Venezuela: si apre la sfida al governo Chávez

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Segnatevi questo nome: Henrique Capriles Radonsky. Trentanove anni, avvocato di origini polacche, nipote di immigrati scappati in America Latina dagli orrori dell’olocausto. É il neoeletto candidato alle elezioni presidenziali del prossimo 7 di Ottobre in Venezuela. Non si tratterà di elezioni qualsiasi. Da una parte, niente meno che Hugo Chávez, attuale Presidente della Repubblica, l’istrionico e combattivo leader antimperialista che dal 1998 guida il paese secondo un modello di governo di stampo nazional-socialista. Dall’altra, appunto, Henrique Capriles, fresco vincitore delle primarie interne al MUD, Mesa de la Unidad Democrática, la principale coalizione di partiti d’opposizione al governo in carica.

Le primarie interne al MUD rappresentano a loro modo un evento storico nel panorama politico venezuelano. Sia perché restituiscono al paese, dopo anni di divisioni e litigi, una opposizione compatta e organizzata contro il governo Chávez, sia perché l’affluenza alle urne ha fatto registrare numeri record e ben al di sopra delle aspettative: quasi tre milioni di votanti tra Caracas ed il resto del paese. A dispetto della sua giovane età, quello di Capriles non é un nome nuovo. Eletto a soli ventisei anni come il deputato più giovane di tutta la storia del Venezuela, divenne successivamente sindaco del Municipio di Baruta per due mandati consecutivi. Nel 2008 la sua vittoria più significativa: governatore del distretto di Miranda, il secondo più popoloso del paese, sconfiggendo Diosdado Cabello, ex vicepresidente della Repubblica e delfino di Hugo Chávez. Recentemente ha detto:“Sento di avere una età perfetta per un paese giovane come il Venezuela, dove il 70% de la popolazione ha meno di 40 anni”.

A conti fatti, da quando é entrato in politica non ha mai perso una sola elezione. Ed in questo assomiglia a Chávez, uscito vincitore da tutti e quindici i processi elettorali per cui é passato, tranne quello del referendum sulla riforma costituzionale.

Ma più in là dei consensi, qual é il programma? Ben lontano - per quanto dimostrato durante il suo periodo da governatore di Miranda - dal populismo chavista, al regalare pane ai poveri preferisce puntare sull’educazione come motore dello sviluppo e strumento di lotta alla povertà. Oltre la metà del budget a sua disposizione é stato destinato in questi anni all’istruzione. Sul fronte dell’economia, l’intenzione di Capriles é quella di recuperare sul terreno degli investimenti esteri e rilanciare l’impresa privata, ma senza rinunciare all’intervento dello stato, secondo un modello simile a quello di Lula in Brasile. In altre parole: crescita economica con accento sociale. Meno dipendenza dal petrolio e più presenza nei circuiti di scambio internazionali sono traguardi raggiungibili, secondo Capriles, investendo sull’istruzione, sulla competitività e sul lavoro.

La nuova ventata di entusiasmo che sta contagiando milioni di venezuelani insoddisfatti non sembra però preoccupare Chávez. Fedele al suo proverbiale senso di sicurezza, ha minimizzato l’ondata di partecipazione popolare, tacciando i vari candidati alle primarie come “borghesi servi di Washington”. Eppure, il caudillo deve fare i conti con un’economia in ginocchio. Mentre buona parte dei vicini di casa corre, il Venezuela sta affrontando una fase di recessione, per buona parte frutto degli errori del governo in carica. L’inflazione é alle stelle, le esportazioni ai minimi ed il debito pubblico in continuo aumento. Alla precarietà sul lavoro si é voluto compensare donando abitazioni prefabbricate gratis dotate di elettrodomestici. Confische ed espropriazioni hanno restituito spazio e dignità ai segmenti più poveri della popolazione, quelli per i quali Chávez rappresenta il rivoluzionario di cui il paese aveva bisogno.

I quasi 13 anni di governo chavista parlano però anche di risultati significativi nella lotta alla povertà, del riconoscimento dei diritti degli indigeni, di un sistema sanitario gratuito e capillare ispirato al modello cubano dell’amico Castro. Risultati che mantengono comunque alto l’indice di gradimento di Chávez pressoché in tutto il paese.

Per questi motivi, riuscire a sconfiggere il presidente in carica (che a dispetto della grave malattia che lo sta segnando ha dichiarato di voler governare almeno sino al 2031) sarà per Capriles un compito tutt’altro che facile. Il popolo venezuelano si troverà a dover scegliere tra lo stile spavaldo e a suo modo seducente di Chávez, uniforme militare e “Patria, socialismo o morte” come slogan e quello più dimesso dell’ex sindaco di Baruta. Quel che appare certo è che oggi la situazione è molto diversa da quella delle ultime presidenziali del 2006, quando un’opposizione lacerata al suo interno riuscì a malapena a presentare un candidato.

In ogni caso, il futuro coinquilino al palazzo di Miraflores dovrà fare i conti con il problema sicurezza. La capitale Caracas viaggia ad un macabro ritmo di oltre diecimila omicidi l’anno, con un tasso di criminalità tra i primi tre al mondo.

Andrea Dalla Palma

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