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Nomadi
La scheda
Nonostante la gravità del genocidio perpetrato, la discriminazione nei confronti delle popolazioni rom e sinte esiste anche oggi. Dal dopoguerra in poi molti sono i casi di razzismo nei loro confronti, dal conflitto dei Balcani che ha riversato in Europa migliaia di rom profughi in fuga da una guerra etnica che vedeva anche loro fra le vittime, ai pogrom in Romania, al costante tentativo di assimilazione da parte dei vari Stati europei. Il boom economico degli anni ’60 ha cambiato di molto le abitudini di questa popolazione viaggiante, costringendola a divenire sedentaria: l’assenza di richiesta dei lavori tradizionali del popolo romanì sostituita dall’industrializzazione che produce gli stessi prodotti a costo minore, l’obbligo scolastico che permette il viaggio solo nei mesi estivi, le prime leggi regionali del 1970 che riconoscono l’esistenza di questi popoli, ne promuovono l’integrazione e ne autorizzano la loro sosta all’interno di appositi campi (spazi abitativi recintati e lontani dalle città). L’Unione europea indica tuttora l’Italia come il paese dei campi nomadi, contestando l’impossibilità di qualsiasi popolo a vivere “in cattività”, in uno spazio recitato. Numerose associazioni promuovono oggi i diritti e la cultura del popolo rom e sinto anche con proposte di legge che riconoscano la minoranza linguistica di questi popoli.
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