'andamento dei dati degli ultimi dieci anni, la percentuale di Neet in Italia, dopo essere cresciuta con l'impatto della crisi economica 2008-2014 (arrivando a 27,4% nel 2014), non è più tornata sui livelli precedenti e, anzi, si è ampliato il divario con la media europea. Disaggregando il dato anagrafico per classi d'età più ridotte, emerge che tra i giovanissimi (15-19 anni) 1 su 10 è fuori dal mondo della scuola e del lavoro.
Nella zona UE, l'Italia è di gran lunga il paese peggiore per il numero di Neet. Nella fascia di età scolare (15-19 anni) i Neet italiani sono il 75% in più della media europea mentre nella fascia di età universitaria (20-24 anni) sono il 70% in più; la percentuale non muta per la fascia di età post-universitaria (25-34 anni).
Nel 2016 l'allora presidente della Bce, Mario Draghi, parlò di “lost generation” per definire un fenomeno socio-economico che richiede un forte intervento politico.
L'attuale “Piano Neet” del Governo ha l'obiettivo di ridurre l’inattività dei Neet tramite degli interventi suddivisi in tre macro fasi: emersione, ingaggio e attivazione.
Gli strumenti sono il programma Garanzia Giovani rinforzato, Sportelli Giovani nei Centri per l'impiego, il servizio civile universale, una campagna informativa itinerante e un supporto tramite il sito GIOVANI2030, i programmi europei gestiti dall'Agenzia Nazionale Giovani, il Piano nazionale “Neet Working”: un piano pluriennale (2021-2027) sull'inclusione dei giovani.
Parallelamente, come sottolinea la Fondazione Pirelli, è necessario riempire un gap di competenze esistente nel mercato del lavoro, dove mancano determinate professionalità oggi molto ricercate legate all’innovazione tecnologica e alla digital economy (ingegneri, matematici, informatici, statistici, fisici, chimici, data analyst ed esperti di cyber security, tecnici del mondo delle life sciences), ma anche tecnici intermedi per l’industria meccanica, meccatronica, chimica oltre che per il comparto delle costruzioni.
È infine indispensabile un impegno politico e culturale più generale per fare capire alle nostre ragazze e ragazzi scoraggiati e sfiduciati l’importanza della scuola e della conoscenza perché prevenire o riemergere da uno stato Neet richiede anche un approccio di fiducia e determinazione personale. Anche il mondo del volontariato e del Terzo Settore è attivo in questo ambito, si pensi, ad esempio alla ONG ActionAid: “La condizione di NEET deriva e porta a situazioni di disagio sociale, a vivere situazioni di marginalizzazione e più in generale a soffrire di una minore soddisfazione rispetto alla propria vita. Questa situazione, più dura nel tempo e più è dannosa. Diventa quindi fondamentale dare nuova fiducia, soprattutto alle ragazze NEET per aiutarle a diventare di nuovo protagoniste del loro futuro” afferma Chiara Parapini, referente del progetto Lavoro di Squadra di ActionAid, un supporto per aiutare i NEET a costruirsi un proprio percorso di vita. Qualche testimonianza si trova sul sito del progetto, come quella di Meliza, che ha 26 anni e vive a Milano con la sua famiglia. “Il progetto è stato un trampolino per lanciarmi. Ho ottenuto colloqui con aziende che poi erano effettivamente interessate ad assumermi”. Purtroppo con la situazione creatasi con la pandemia da Covid19, non è più stata chiamata per iniziare il nuovo lavoro ma, per non ricadere nella “immobilità”, ha deciso di attivarsi facendo la dog-sitter ed essere meno dipendente, per ora almeno nelle piccole spese, dalla sua famiglia e di svolgere attività fisica per non abbattersi.
“Sogno di avere una vita indipendente. Trovare un lavoro non è solo un sogno, ma anche un diritto”.
Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.