Sant’Egidio: urge un Registro europeo sugli episodi di razzismo, anche per l'Italia

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Un registro europeo sugli episodi di razzismo: lo ha chiesto la Comunità di Sant’Egidio nel corso del Meeting internazionale interreligioso di Cracovia. La proposta è nata all’interno del workshop sul "Convivere in un mondo al plurale" dove sono emersi i dati sui 65.736 incidenti e delitti di matrice razzista nella sola Gran Bretagna nel 2007.

"È emerso che in alcuni paesi dell’Europa a 27 non viene tenuta nota degli episodi di razzismo, tra cui Italia, Malta, Grecia, Portogallo e Spagna" - ha spiegato il portavoce Mario Marazziti. "E’ la variante tribale europea" - ha denunciato Marazziti. "Mentre per fortuna esistono consolidati gli anticorpi culturali per riconoscere il rischio di antisemitismo rinascente, non esistono ancora gli anticorpi di fronte all’antigitanismo e al razzismo, mentre crescono le spinte contro l’immigrazione e il richiamo a purificazioni linguistiche e a omogeneità impossibili nella vita delle città europee".

La proposta è stata accolta "con grande interesse" dall'Unar, l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. "Un fascicolo a livello europeo degli episodi di discriminazione, andrebbe ad implementare le attività antidiscriminazione già operative nel nostro Paese. Non posso che condividerne il progetto" - ha commentato Massimiliano Monnanni, direttore generale dell'Unar.

Nel suo intervento alla tavola rotonda Mario Marazziti ha sottolineato con preoccupazione che "per la prima volta al Parlamento europeo sono saliti oltre cento deputati che provengono da formazioni politiche che predicano la 'purezza' nazionale, e che raccolgono consensi quando utilizzano parole d’ordine che tendono a descrivere l’altro, per dialetto, lingua, origine, immigrato o nato accanto, come un potenziale nemico". Ma - ha proseguito il portavoce di Sant'Egidio - "la sicurezza si crea producendo contiguità, intreccio, amicizia, conoscenza. Non è raggiungibile con tutte le telecamere del mondo, se non c’è vita, comunicazione e la rappresentazione dell’altro è quella del nemico, se una società spaventata non investe in scuola e in educazione ma in carceri".

Il portavoce della Comunità di Sant’Egidio nella conferenza stampa ha anche offerto i dati della trasformazione già in atto nelle società europee: "Un berlinese su sette non ha passaporto tedesco, 473mila persone. A Francoforte uno su quattro: il 24,3% della popolazione, 164mila persone. A Londra il 27% della popolazione è nata fuori dal Regno Unito, il 22% sono extracomunitari. A Barcellona il 22,7%. A Roma uno su 10, il 14,5 % a Milano. Il pluralismo è un fatto. La sfida è l’integrazione sociale. Trattare come nemici queste persone è autolesionismo e favorisce l’insicurezza" - ha concluso Marazziti.

Aprendo il XXIII Meeting "Religioni e culture in dialogo" dal titolo "Lo spirito di Assisi a Cracovia'' organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'Arcidiocesi di Cracovia a 70 anni dall'inizio della II Guerra mondiale, il Presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, cardinale Walter Kasper ha ribadito che "la pace tra i popoli deve cominciare dalla pace tra le religioni". "Non siamo che all'inizio di un cammino volto a sradicare antiche incomprensioni, profonda sfiducia e pregiudizi ingiusti" - ha affermato Kasper. "Agli scettici e ai nemici del dialogo rispondiamo che la Chiesa cattolica si è definitivamente impegnata su questo cammino".

Nel tavola rotonda sul tema del conflitto a 70 anni dalla II Guerra mondiale, il cardinale Roger Etchegaray ha affermato che "la guerra non è un destino né una fatalità e il lottare contro la guerra è un atto di coraggio". Cornelio Sommaruga, giá presidente della Croce Rossa Internazionale, ha sottolineato che dobbiamo mettere in atto "una globalizzazione della prevenzione dei conflitti". "In questo contesto - ha affermato Sommaruga - dobbiamo pensare che la sicurezza umana passa per la lotta contro l’estrema povertà di una parte dell’umanità che non è solo una tragedia ma uno scandalo; la salvaguardia dell’ambiente, in un momento in cui ci accorgiamo degli importanti cambiamenti climatici; il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale e umanitario che deve tornare ad essere una priorità per i governi e per i capi degli eserciti non statali mentre molta più attenzione dev’essere data alla gender issue". Yoshitaka Hatakeyama, Sottosegretario generale della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace (WRPC) ha richiamato l'importanza dell'eliminazione delle armi nucleari.

Il meeting internazionale si è concluso ieri al campo di concentramento nazista Auschwitz-Birkenau dove i partecipanti provenienti da numerosi paesi del mondo con una cerimonia hanno ricordato le vittime del nazismo e hanno marciato in silenzio lungo i binari della morte sui quali nei carri bestiame viaggiavano le vittime di forni crematori.

Nell'appello finale il Meeting internazionale ha sottolineato che "le religioni non vogliono la guerra e non vogliono essere usate per la guerra. Parlare di guerra in nome di Dio è una bestemmia. Nessuna guerra è mai santa. L’umanità viene sempre sconfitta dalla violenza e dal terrore". [GB]

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