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Industria bellica, perché la produzione non si riconverte
Diplomazia popolare
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Immagine: Unsplash.com
Finalmente si muove anche Leonardo. Ci sono voluti due mesi al colosso nazionale degli armamenti per annunciare di voler fornire «tutto il proprio supporto» (sic!) in termini di «risorse, mezzi e persone» per sostenere le istituzioni nazionali nel contenimento dell’epidemia da Covid-19. Supporto che, come esplicita il comunicato diffuso sabato scorso dall’azienda, di fatto si riduce all’impiego di due aerei da trasporto (un C-27J ed un ATR-72) con propri equipaggi e tre elicotteri (due AW139 e un AW189) a sostegno della Protezione Civile e a fornire l’utilizzo delle proprie stampanti 3D negli stabilimenti di Grottaglie e La Spezia per produrre valvole per respiratori.
Davvero un po’ poco per quella che si definisce «la principale azienda industriale italiana e tra le più importanti aziende al mondo dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza». Leonardo Company ha infatti inglobato le maggiori imprese italiane del settore civile e militare dell’aeronautica (Alenia Aermacchi), dell’elicotteristica (Agusta Westland), dell’elettronica (Selex Es), dei sistemi satellitari (Telespazio), della simulazione (Vitrociset), dei sistemi terresti e navali di difesa (Oto Melara, Wass) fino ai sistemi missilistici (MBDA): solo in Italia impiega 29.244 addetti ed ha un fatturato di oltre 12 miliardi di euro.
Suonano inoltre come una beffa alcune parole del comunicato della direzione di Leonardo, in particolare l’utilizzo della parola “solidarietà”: «Solidarietà a supporto delle istituzioni” si legge nel titolo che poi elenca «una serie di iniziative solidali…». Solidarietà pelosa che, soprattutto, non preclude alle aziende militari del gruppo di continuare a produrre nonostante le restrizioni imposte dal governo su scala nazionale: il decreto governativo del 25 marzo scorso esplicita, infatti, che «sono consentite le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale, previa autorizzazione del Prefetto della provincia ove sono ubicate le attività produttive».
Come si legge nella comunicazione inviata alla Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD) dal Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e dal Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, «è riconosciuta la strategicità e, più in generale, l’apicale importanza, per il nostro Paese, delle imprese operanti nei suddetti settori industriali, imprese la cui attività produttiva, anche in un momento altamente critico e quello che stiamo affrontando, si è comunque deciso di tutelare appieno». In parole semplici, anche in tempi di emergenza da coronavirus la produzione militare, dai mitragliatori alle bombe, dai Mangusta ai cacciabombardieri F-35 (è di ieri la notizia della ripresa del lavoro alla linea di assemblaggio di Cameri) è considerata strategica e tra le attività indispensabili per il nostro Paese... [segue su Ilmanifesto.it]
Giorgio Beretta di Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL)