Italia: 'Cinque domande all'Eni' sulle attività in Congo Brazzaville

Stampa

Quattro testate giornalistiche indipendenti (Valori, Radio Popolare, Africa e Altreconomia) hanno lanciato nei giorni scorsi la campagna “Cinque domande per Eni” per chiedere risposte chiare ed esaurienti alla multinazionale petrolifera italiana sulle sue attività in Congo Brazzaville che minacciano gravi danni ambientali.

Si tratta di attività, in parte già in corso e in parte in programma, di esplorazione delle sabbie bituminose (terreno impregnato da quantità, anche ridotte, di petrolio, la cui estrazione è molto costosa e necessita tecniche ad alto impatto ambientale), produzione di biocombustibili e realizzazione di una centrale a gas da 350-400 Megawatt di capacità. Un intervento che vale 3 miliardi di dollari per il periodo 2008-2012, frutto di un accordo siglato tra Eni e il governo congolese nel 2008, i cui dettagli non sono mai stati resi noti al pubblico, né alle comunità locali nonostante Eni si fosse impegnata a coinvolgere la popolazione nelle proprie decisioni.

A rivelarne parte dei contenuti e a denunciare gli enormi danni che provocherà all’ambiente, in una foresta tropicale protetta, è stato un rapporto realizzato dalla tedesca Heinrich Boell Foundation e dall’italiana Campagna per la Rifroma della Banca Mondiale (Crbm), intitolato “Energy futures. Gli investimenti di Eni in sabbie bituminose e olio di palma in Congo Brazzaville” (la versione integrale in .pdf), presentato lo scorso novembre, prima a Berlino e poi a Milano.

Le due organizzazioni che hanno realizzato il Rapporto, insieme a rappresentanti della società civile congolese, hanno rivolto ad Eni le domande oggetto della campagna, ma non hanno ricevuto risposte. Dopo molta insistenza lo scorso dicembre Eni ha concesso loro un incontro, durante il quale però non sono state fornite le informazioni richieste.

Ecco le Cinque domande per Eni

  1. Eni ha effettuato valutazioni dell’impatto ambientale del suo intervento nel Congo Brazzaville (in particolare dello sfruttamento delle sabbie bituminose)? Perché non sono state rese pubbliche?
  2. Qual è la composizione e la quantità dei gas bruciati con il gas flaring (combustione dei gas che fuoriescono durante l’estrazione del petrolio) nel giacimento di M’boundi? È certo che non siano nocivi per le persone e per l’ambiente?
  3. Eni ha dichiarato che l'accordo con il governo congolese permetterà di produrre di 2,5 miliardi di barili di greggio, mentre le autorità locali sostengono che verrà prodotto bitume per realizzare strade. Qual è la verità?
  4. Eni aveva dichiarato che avrebbe promosso “una consultazione libera, informata e continua” con le comunità locali. Invece i dettagli degli accordi, firmati con il governo congolese (nel 2008) per i nuovi investimenti (3 miliardi di dollari), non sono pubblici né disponibili per le popolazioni locali. Perché?
  5. Amnesty International ha pubblicato recentemente un rapporto molto critico sulle compagnie petrolifere che operano in Nigeria, che evidenzia “la povertà, il conflitto, le violazioni dei diritti umani e la disperazione” che hanno portato alla popolazione del Delta del Niger. Quali iniziative state portando avanti per implementare le raccomandazioni di Amnesty sulla Nigeria e per evitare che il Congo diventi come il Delta del Niger?

Ultime su questo tema

Capitalismo verde nelle americhe, false soluzioni, minacce reali

09 Ottobre 2025
In questo articolo esaminiamo criticamente l'ascesa del capitalismo verde nella regione in vista della COP30 che si terrà a Belém, in Brasile, a novembre. (Other-News)

L’E-Mobility in stallo?

15 Settembre 2025
La mobilità elettrica potrebbe scaricarsi: colpa di costi, filiere e infrastrutture. (Alessandro Graziadei)

Crisi climatica: di chi è la “colpa” degli effetti sull’Africa?

22 Agosto 2025
Secondo l’opinione di decine di migliaia di africani, raccolte in un’indagine pubblicata su Nature, i principali responsabili sono coloro che governano i paesi del continente. Altri studi, invece,...

Clima e climatizzatori!

18 Agosto 2025
I condizionatori d’aria mitigano la crisi climatica che contribuiscono ad aggravare? (Alessandro Graziadei)

Un passo avanti per la giustizia climatica

07 Agosto 2025
Il 23 luglio la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha pubblicato il parere consultivo sugli obblighi degli Stati in materia di cambiamento climatico. Primo fra tutti l’obbligo di adoperarsi...

Video

Global Warming