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2014. L’anno di Podemos
Diplomazia popolare
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Anno nuovo, vita nuova? Non per chi lo scorso anno è emerso come la rivelazione politica della Spagna ed è ben contento di rinnovarsi per il 2015 semplicemente ampliando il consueto slancio “rottamatore” allo scenario politico del Paese al grido di “2015, inizia il cambiamento”. Dopo aver ottenuto 1 milione 200mila preferenze alle elezioni europee del maggio scorso (pari al 7,9% dei suffragi) che gli hanno garantito ben 5 eurodeputati, la neonata formazione politica Podemos continua a lanciare il guanto di sfida alla cosiddetta “casta”, ossia il Partito Popolare (PP), il Partito Socialista (PSOE) e la coalizione catalana di Convergenza e Unione (CiU), e a preparare il terreno per i tre appuntamenti elettorali che si presenteranno nel corso dell’anno che riguardano alcune tra municipalità e comunità autonome, oltre alle elezioni nazionali. Lo slogan elettorale ha già fatto ampia mostra sui social network: “Dobbiamo vincere, tocca a noi cambiare il Paese che la casta ha rovinato. #2015EmpienzaElCambio”. Si è inoltre trasformata in hashtag di tendenza nel Capodanno spagnolo la stringa diffusa da Podemos su Twitter attraverso il suo account ufficiale “Quando è stata l’ultima volta che hai mangiato l’uva con ilusìon?”, ossia con quel mix di entusiasmo e speranza che dovrebbe accompagnare i dodici chicchi d’uva strozzati in gola al ritmo dei dodici rintocchi di campana che segnano la mezzanotte del 31 dicembre secondo la più classica delle tradizioni spagnole per la “nochevieja”.
Il lessico politico del cambiamento non è una novità per la Spagna. Nelle elezioni nazionali del novembre 2011 era stato il Partido Popular a usare lo slogan “Unisciti al cambiamento” che aveva seguito quello iniziale della campagna “Comincia il cambiamento”; e ancora in Catalogna nel 2010 il CiU aveva fatto ricorso esattamente allo stesso motto in catalano “Comença il canvi” e se si guarda poi alle elezioni del 1982 anche il Psoe aveva utilizzato lo slogan “Por el cambio” (ossia “Per il cambiamento”) a sostegno della candidatura del futuro presidente del governo Felipe González. Superata a pieni voti la prova dei 100 giorni di vita alle elezioni del Parlamento Europeo di maggio, Podemos ha scelto dunque di non distaccare il proprio linguaggio da un tracciato comunicativo solcato da quei partiti indicati dalla stessa formazione politica come casta, conferendogli però un rinnovato valore.
Secondo il sondaggio pubblicato da El Mundo lo scorso novembre, Podemos sarebbe il primo partito spagnolo con il 28,3% di preferenze dell’elettorato seguito dal PP al 26,3% e dal PSOE al 20%. Un risultato reso ancor più incredibile dalla relativa novità costituita dal progetto politico di Podemos, nato dall’esperienza degli “indignados” spagnoli: studenti, disoccupati e lavoratori scesi in piazza nel 2013 a Madrid e in altre città della Spagna contro le politiche di austerità decretate dal governo. È stato in quell’occasione che gli indignados hanno fatto la differenza, dimostrando di essere in grado di produrre proposte di rinnovamento e rappresentando dunque una possibilità di reale cambiamento. Salario minimo garantito, eliminazione dei paradisi fiscali, abbassamento dell’età pensionabile a sessant’anni, riduzione degli stipendi e dei benefit ai parlamentari sono i principali cavalli di battaglia di Podemos che rendono la sua attitudine al cambiamento di certo condivisibile ma soprattutto di più solida credibilità rispetto ai due principali partiti spagnoli, Pp e Psoe. “Loro sono odio, falsità, menzogne e corruzione. Noi la gioia, la speranza e il futuro” e ancora “Il timore che la casta ha di noi alimenta la nostra voglia di andare avanti”: la contrapposizione è netta e sarà anche il leitmotiv della manifestazione indetta per il 31 gennaio a Madrid che vuole essere una dimostrazione di forza del nuovo partito.
“La marcia del cambiamento” potrebbe dare un segno tangibile che la trasformazione annunciata per il 2015 sta avendo davvero inizio. Anche solo la legittimazione di Podemos di indire una mobilitazione nazionale rende evidente la posizione di favore che al momento il partito ha nel cuore e che soprattutto avrà nel segreto delle cabine elettorali, secondo molti opinionisti a prescindere dal colore politico. Se è vero che Podemos è un partito di sinistra, è altrettanto vero che la sua proposta può apparire trasversale nel momento in cui mira alla costruzione di un’Europa (e una Spagna) diversa, che investa sulle sue popolazioni e sul loro futuro, anziché chiudersi in politiche di austerità, di impoverimento e di restrizione dello stato sociale sposate anche dalle socialdemocrazie europee. E mentre si sgonfia la ricorrente polemica sull’estremismo di Podemos questa volta innescata da una serie di Twitter lanciati da un account falso attribuito a una sezione del partito che ha connesso la morte di un poliziotto investito pochi giorni fa da un treno a Madrid mentre tentava il fermo di un immigrato come “conseguenza della brutale repressione della polizia verso l’immigrazione”, ora si attende la prova dei fatti. I giovani rappresentanti di Podemos saranno in grado di tradurre le loro parole in concrete azioni alla prova dell’agognato (quanto prevedibile) riconoscimento designato che verrà dalla prova elettorale?