Lav: assente Alemanno, caccia alle balene da bandire

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Si sono aperti oggi i lavori della 56⪀ Commissione Internazionale Baleniera (International Whaling Commission - IWC) ai quali la LAV partecipa insieme alla WSPA come membro della Coalizione mondiale contro la caccia alle balene che raggruppa oltre 140 organizzazioni di 57 paesi in tutto il mondo. Il discorso di apertura, spettante al paese ospitante, è stato tenuto da Giuseppe Ambrosio, Direttore del Ministero delle Politiche Agricole, che ha sostituito il Ministro alle Politiche Agricole, Gianni Alemanno.

Nonostante il discorso abbia positivamente indirizzato i lavori della Commissione verso un deciso No alla riapertura della caccia commerciale alle balene, esprimendo un netto Sì alla istituzione di santuari a protezione dei mari, la LAV ritiene che l'assenza del Ministro sia stata grave perché lo stesso discorso pronunciato da lui avrebbe consentito da subito alla Commissione riunita di indirizzare i suoi lavori non su una difesa dello status quo, pur messo oggi in pericolo dalle posizioni pro-strage di Giappone, Norvegia ed Islanda, ma su un più elevato livello di protezione delle balene, cercando di annullare anche la caccia per presunti scopi scientifici che uccide circa 1400 grandi cetacei l'anno.

La campagna contro la caccia alle balene, condotta da WSPA (Ente mondiale per la protezione degli animali) e LAV-Lega Anti Vivisezione vuole spostare il piano d'attenzione non più solo in relazione alla conservazione delle specie cetacee, ma soprattutto in relazione alla grave sofferenza degli animali e al mancato rispetto delle condizioni minime di benessere, che impongono quindi la messa al bando della caccia alle balene. "La caccia alle balene, infatti, nonostante la moratoria della caccia a scopo commerciale, stabilita nel 1986 dall'IWC, continua ogni anno ad uccidere 1400 balene, ad opera di balenieri norvegesi e giapponesi, in operazioni di caccia commerciale e cosiddetta "scientifica" - dichiara Maria Teresa D'Agostino, responsabile LAV Pesca e itticoltura - A Norvegia e Giappone nel 2003 si è aggiunta l'Islanda che ha ucciso nello stesso anno oltre 30 balenottere a scopo di "ricerca"℀

Il metodo di uccisione impiegato per la caccia alla balena, l'arpione a granata di pentrite, si è dimostrato inefficace nel provocare quella che dal 1957 l'IWC ha definito "uccisione umana": il processo per cui gli animali sono resi immediatamente insensibili fino al sopraggiungere della morte. Da quell'anno, infatti, l'IWC si occupa di esaminare i problemi relativi al benessere animale. L'esplosione della granata di pentrite, progettata per esplodere all'interno del corpo della balena, crea un'ampia ferita, di almeno 20 cm di larghezza, le cui dimensioni triplicano quando gli ardiglioni dell'arpione si uncinano nel corpo della balena. Malgrado la potenza dell'arpione esplosivo, per "finire" le balene, ma anche come metodi di uccisione primari, si ricorre spesso ad altri strumenti, come fucili o arpioni non esplosivi.

Dato l'ambiente in costante movimento in cui le balene vivono, poi, e le enormi dimensioni e massa corporea di questi mammiferi, è intrinsecamente difficile ottenere un'uccisione rapida e pulita e, nonostante anni di discussioni sui problemi legati a questo argomento, fra cui l'adozione di almeno 15 risoluzioni sui problemi connessi al benessere animale, i progressi in seno all'IWC sono stati lenti. Le gravi preoccupazioni inerenti al benessere animale restano purtroppo in larga parte irrisolte. "Tempi di morte prolungati, inseguimenti stressanti ed animali colpiti e persi, inoltre, indicano che quello del benessere è un problema di grande portata per le balene, problema di cui potremmo ancora non conoscere la piena entità. - prosegue D'Agostino - Gli adattamenti fisici all'ambiente marino dei cetacei, infine, hanno implicazioni significative sulla questione: il loro adattamento ad immersioni senza immissione di ossigeno per lunghi periodi di tempo e la capacità di abbassare la propria frequenza cardiaca del 50-80%, rendono difficile determinare quando una balena è morta. Questo fa sorgere una domanda: alcune balene sono ancora vive al momento di essere trasportate sulla nave baleniera per la macellazione?"

La carne proveniente dalle operazioni di caccia alla balena è destinata in ultima istanza al consumo umano: è quindi possibile ricorrere a paragoni con le pratiche di macello di animali da "consumo" nello stabilire il potenziale relativo al benessere legato alle attività di caccia alla balena. Principi di base a cui fare riferimento per la tutela del benessere degli animali al macello sono stati individuati nel caso degli animali da allevamento: strutture per il trattamento pre-macello che minimizzano lo stress; impiego di personale competente, addestrato ed attento; attrezzature adeguate allo scopo; procedure efficaci che inducano immediata perdita di coscienza e sensibilità o l'induzione ad un periodo di incoscienza senza dolore; e, per finire, la garanzia che l'animale non uscirà da tale stato prima dell'avvenuta morte.

Questi elementi determinanti possono essere usati come lista di base per stabilire il potenziale di benessere delle attuali attività di caccia alla balena. La coalizione globale quindi fa appello all'universale riconoscimento del fatto che, solo in considerazione del benessere animale, le operazioni di caccia alla balena dovrebbero essere fermate.

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