Se per la nostra sostenibilità altri rischiano la vita

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Foto: Unsplash.com

Auto elettriche. Una moda per chi se le può permettere. La svolta del futuro per alcuni. Una condanna per altri. Tra questi i popoli indigeni.

Geolocalizziamo: siamo in Indonesia, isola di Halmahera. Un imponente progetto di estrazione di nichel che coinvolge aziende francesi, tedesche, indonesiane e cinesi con investimenti milionari di Tesla da un lato, e il popolo incontattato degli Hongana Manyawa dall’altro. E il governo indonesiano nel mezzo, che punta a diventare un produttore di punta di batterie per auto elettriche, derivanti proprio dalla fusione di nichel e altri minerali. Materie prime che per essere estratte implicano la distruzione di vaste aree forestali, guarda caso abitate proprio da una comunità indigena di circa 3000 membri, di cui circa 300-500 incontattati. Poca cosa, rispetto agli oltre 8 miliardi di persone che siamo… troveranno un altro posto dove andare, no?

No.

Questa foresta è la loro casa, il loro stesso nome Hongana Manyawa significa “popolo della foresta” e sono uno degli ultimi popoli di cacciatori-raccoglitori nomadi dell’Indonesia. Rischiano di vedere la loro terra e tutto quello di cui necessitano per sopravvivere distrutto da multinazionali affannate a garantire, apparentemente, uno stile “sostenibile” in zone del mondo a migliaia di chilometri di distanza. Come si dice… Occhio non vede, cuore non duole. Invece occorre aprire gli occhi, alzare il velo steso sull’ipocrisia di certe svolte green che per altri sono orizzonti di distruzione e sofferenza.

Secondo la legge internazionale queste attività minerarie sono illegali: i popoli incontattati non possono dare il proprio consenso libero, previo e informato allo sfruttamento della propria terra, requisito legalmente necessario per tutte le attività di cosiddetto “sviluppo” nelle terre indigene. Eppure la Weda Bay Nichel (WBN) gode sull’isola di Halmahera di una consistente concessione mineraria e nel 2019 ha avviato le attività di estrazione, distruggendo da allora vaste aree forestali sovrapposte a quelle abitate dagli Hongana Manyawa. Un progetto di proprietà della Eramet (francese) che gestisce la più grande miniera di nichel al mondo e che ambisce a continuare le operazioni per 50 anni, con una collaborazione franco-tedesca per la costruzione di una raffineria (con l’azienda chimica BASF) che andrebbe ulteriormente a compromettere la qualità delle acque della zona.

Insomma, noi clienti ci facciamo infinocchiare dalla promessa di un consumo sempre più etico per garantire il nostro benessere e pulire le nostre coscienze mentre la filiera, seguendola a ritroso come un gomitolo purtroppo pieno di nodi, ci conduce a sfruttamento, inosservanza di diritti umani, compromissione della qualità ambientale. A fronte di vantaggi – discutibili – per alcuni, si considerano sacrificabili le vite di altri.

Recentemente Survival International, che si occupa a livello globale di denunciare i soprusi e tutelare i diritti dei popoli indigeni, ha ricevuto dei filmati di membri della tribù intenti a fronteggiare i bulldozer che stanno distruggendo la loro foresta: un documento che provoca rabbia per l’evidente sproporzione di mezzi e per l’ingiustizia che viene perpetrata. Una catastrofe umanitaria che non fa rumore, oscurata da altri conflitti e dalle buone intenzioni della società occidentale che punta a una sostenibilità le cui fondamenta sono davvero vergognosamente fragili e ridicole se mettono a rischio la sopravvivenza di altri esseri viventi nel mondo. Una situazione di speculazioni spregiudicate, interessi mascherati da buone intenzioni e violazioni inaccettabili che assomigliano purtroppo a molte altre nel mondo e che ci chiamano tragicamente a scelte urgenti, a partire da quelle che ci riguardano più da vicino.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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