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La Tunisia e il rimpasto indigesto
Riconciliazione
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Foto: Unsplash.com
La Tunisia si é risvegliata con il Governo Mechichi 2. Dopo soli quattro mesi e mezzo dalla nascita di un Governo sorvegliato speciale, come avevamo intitolato un articolo che ne annunciava l’esistenza, il Primo Ministro Hichem Mechchi, ha dato vita a un profondo rimpasto in termini numerici: 11 Ministri su 25!
Il rimaneggiamento ha riguardato prima di tutto la copertura di posti vacanti in tre Ministeri: Interno, Ambiente e Cultura. Walid Dhahbi è stato nominato Ministro degli Interni in sostituzione di Tawfik Charfeddine, che era stato allontanato il 5 gennaio. Youssef Ben Brahim è stato indicato come Ministro della Cultura in sostituzione di Walid Zidi, che aveva dovuto lasciare il 5 ottobre 2020. Chiheb Ben Ahmed è diventato Ministro degli Affari Locali e dell'Ambiente, in sostituzione di Mustapha Laroui, che il 20 dicembre scorso, a seguito di un’inchiesta sui rifiuti urbani provenienti dall'Italia senza autorizzazione, é stato arrestato. Anche altri otto Ministeri hanno subito un cambiamento nella loro leadership: Youssef Zouaghi al Ministero della Giustizia, Abdellatif Missaoui al Ministero dei Beni demaniali e degli Affari territoriali, Hédi Khairi al Ministero della Salute, Ridha Ben Mosbeh al Ministero dell’Industria e Sofien Ben Tounes al Ministero dell'Energia e delle Miniere. Il portafoglio del Ministero dell'Agricoltura, della Pesca e delle Risorse idriche è stato assegnato a Oussama Kheriji, Youssef Fenira è stato nominato a capo del Ministero della Formazione professionale e del Lavoro e Zakaria Belkhodja alla testa del Ministero della Gioventù e dello Sport.
Un Governo, il Mechichi 1, cosiddetto delle competenze, che aveva aggravato le già pessime relazioni fra il Presidente della Repubblica Kaïs Saïed e l’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo (ARP) guidata dal controverso, ma potente, e onnnipresente, Rached Ghannouchi.
Infatti venne dichiarato da tutta la stampa “il Governo del Presidente”, anche se, quasi subito i rapporti fra quest’ultimo ed il Primo Ministro, da lui scelto senza consultare i partiti, si erano incrinati.
Ora é un altro film e la classe politica si é ripresa la scena. Non é un caso se nei giorni scorsi l’ex Primo Ministro, e alto responsabile di Ennadha, Ali Larayedh, ha dichiarato alla stampa: “penso che il Capo del Governo abbia tenuto diverse consultazioni prima di scegliere i nuovi Ministri e farà qualcosa solo se sarà certo che verrà approvato, come spero".
Il sito online Tunisie Numerique ha sottolineato che “alcuni osservatori hanno fatto una lettura piuttosto particolare del rimpasto operato dal Capo del Governo, Hichem Mechichi, su insistenza, non va dimenticato, dei partiti maggioritari dell'ARP. Per questi osservatori, questo rimpasto è stata un'opportunità per tagliare i legami con Kaïs Saïed, nel tentativo di isolarlo nel suo Palazzo di Cartagine. Colui che cominciava ad avere sempre più la tendenza a interferire negli affari di Governo, aumentando il numero delle visite e invitando, sempre più spesso, i Ministri, fornendo loro, direttamente, le sue istruzioni, senza passare attraverso la Presidenza governativa.”
Dal canto suo Hichem Mechichi, ha affermato che “la necessità di un'armonia tra i Ministri ha richiesto questo rimpasto, al fine di continuare il lavoro con dedizione nel prossimo periodo”. È quanto é emerso dalla conferenza stampa tenuta al Palazzo del Governo della Kasbah di Tunisi, nel corso della quale ha anche indicato “che grandi sfide attendono la nuova compagine alla luce della progressione della pandemia Covid-19, che non gli ha permesso di raggiungere gli obiettivi prefissati.” Ha aggiunto che “il suo Governo è pienamente impegnato ad agire e ad affrontare seriamente le numerose sfide, soprattutto a livello sociale ed economico.” Queste le parole. I fatti diranno, nei prossimi mesi, se queste saranno dissolte nel vento o meno.
Nel frattempo, a poche ore dalla nascita del Mechichi 2, che comunque dovrà avere la fiducia dell’ARP, già una nomina é oggetto delle prime critiche. L'organizzazione non governativa I Watch, ha contestato quella di Sofiene Ben Tounes, membro del partito Qalb Tounes, a capo del Ministero dell'Energia e delle Miniere. L'ONG ritiene che questa sia una designazione “discutibile” per diversi motivi. Infatti, I Watch ricorda che “Sofiene Ben Tounes è il capo della società Oscar Infrastructures Services che impiega anche Mohamed Zaanouni come Vicepresidente responsabile degli affari legali della società. Mohamed Zaanouni è anche l'avvocato di Nabil Karoui, presidente di Qalb Tounes, magnate televisivo e candidato alle scorse elezioni presidenziali, attualmente detenuto con l'accusa di riciclaggio di denaro e di evasione fiscale.”
Tutto cio’ accade mentre il Paese vive una situazione drammatica sul piano sociale, economico e sanitario. Un Paese sull’orlo del fallimento come scrive su Realités, l’avvocato Sami Mabouli, in un editoriale dal titolo “La Rovina, l'ultima scossa della farsa rivoluzionaria”. Una lucida e spietata analisi, forse viziata dal rimpianto del passato, ma che certamente non fa sconti ai politici che si sono succeduti dal 2011 ad oggi, sottolineando, fra l’altro, che “a spiegare lo scostamento e poi il fallimento di quella che dieci anni fa era percepita come un'immensa speranza, si scontrano analisi e commenti. Economisti, sociologi, storici e politologi, ognuno ha la propria spiegazione, più o meno convincente, ma tutti giungono alla stessa conclusione: la Tunisia sta attraversando una crisi quasi esistenziale e la speranza di una ripresa diminuisce di giorno in giorno.”
Mentre Hichem Mechichi annunciava i nomi dei suoi nuovi Ministri, in pieno confinamento e coprifuoco, decretato da lui stesso, per la pandemia del Covid-19 che sta sfuggendo di mano con i suoi oltre 5000 morti e gli ospedali al collasso, la Tunisia ha vissuto una notte da incubo in più parti del suo territorio.
Scontri che hanno scosso contemporaneamente molte regioni della Tunisia. Disordini che hanno visto centinaia di giovani nei quartieri più popolari opporsi con violenza alle forze dell'ordine e dedicarsi a saccheggi, distruzioni di cassonetti e incendio di pneumatici posti sulle strade come barricate. Tutta la Tunisia ne é stata coinvolta, da sud a nord, da est a ovest: Tunisi (i suoi quartieri popolari Intilaka, Ettadhamen, Sidi Hssine, Fouchana, Kram) Siliana, Kasserine, Kef, Kairouan, Hammam Lif, Menzel Bourguiba, Hammamet, Tebourba, Bizerte...
La concomitanza di questi incidenti e la loro diffusione in diverse regioni del Paese non mancano di sollevare interrogativi, ovvero se non verrebbero orchestrati e sponsorizzati. E, se così fosse, chi avrebbe interesse a destabilizzare il Paese in questo preciso momento?
A far girare ancor più il coltello nella piaga i dati economici dell’ultimo decennio che sono stati pubblicati dai media in questi giorni. Ne esce un quadro drammatico, con l’economia tunisina enormemente degradata e l’impoverimento di una sempre più larga frangia della popolazione.
Solo alcuni dati dell’ultimo decennio (2010-2020) in rapporto a quello precedente (2000-2010): incremento medio annuo del PIL dello 0,6% contro il 4,6%; inflazione media annua del 5,3% contro il 3,3%; deprezzamento del 73% del dinaro tunisino nei confronti dell’euro; il deficit commerciale si é amplificato del 50%; il potere d’acquisto ha subito una diminuzione fra il 30 e il 40%. Più o meno invariato il tasso di disoccupazione. Era stato una delle cause della rivolta dei gelsomini nel 2010, ed é una delle cause delle rivolte di oggi.
Come ciliegina amara sulla torta, come hanno evidenziato molti attenti osservatori, la donna é la grande assente nel nuovo governo di Hichem Mechichi. La parità di genere evidentemente non ha fatto parte dei criteri per la scelta dei nuovi Ministri, nonostante la Costituzione lo richieda. Un altro segno del declino?
Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).