Quando il virus accende i conflitti

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Foto: Unsplash.com

Negli scorsi giorni si è tenuta l’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. L’incontro è avvento “in remoto” con tutte le delegazioni rimaste a casa loro e collegate in video conferenza. Rispetto all’abitudine di consessi spesso pletorici e della durata di settimane, si può dire che la concentrazione degli interventi in soli due giorni sia un notevole passo in avanti. Niente viaggi in aereo (sempre molto inquinanti), niente soggiorni in resort, niente incontri bilaterali a margine dei lavori. Si è parlato dell’essenziale.

Al vertice sono avvenute alcune cose importanti. In primo luogo la risoluzione finale che ha visto l’impegno di ben 130 Paesi nella lotta al Covid-19. Sono poi intervenuti numerosi leader globali tra cui il presidente cinese Xi: giocando in casa grazie agli ottimi rapporti con la dirigenza OMS, nel suo discorso ha ribadito il comportamento esemplare nella gestione dell’emergenza e ha manifestato ancora una volta il disegno strategico della Cina, quello cioè di presentarsi come il paladino del multilateralismo e dei rapporti “armoniosi” tra gli Stati contro il nazionalismo e la politica muscolare e imprevedibile di Trump. Questo è in realtà un progetto egemonico con l’obiettivo di scansare gli USA dal predominio planetario e di varare una nuova globalizzazione a guida cinese. Un traguardo ancora di là da venire ma possibile perché perseguito con quei tempi lunghi e quella tenacia tipicamente orientale e sconosciuta ormai alle nostre latitudini. 

La Cina tuttavia ha subito uno smacco a questa conferenza: la Russia infatti, alleato tattico in questa fase, si è schierata a sorpresa con gli europei che chiedevano una commissione indipendente d’inchiesta sull’origine del Covid-19 e sulla sua prima diffusione. Capire questi passaggi è fondamentale per la lotta al virus. Alla fine anche la Cina stessa ha suffragato l’avvio di questa inchiesta

Rispetto a questo però e ai provvedimenti messi in campo per arginare il virus, hanno fatto maggiore notizia i rimpalli di accuse tra USA e Cina sulla pandemia, con le solite minacce americane di tagliare i fondi all’OMS e gli strali per non avere invitato all’assemblea Taiwan, isola considerata da Pechino come una provincia ribelle appartenente alla Repubblica popolare. Tra Cina e Stati Uniti il livello di scontro verbale è giunto a un livello allarmante mentre le forze navali a stelle e strisce passano nello stretto di Taiwan.

Tutto ciò dimostra come la speranza di una battaglia comune oltre il virus sia un’illusione. Questa situazione di emergenza ha invece esacerbato le tensioni geopolitiche, scaricandole sul fronte sanitario. Forte è la tentazione dell’autarchia, con la corsa all’accaparramento dei dispositivi di protezione e con la gelosa chiusura di qualsiasi esportazione di tali materiali. Questo non riguarda solo i respiratori o le mascherine che devono essere prodotti a livello nazionale (con ridicoli proclami di autosufficienza di territori sempre più piccoli) ma addirittura investono le ricerche di un vaccino. Non si trovano intese neppure su questo tassello dirimente per risolvere la situazione. Il vaccino poi dovrebbe essere prodotto in dosi mai viste prima e reso disponibile gratuitamente e poi universalmente accessibile. 

Solo così potremmo uscire da questo tempo sospeso, evitando in futuro le conseguenze nefaste, i morti e i contagiati che ci colpiscono direttamente. E per questo che anche il vertice dell’OMS ci riguarda molto da vicino. Ci insegna quanto sia difficile andare oltre i propri interessi egoistici pure di fronte a un virus che si fa beffe di confini, distinzioni etniche o nazionali, ceto sociale e status economico. Questo vale a tutti i livelli. Anche nel nostro piccolo. Riscoprire una mutua collaborazione, credendo che insieme possiamo vincere, è il primo requisito per qualsiasi tentativo di ricostruzione. 

Articolo parzialmente pubblicato sul “Trentino

Piergiorgio Cattani

Nato a Trento il 24 maggio 1976. Laureato in Lettere Moderne (1999) e poi in Filosofia e linguaggi della modernità (2005) presso l’Università degli studi di Trento, lavora come giornalista e libero professionista. Scrive su quotidiani e riviste locali e nazionali. Ha iniziato a collaborare con Fondazione Fontana Onlus nel 2010. Dal 2013 al 2020 è stato il direttore del portale Unimondo, un progetto editoriale di Fondazione Fontana. Attivo nel mondo del volontariato, della politica e della cultura è stato presidente di "Futura" e dell’ “Associazione Oscar Romero”. Ha scritto numerosi saggi su tematiche filosofiche, religiose, etiche e politiche ed è autore di libri inerenti ai suoi molti campi di interesse. Ci ha lasciati l'8 novembre 2020.

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