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Scuola: ponti di pace con informazione e pacifisti Usa
Diplomazia popolare
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Si è concluso a Rovereto il secondo Meeting nazionale delle scuole di pace promosso dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, dalla Tavola della pace e dai vari assessorati della Provincia Autonoma di Trento. Due giorni di intensi lavori che hanno visto la partecipazione di insegnanti e studenti di varie parti d'Italia dibattere e progettare con amministratori locali e associazioni sui temi della partecipazione ai percorsi per una vera possibilità di pace.
Nel primo giorno si sono concentrate le riflessioni sull'importanza dell'educazione alla pace e ai diritti umani con la testimonianza di Coumba Tourè - Coordinatrice della Campagna Africana per l'Educazione per tutti - e sul diritto a un'informazione non controllata e pluralista come raccontato da Roberto Savio, Presidente dell'agenzia indipendente Inter Press Service. L'unione delle discussioni è stata coordinata da Flavio Lotti, Direttore del Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Grazia Bellini, Coordinatrice Nazionale della Tavola della pace. Nel pomeriggio di venerdì sono proseguiti i lavori sui vari temi del meeting, tra cui la lotta alla miseria attraverso la campagna delle Nazioni Uniti sugli 8 obietti del Millenio.
Il tema dell'informazione di pace è stato centrale anche nel secondo giorno quando Fausto Pellegrini, giornalista di Rainews24 ha collegato l'importanza del servizio televisivo pubblico che dovrebbe trovare fondamento nella Costituzione italiana che vede tra i vari principi cardine quello del ripudio della guerra. "Bisogna fare in mondo che l'informazione esca dal Palazzo diventando uno strumento che racconti davvero cio che accade. Per fare questo è importante non immaginare che tutto questo sia finito e quindi non credere alle parole "è tutto scritto" o "le cose vanno così". La guerra in quanto evento storico non è definito e non è immutabile. Per questo l'informazione è importante che vigili in modo che ognuno di noi possa analizzare e comprendere facendosi un giudizio sugli avvenimenti" ha sottolineato il giornalista Pellegrini. "Anche i telegiornali di oggi sono creati per vendere uno stile di vita che supporta l'idea della guerra come inevitabile. Certi telefilm che vengono promossi oggi richiamano ad avvocati militari creando l'immagine del 'buono' nella categoria dell'esercito. Ecco perché non basta agire sull'informazione sociale che comunque sta vivendo una crisi anche nel linguaggio. E' importante dare pari dignità a tutte le posizioni che si pongono sul tema della guerra. Ma questo non basta e quindi bisogna andare oltre e raccontare con fonti indipendenti per poter fare la verità".
Ma l'esperienza più forte è stata raccontata da Kelly Campbell, fondatrice di Peacefull Tomorrows, l'associazione dei familiari delle vittime dell'11 settembre che negli Stati Uniti promuove anche nelle scuole percorsi di verità criticando la dottrina della sicurezza americana. "Dopo aver perso mio cognato negli attentati al Pentagono, ho iniziato a pensare che anche con la guerra in Afghanistan si stava provando questo dolore. Grazie alla rete di internet ci siamo messo in contatto con altre famiglie per ricordare che non volevamo una guerra nel nostro nome. Il primo impegno è stato andare in Afghanistan e incontrare le persone vittime della guerra e siccome eravamo le famiglie dell'11 settembre il nostro viaggio è diventato interessante per i media americani. Abbiamo quindi creato un rapporto di corrispondenza con i ragazzi di una scuola afghana dai quali abbiamo ricevuto una lettera e una colomba di pace da consegnare agli studenti americani i quali sono rimasti sorpresi creando in loro un sentimento di solidarietà verso le vittime della guerra." Secondo la Campbell nella cultura del popolo americano c'è una forte paura dopo l'11 settembre.
Nella sua testimonianza la Campbell ha raccontanto l'interessante esperienza di opposizione alla guerra degli studenti del movimento "Books not bombs" che ogni anno organizzano una settimana di critica alla spesa militare. Molti studenti sono coinvolti in un programma chiamato denominato dall'amministrazione Bush "no child left behind - nessun bambino resti indieto", una forma di avvicinamento e accostamento al mondo militare. Le forze militari americane adottano un reclutamento degli studenti con questa legge che obbliga a consegnare i dati e i numeri telefonici degli studenti iscritti alle forze armate americane e in caso di rifiuto le scuole perdono i fondi di supporto. Questo permette alle forze armate di reclutare giovani promettendo grandi vantaggi economici che non sono veri. Per resistere a questa occupazione delle menti l'organizzazione Peacefull Tomorrows sta costruendo una rete di scuole che si dichiarino per la pace e rifiutino l'arruolamento militare. [AT]
Altre fonti: Enti locali per la Pace, Tavola della Pace, Rai News 24