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Burundi: governo e forze Fdd firmano per la pace
Diplomazia popolare
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Il presidente burundese Domitien Ndayizeye e il leader del FDD Pierre Nkurunziza hanno firmato a Pretoria (Sudafrica) lo scorso mercoledì uno storico accordo di pace. Nkurunziza e Ndayizeye hanno ordinato concordemente alle forze armate ribelli e all'esercito governativo di cessare le ostilità. L'accordo prevede una divisione paritaria per etnia delle forze armate e della polizia: 50% agli Hutu, 85% della popolazione, e 50% ai Tutsi, che attualmente controllano gran parte dell'esercito e della polizia. All'FDD verrebbero inoltre garantita una rappresentanza di 15 membri presso l'Assemblea nazionale, quattro ministeri di cui uno di rilievo e tre governatori di provincia.
L'accordo di Pretoria implementa il processo di pace avviato con il "cessate il fuoco" firmato lo scorso 3 dicembre ad Arusha (Tanzania). Al processo di pace però non hanno mai partecipato le altre forze ribelli di etnia Hutu, le FNL. Queste ultime si sono sempre rifiutate di aprire un dialogo con il Governo, accusato di essere succube delle forze armate governative, guidate dai Tutsi. Le FNL hanno sempre richiesto di trattare direttamente con i generali Tutsi, cosa sempre loro negata. Un portavoce delle FNL, alla notizia dell'accordo di Pretoria, ha dichiarato di non credere alla validità ed alla tenuta dell'accordo sostenendo che non sarebbe il primo accordo che viene siglato e poi non rispettato. Difficile ma essenziale sarà nei prossimi mesi tentare di coinvolgere all'interno del processo di pace anche le FNL.
Il Burundi è abitato in maggioranza da popoli di etnia Hutu ma i Tutsi hanno però sempre controllato le istituzioni, in particolare l'esercito. Fin dall'indipendenza, ottenuta nel 1962, sono scoppiati a più riprese conflitti intestini tra le due etnie. Nel 1996 un golpe dei militari Tutsi ha provocato quest'ultima fase del conflitto civile con la contrapposizione al governo golpista di due formazioni ribelli di etnia Hutu il FDD il FNL. Il conflitto ha causato 300 mila morti nonché migliaia di profughi e rifugiati. (DS)
Altre fonti: Warnews;