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Il 25 aprile a Lampedusa si chiama Giusi Nicolini
Ambiente
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Il 6 e il 7 maggio avranno luogo le elezioni amministrative in più di 800 comuni italiani.
Verranno eletti sindaci e consigli comunali di grandi città come Genova e Verona, ma anche di piccoli comuni come quello di Lampedusa e Linosa, le due isole principali dell’arcipelago delle Pelagie che poco più di un anno fa, all’inizio del 2011, diventarono loro malgrado tra i luoghi più osservati al mondo – persino Al Jazeera aveva un suo ufficio a pochi metri dalla Capitaneria di Porto – perché sulle sue coste avvenivano, più o meno quotidianamente, gli sbarchi di immigrati provenienti dall’Africa, in fuga da paesi in guerra o comunque ridotti alla fame.
L’Italia e il mondo intero attraverso i mass media ebbero l’impressione, poi largamente smentita dalla realtà che seguì quegli avvenimenti, che l’Occidente fosse a rischio di quelle invasioni barbariche denunciate da Roberto Maroni, all’epoca ministro degli Interni.
L’isola di Lampedusa, durante quella crisi, arrivò anche a raddoppiare la sua popolazione, che da circa 6000 abitanti residenti arrivò a contare più di 12.000 persone, contando anche i migranti giunti dal mare. Una situazione talmente grave da portare Laura Boldrini, portavoce per l’Italia dell’UNHCR, a denunciare una concreta situazione di rischio a causa di una crescente tensione sia tra i migranti che tra questi ultimi e la popolazione locale.
Al danno poi si aggiunse la beffa quando l’allora premier Silvio Berlusconi, non trovò nulla di meglio che andare a prendere in giro i lampedusani promettendo in loro favore: fognature, strade, rimboschimento dell’isola, una moratoria fiscale, bancaria e previdenziale, la calmierazione del prezzo del gasolio, una zona free tax, la candidatura al Nobel per la Pace, un campo da golf e una nuova scuola. All’elenco mancava solo un collegamento diretto con l’isola di Atlantide, ma purtroppo l’avvento del governo Monti ha impedito di poter aggiungere la cosiddetta ciliegina sulla torta.
A più di dodici mesi da quell’esibizione teatrale – era il 30 marzo 2011 – la realtà dei fatti vede Berlusconi indaffarato nei procedimenti penali che lo vedono imputato, il sindaco De Rubeis, per non essere da meno, si ritrova indagato dalla Procura d’Agrigento per abuso d’ufficio nell’ambito di un’indagine sul rilascio di concessioni edilizie, l’ex ministro Maroni è impiegato nel disperato tentativo di salvare il naufragio del suo partito, travolto da scandali sempre di natura giudiziaria per l’allegra amministrazione dei fondi pubblici destinati al finanziamento delle sue attività, mentre le invasioni barbariche continuano ad essere condotte da Daria Bignardi su La7 ogni venerdì in prima serata.
E i lampedusani? Beh, loro sono rimasti con un bel pugno di mosche in mano. D’altra parte chi poteva credere veramente che promesse così clamorose come quelle fatte da Berlusconi potessero essere mantenute?
Potrebbe sembrare che Lampedusa non abbia speranze e che il suo sviluppo dipenda solo ed esclusivamente da concessioni dall’alto di una politica “padronale” che in cambio dei privilegi che concede si attende consenso, obbedienza e danaro.
In realtà, la comunità lampedusana ha un’ampia e attiva società civile, impegnata a favore del rispetto dei diritti civili e dello stato di diritto, che sostiene un modello di sviluppo economico dell’isola che tuteli il territorio e le risorse ambientali.
Queste persone, quel 30 marzo, erano davanti a Berlusconi per protestare contro quella visita trasformata in passerella mediatica che offendeva la dignità e l’intelligenza dei lampedusani, beccandosi per questo minacce e spintoni da parte di qualche loro concittadino che, evidentemente, non vedeva l’ora di farsi fare fesso dal premier di allora.
Tra le persone che subirono minacce e offese c’era anche Giusi Nicolini, responsabile Legambiente Lampedusa e direttrice della Riserva naturale orientata dell’Isola dei Conigli che oggi, poche parole e tanti fatti, si rimbocca le maniche e decide di impegnarsi personalmente per pulire quell’offesa candidandosi a sindaco del comune di Lampedusa e Linosa.
Niente di nuovo per Giusi in realtà, abituata da anni a rimboccarsi le maniche e a lavorare giù duro. Basta vedere il suo volto di donna orgogliosa, testarda e onesta – tutte doti tipicamente meridionali – che ha dedicato la sua vita all’associazionismo credendo a tal punto in quel che faceva da farne una vera e propria professione. Negli anni ‘90, senza annunci e promesse, ha contribuito con il suo lavoro e con la sua testardaggine affinché sull’isola venisse costituita – siamo nel 1995 – la Riserva naturale orientata gestita da Legambiente che rappresenta la vittoria di una visione del mondo dove l’aria e il mare pulito, il rispetto per piante e animali e l’amore per la legalità si concilia tranquillamente con il benessere economico e la giustizia sociale.
Realizzarlo è possibile allo stesso modo in cui è possibile che un calabrone possa volare, come ricordato dalla stessa Giusi che in un comizio pubblico paragona la possibilità del buon governo a Lampedusa alla complessa geometria del movimento delle ali del calabrone, che riesce a volare nonostante la sproporzione esistente tra queste e il suo corpo.
Un volo che in questo giorno – è il 25 aprile, anniversario della liberazione d’Italia – fa nascere la speranza che tra poche settimane Lampedusa potrà rinascere nel segno della libertà e della responsabilità. A qualcuno potrà sembrare difficile però, intanto, il calabrone vola alto.