I dati del rapporto "State of the World"

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Gary Gardner, direttore di ricerca del Worldwatch Institute, durante una conferenza stampa di Terra Futura ha presentato il rapporto "State of the world 2004". Per semplificare la descrizione della situazione dei paesi occidentali ha rivolto l'attenzione agli Stati Uniti, il paese con il massimo livello di consumi. Il 65% della popolazione nord-americana è obesa, mentre il 61% possiede una carta di credito con indebitamento;tutto quanto accade, malgrado in quella nazione ogni cittadino lavori in media tre settimane in più all'anno rispetto ad un europeo. Il regime dei consumi, dunque, pesa sempre di più sulla vita dei singoli, che per accrescere i loro redditi trascurano totalmente le relazioni umane.

Una classe di nuovi consumatori, con stili di vita simili ai nostri, si affaccia nei Paesi di nuova industrializzazione come Cina e India. Piccole percentuali rispetto al totale della popolazione ancora in miseria, ma che in Paesi, rispettivamente da 240 milioni e 120 milioni, il cui Pil cresce fino al 10% annuo, fanno lanciare l'allarme risorse. "In 17 Paesi in via di sviluppo (Cina, India, Corea del Sud, Filippine, Indonesia, Malesia, Thailandia, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Sud Africa, Brasile, Argentina, Venezuela, Colombia, Messico e Turchia) - ha spiegato Gardner - e tre economie in transizione (Polonia, Ucraina e Russia), si è creata una nuova fascia di consumatori valutata intorno agli 1,1 miliardi di persone. E la pressione sull'ambiente rischia di diventare insostenibile: in cina nel 1990 circolava un milione di automobili, mentre nel 2000 erano già 6 milioni. Nello stesso periodo il parco auto indiano è passato da 1,7 a 6,1 milioni".

Nonostante questa rincorsa, tuttavia, i Paesi industrializzati, che rappresentano il 12% della popolazione mondiale, assorbono ancora il 62% dei consumi delle famiglie a livello mondiale. La classifica globale del numero dei consumatori medi, quindi del numero degli abitanti con un livello medio di consumi procapite, è guidata dagli Stati Uniti, che hanno 242,5 milioni di consumatori medi, l'84% della popolazione, seguita dalla Cina, che ne conta circa 239,8 milioni, appena il 19% della popolazione. Al palo l'Africa subsahariana, dove i consumi negli ultimi anni si è registrato un calo nei consumi del 20%.

Una battuta sulla proposta del Governo di accorpare ai weekend alcuni giorni festivi: "Gli Statunitensi lavorano 9 settimane in più rispetto agli europei ma non è detto che guadagnino di più. Inoltre, proprio per il loro stile di vita insostenibile, il 61% degli Statunitensi è indebitato, con un debito medio di 11mila dollari procapite, e un interesse di 2mila dollari l'anno".Un diverso modello di consumi è possibile, ha concluso Gardner: "E' importante generare benessere, non necessariamente ricchezza, offrendo alle persone il servizio e non il bene. Un piccolo esempio concreto: se si offrono ai cittadini, ad esempio, trasporti pubblici adeguati nel prezzo e nell'efficienza, che incentivino un uso collettivo dei mezzi e delle risorse, le cose possono cambiare".

Vi è, tuttavia, la possibilità di un terzo livello di consumi, focalizzato su un nuovo modello, secondo il quale si offrono alle persone servizi e non beni. Per raggiungere tale obbiettivo occorre che i governi e le imprese, in primis, si interroghino sui reali bisogni della società; occorre una nuova etica dell'efficienza. Ha concluso l'incontro Tommaso Franci, assessore Ambiente della Regione Toscana, ribadendo l'importanza dell'introduzione dell'eco-efficienza nella vita quotidiana; per quanto riguarda la Toscana un esempio è costituito dall'uso dell'acqua degli acquedotti, che potrebbe ridurre dell'un per cento i rifiuti prodotti.

Fonte: Metamorfosi

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