Siamo alla frutta (ed è pure poca!)

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Foto: Unsplash.com

Con una media di quasi 6 eventi meteo estremi al giorno tra siccità, bombe d’acqua, e violente grandinate, la crisi climatica quest’estate, oltre a morti, feriti e danni per migliaia di Euro, sta compromettendo anche la produzione agroalimentare italiana. Secondo la Coldiretti e il report di settembre dal titolo “2021, l’anno nero della frutta Made in Italya causa delle condizioni climatiche avverse la produzione di frutta in Italia è crollata del 27% e oltre un frutto su quattro è andato perso. “L’andamento climatico anomalo con l’inverno bollente, il gelo in primavera ed una estate divisa tra caldo africano, siccità e violenti temporali - ha spiegato la Coldiretti - hanno prima danneggiato le fioriture e poi i frutti con i raccolti Made in Italy che sono scesi al minimo da inizio secolo”. Il risultato, secondo l’analisi della Coldiretti rispetto alla media dei cinque anni precedenti, è un calo che riguarda tutti i prodotti, dalle mele (-12%) alle pere (-69%), dalle susine (-33%) ai kiwi (-29%), dalle albicocche (-37%) alle pesche (-48%) fino alle ciliegie (-20%). Una situazione drammatica per i produttori colpiti dalle calamità che hanno perso parte della produzione e di conseguenza per i consumatori, che hanno dovuto affrontare un aumento dei prezzi della frutta

Ma a risentire delle nuove condizioni climatiche è anche l’economia nazionale. Il settore ortofrutticolo nazionale garantisce, infatti, 440mila posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole per più di un milione di ettari coltivati e ben 113 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp. Per Ettore Prandini presidente di Coldiretti “Per difendere questo patrimonio nazionale dagli effetti dei cambiamenti climatici e tutelare le imprese e le famiglie è strategico promuovere l’applicazione e la diffusione di misure di gestione del rischio. Sostenere l’adesione delle aziende agricole a questi strumenti è un’esigenza imprescindibile considerato che, ad oggi, meno del 20% della produzione lorda vendibile agricola nazionale risulta assicurata nonostante la maggiore frequenza ed intensità di eventi climatici estremi ai quali si aggiunge la volatilità dei prezzi che caratterizza il mercato globalizzato”. Per farlo la Coldiretti auspica la collaborazione fra Stato e Regioni, indispensabile per promuovere strumenti di gestione del rischio moderni, riguardanti sia la difesa attiva che passiva delle colture e volti a tutelare le imprese e i loro redditi davanti ad un clima che condizionerà sempre di più l’agricoltura italiana ed europea.

L’estate appena trascorsa è un esempio! Anche i numerosi incendi che quest’estate hanno devastato l’Italia e il Mediterraneo sono arrivati in concomitanza con temperature da record soprattutto nel Belpaese, dove la temperatura media è aumentata di quasi 2,4°C, ovvero molto più velocemente della media mondiale intorno a +1°C. I dati raccolti da Copernicus, il programma di punta per l’osservazione della Terra dell’Unione europea, mostrano che l’estate appena trascorsa, intesa come i mesi di giugno, luglio e agosto,  è stata anche in tutto il Vecchio continente la più calda mai registrata“quasi 1°C superiore rispetto alla media del periodo 1991-2020”, seppur con un margine minimo “dal momento che le precedenti estati più calde, nel 2010 e nel 2018, sono state solo di circa 0.1°C più fresche”.  Anche per questo secondo lo studio  “Hot Spots and Climate Trends of Meteorological Droughts in Europe–Assessing the Percent of Normal Index in a Single-Model Initial-Condition Large Ensemble”, pubblicato ad inizio settembre su Frontiers in Water da un team della Ludwig-Maximilians-Universität München (LMU) e del canadese Ouranos Consortiuml’Europa si sta dirigendo verso un futuro con siccità estive più estreme. A lungo andare, regioni come le Alpi, la Francia, il Mediterraneo e la penisola iberica potrebbero vedere un aumento delle siccità estive estreme di oltre il 50%, “Questo significa che le siccità estreme potrebbero verificarsi più di ogni due estati”. 

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha evidenziato che, con circa 55 milioni di persone colpite a livello globale ogni anno in tutto il mondo, la siccità è il pericolo più grave per le colture e il bestiame in ogni parte del mondo, anche in Europa, dove le conseguenze della crisi climatica sono state gravi e la siccità  ha già causato notevoli costi sociali, economici e ambientali, soprattutto negli anni 2003, 2010 e 2018. Le proiezioni climatiche mostrano che entro la fine del XXI secolo sono previsti eventi meteorologici sempre più frequenti ed estremi, per questo la ricerca sulla siccità è fondamentale per un’adeguata mitigazione della crisi climatica. Per Magdalena Mittermeier, principale autrice dello studio insieme alla sua collega Andrea Böhnisch, “La siccità estiva è un argomento molto rilevante in Europa. Abbiamo scoperto una chiara tendenza verso siccità estive più lunghe e più intense, in termini di deficit di precipitazioni e in uno scenario ad alte emissioni di carbonio”, soprattutto "in Francia, sulle Alpi, attorno al Mediterraneo e nella Penisola Iberica, tutte aree che potrebbero vedere un aumento di oltre il 50% nella frequenza delle siccità estive estreme".

Per la Mittermeier è possibile che “Il cambiamento climatico senza sosta peggiorerà drasticamente il rischio di siccità in alcuni hot spot. Ma anche in alcune regioni in cui la siccità attualmente svolge un ruolo minore, si prevede che in futuro il rischio di siccità diventi serio”.  Tali effetti estremi possono essere evitati con la mitigazione climatica, per questo seguire alla lettera quanto concordato nell’ambito dell’Accordo di Parigi sarebbe molto importante per scongiurare la siccità in Europa. Mentre la politica tenta di porre qualche timido argine, lo studio evidenzia come le drying stripes (la sommatoria dell’aumento della siccità in estate, delle condizioni umide in inverno e delle variazioni interannuali dovute alla variabilità naturale del sistema climatico) mostrino in un mondo controfattuale e inequivocabile la progressiva tendenza all’essiccazione estiva. Siamo, insomma, “alla frutta” e quella poca che c’è e sopravvive a queste nove condizioni climatiche rischia di arrivare "secca" sulle nostre tavole.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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