Aviaria: crisi dei polli e richieste della Lav

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In Italia la paura dell'aviaria ha fatto crollare le vendite con un milione di polli in meno a settimana sul mercato. La flessione di vendite sfiora il 50%. E' psicosi, dicono allevatori e trasformatori, terrore indotto da notizie spesso avventate. Il pollo targato Italia, ripetono fino a sgolarsi, è arcisicuro. Ma intanto, coi consumi calano i prezzi: del 27%, per Coldiretti. In altri paesi "sicuri" (Francia, Germania) il prezzo del pollo sicuro invece sale. Il grido di dolore lo lancia da Cernobbio - dalla platea "griffata" del Forum agricoltura e alimentazione firmato Coldiretti e Ambrosetti - il "signor Aia", Giordano Veronesi, che annuncia misure drastiche con cui il colosso del pollo manderà a casa 1.500 addetti su 4.200. Ci sono ancora per Aia 2.600 persone nell'indotto, e a livello nazionale oltre 150.000 famiglie che in un modo o nell'altro vivono d'attività legate al settore. Al convegno è stato richiamato dal professor Veronesi e da Romano Prodi il ruolo dell'informazione nel creare la psicosi.

E di polli si è parlato ieri anche nelle piazze italiane con la mobilitazione della LAV che ha raccolto firme sulla petizione che chiede al Governo nazionale e alle istituzioni dell'Ue che la specifica Proposta di Diretteva sia integrata e modificata garantendo un reale benessere ai polli "da carne". Questo settore ogni anno coinvolge circa 450 milioni di polli solo in Italia e 5,2 miliardi in Europa, al momento non è ancora regolato da una specifica normativa. "L'attuale emergenza legata al virus dei polli, oltre ad avere un costo psicologico in termini di grave allarme sociale, ha anche un costo economico che grava su tutti i contribuenti italiani: 70 milioni di euro ripartiti tra i 20.000.000 di euro per l'acquisto di carni congelate di pollame da parte dell'Agea (Mipaf) ed i 50.000.000 di euro previsti per l'acquisto di farmaci antivirali e vaccini, ai quali si aggiunge la cifra, non nota, per la Campagna pubblicitaria dei Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole sulla sicurezza delle carni avicole nazionali, ed una serie di costi previsti nel Decreto Legge n.202 in esame alla Camera, per un totale di oltre 15.200.000 euro l'anno, a partire dal 2006, ripartiti tra Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali, contratti a tempo determinato per 60 tra dirigenti veterinari di I livello e operatori del settore della prevenzione, dell'assistenza e del controllo sanitario, 96 Carabinieri NAS, e per la riorganizzazione del Dipartimento Sanità veterinaria del Ministero della Salute" - dichiara Gianluca Felicetti, responsabile rapporti istituzionali della LAV

A questi costi si sommeranno inevitabilmente milioni di animali del settore avicolo che dovranno essere abbattuti in caso di epidemia, come peraltro già accaduto in Italia per ceppi del virus dei polli a bassa patogenicità, perché la peste dei polli è altamente contagiosa e le caratteristiche dei nostri allevamenti intensivi non possono che favorirne la rapida diffusione tra gli animali". "Il nostro sistema di allevamento intensivo che sottopone i polli a condizioni di vita innaturali predisponendoli così a numerose patologie, è il maggior pericolo di diffusione di malattie altamente contagiose come il virus dei polli: è necessario "prevenire" gravi crisi come quella attuale lavorando in favore di una legislazione specifica sull'allevamento dei polli "da carne", finora inesistente, che garantisca a questi animali condizioni di vita rispettose della loro natura: normali ritmi di crescita, spazio e movimento, adeguato riposo e alimentazione, ecc. - dichiara Roberto Bennati, responsabile campagne europee della LAV che ricorda che la raccolta di adesioni alla petizione continuerà fino al 31 marzo

"L'obbligo di etichetta per la carne di pollo, in vigore da oggi, è una misura positiva, perché permette la tracciabilità del "prodotto", ma incompleta perché non indica il sistema di allevamento utilizzato - dichiara Roberto Bennati - "Questa etichetta, inoltre, non garantisce la qualità delle carni: ai consumatori deve essere comunicato il metodo di allevamento e di macellazione degli animali, in maniera esplicita e non con caratteri illeggibili o sul retro delle confezioni come viene fatto per le uova, perché solo attraverso un'informazione completa e trasparente i consumatori possono orientare le loro scelte preferendo sistemi di allevamento alternativi rispetto a quello intensivo che infligge ai polli condizioni di vita innaturali".

"Ci auguriamo di non dover attendere l'ennesima grave crisi sanitaria perché l'etichetta sia posta sulle carni di tutti gli animali, dal momento che questo obbligo esiste solo per la carne di bovini e di polli ed è stato introdotto solo in seguito alla crisi della"mucca pazza" e alla temuta pandemia della peste dei polli", conclude Gianluca Felicetti, responsabile rapporti istituzionali della LAV. [AT]

Altre fonti: Greenplanet

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