Odontoiatria sociale. “È ancora un diritto negato”

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Foto: Unsplash.com

L’odontoiatria sociale al centro della conferenza di ExpoRDH, l’esposizione biennale di riferimento del settore dentale che si è chiusa la scorsa settimana a Torino. Si tratta di azioni e servizi a beneficio di fasce della popolazione particolari per rispondere a  bisogni di salute. “L’odontoiatria sociale è una ‘Cenerentola’, perché proprio i bisogni di salute orale delle popolazioni con maggiore disagio sono quelle che trovano minori risposte - ha sottolineato Alice Alberta Cittone, ideatrice dell’Expo -. Con la conseguenza di generare costi a valanga viste le conseguenze a breve e lungo termine di una salute orale trascurata oltre al disagio e all’ulteriore discriminazione che si aggiunge al disagio di coloro che non possono godere di cure adeguate”. 

Secondo gli organizzatori, in Italia, solo il 39% della popolazione si rivolge a un dentista e un numero ancora più basso a un igienista dentale. Queste percentuali scendono drasticamente in contesti vulnerabili, come case famiglia e carceri, dove sono inferiori al 20%. Tra i rifugiati politici, l’accesso è stimato essere intorno al 10%. “Le cure odontoiatriche erogate dal sistema pubblico sono al 5% - ha spiegato Riccardo Sangermano, coideatore dell’Expo -. L’odontoiatria pubblica dovrebbe aumentare questo valore non per competere con l’odontoiatria privata, che già assiste un 30% della popolazione, ma per assistere quel 70% della popolazione che dal dentista non riesce ad andare”.   Le fasce più fragili sono quelle marginali: ad esempio i 57mila detenuti in carcere. “La loro salute orale, ci dicono i dati, è disastrosa a causa di condizioni socioeconomiche preesistenti - si legge nella nota -: nel 90% dei casi il loro reddito è al di sotto della soglia di povertà. Una parte significativa di essi ha anche un livello culturale e di istruzione ridotto”...

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