Onu: il surriscaldamento è causato dall'attività umana

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"Il riscaldamento globale è una certezza e l'attività umana ne è la causa principale". E' questa la conclusione del Consiglio intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). E' ormai certo al 90% che le emissioni di gas serra, oltre alle variazioni naturali contribuiscono al surriscaldamento del pianeta affermano i 500 esperti dell'IPCC riuniti a Parigi per tirare le conclusioni del quarto rapporto ONU sul clima, presentato questa mattina. "Questo rapporto chiude le porte a coloro che potevano sminuire la questione e mette fine all' incertezza e al dubbio circa il ruolo dell'uomo nel cambiamento di clima - ha detto Achim Steiner, direttore esecutivo del programma dell'ambiente delle Nazioni Unite.

E' quasi certo che da qui alla fine del secolo la temperatura salirà tra i 2 e i 4,5 gradi centigradi. Il livello degli oceani potrebbe salire a fine secolo tra un minimo di 19 centimetri e un massimo di 58 centimetri. Una teoria che è stata molto controversa negli ultimi anni, si sta rafforzando con più del 66% delle probabilità l'aumento della temperature ha contribuito alle tempeste tropicali più potenti in alcune zone del mondo Non ci sono dubbi che in questo periodo il clima sia cambiato più velocemente di quanto fosse stato predetto. Le ricerche condotte da un gruppo di scienziati internazionale suggerisce che le temperature e il livello dei mari saliranno più di quanto non sia stato preventivato nell'ultimo rapporto che risale al 2001.

"Com'è giusto per degli scienziati, i redattori del rapporto ci sono andati cauti, ma i dati sono preoccupanti e confermano al di là di ogni ragionevole dubbio la gravità e la vastità del fenomeno dell'aumento delle temperature in corso" - commenta Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente. "Non esistono più margini di dubbio sulle responsabilità umane e la conclusione da trarre è evidente: l'uomo è la causa, e l'uomo la soluzione".

La concentrazione di gas a effetto serra nell'atmosfera è arrivata a valori mai verificatisi negli ultimi 650 mila anni e negli ultimi 50 anni la temperatura media del pianeta è aumentata ad un tasso due volte superiore a quello dei decenni passati, dice il rapporto frutto di sei anni di lavoro e della collaborazione di 2500 personalità della comunità scientifica mondiale, massimi esperti di climatologia. "Il fenomeno in corso, dice ancora l'IPCC, è al 95% colpa dell'uomo, soprattutto del consumo galoppante di petrolio e combustibili fossili: nessun allarmismo - continua Della Seta - ma un giusto allarme: una consapevolezza che taglia corto, una volta per tutte, con chi cerca ancora di negare l'origine prevalentemente antropica del riscaldamento del pianeta, e richiama invece, con forza, l'uomo alle proprie responsabilità. Solo un'azione urgente immediata e su vasta scala da parte dei governi può evitare conseguenze catastrofiche".

"Non è troppo tardi per intervenire" - dice ancora il presidente di Legambiente. "Le soluzioni ci sono, e tutt'altro che futuribili. Sono quelle indicate da tempo dal Protocollo di Kyoto, di cui tra pochi giorni ricorrerà il secondo anniversario dell'entrata in vigore: una via d'uscita praticabile che basterebbe voler percorrere, fatta di risparmio energetico, fonti pulite come il solare e l'eolico, meno trasporto su gomma, ricerca su nuove tecnologie energetiche. Su questa strada l'Italia è più in ritardo di quasi tutti i Paesi europei, sebbene ridurre i consumi di petrolio e carbone sia per noi, che importiamo gran parte dell'energia fossile, un interesse anche economico. Serve uno scatto di reni, che veda il governo, la politica, l'economia, la società unirsi in uno sforzo che non è di destra né di sinistra ma rappresenta, oggi, una forma indispensabile di patriottismo". Da quando il Protocollo di Kyoto è stato firmato nel 1997, le emissioni prodotte in Italia sono considerevolmente aumentate, giungendo oramai a un più 12,2 per cento. L'Italia, che si è impegnata a ridurre le emissioni del 6,5% entro il 2012 rispetto ai livelli del 1990, si ritrova ora a più 18,6%. "Un ritardo colossale" - conclude il presidente di Legambiente.

E sempre Legambiente presenta la mappa dei 12 impianti italiani che più contribuiscono all'effetto serra: la più pesante per l'atmosfera è la centrale termoelettrica Enel di Brindisi sud, che emette ogni anno 15 milioni 340 mila tonnellate di anidride carbonica, seguita dall'Ilva di Taranto e dalla centrale termoelettrica Edison, sempre a Taranto. Seguono la Saras Raffinerie Sarde, la Centrale Enel di Montalto di Castro (VT), l'impianto termoelettrico Enel di Fusina (VE), la Centrale termoelettrica Endesa di Fiume Santo, la Centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure (SV), la Centrale termoelettrica Edipower di San Filippo di Mela, la Raffineria di Gela (CL), la Centrale termoelettrica Enel di La Spezia e la Centrale termoelettrica Enel Torrevaldaliga Nord - Civitavecchia. [GB]

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