Il futuro che va in fumo. A 3 mesi dagli incendi in Sicilia

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Foto: Pixabay.com

È la notte del 4 agosto 2021. Le temperature roventi, anche superiori ai 45 gradi, e un forte vento di scirocco alimentano un incendio doloso in una vasta zona della Sicilia, tra il palermitano e il messinese. Sono settimane le cui immagini strazianti rimbalzano tra TG e social. Purtroppo niente di nuovo sotto il cielo estivo dell’isola. Eppure la vastità del territorio boschivo interessato dall’incendio e i rischi per i centri abitati limitrofi impongono l’intervento di altri reparti regionali della Protezione Civile a supporto di quelli locali. Tra di essi vi sono circa 80 uomini del Reparto Vigili del Fuoco Volontari della Provincia Autonoma di Trento coordinati da Luigi Maturi che, raggiunto telefonicamente, racconta a distanza di mesi l’intenso lavoro a terra nello spegnimento dell’incendio che ha devastato ettari ed ettari di pascoli, talvolta raggiungendo anche gli animali che non si è riusciti a mettere al riparo. A memoria non ricorda di analoghi incendi sviluppatisi in Trentino, preservato dal controllo minuzioso e costante del territorio da parte di gruppi di volontari di vigili del fuoco presenti in ogni comune, una tradizione che ha radici nell’Impero Austro-ungarico di Maria Teresa d’Austria. 

Tutt’altra tradizione quella che tristemente la Sicilia sta vivendo da anni. Alla fine dello scorso settembre la Commissione Ambiente della Regione Sicilia calcola che nell’estate 2021 si sono contati più di 8113 incendi, con una media agghiacciante di 135 roghi al giorno. Peggio delle estati precedenti. Prevenzione ed efficientamento degli interventi di spegnimento restano i due elementi chiave per dare soluzione al problema degli incendi, gravati però da inefficienze burocratiche. L’auspicato monitoraggio tecnologico delle aree a rischio e di prevenzione dell’attività incendiaria non avviene, non esiste una vera pulizia dei letti dei torrenti così come la cura dei boschi, che talvolta giungono quasi ai margini dei centri abitati. “Manca prevenzione e qualsiasi tipo di progettualità” riflette dolorosamente Giuseppe Nobile, sindaco di Castel di Lucio, un paesino montano di 1200 abitanti dell’area a vocazione agro-zootecnica gravemente colpito negli incendi che hanno provocato danni ai fabbricati rurali, alle aziende agricole, alle piantagioni di uliveti e anche al patrimonio zootecnico. “Quest’anno le squadre antincendio nominate per supportare l’azione della Guardia Forestale e dei Vigili del Fuoco sono state attivate solo a fine giugno, impiegate dunque nella sola azione di spegnimento, non in quella di attenta prevenzione” porta come esempio Nobile. 

Intervistato per conoscere la situazione a 3 mesi dalla tragedia, il sindaco di Castel di Lucio non può che ringraziare innanzitutto quanti, numerosi, hanno espresso cordoglio per l’avvenimento e hanno anche alimentato un fondo giunto a raccogliere circa 40mila euro, a supporto di chi ha visto bruciare letteralmente la propria attività economica. Diocesi di Patti, Unioncamere Sicilia, Coldiretti regionale hanno contribuito con fondi e aiuti materiali (come il foraggio per gli animali), ma anche tanti individui, colpiti della tragedia che ha visto bruciare l’80% delle microaziende e dei pascoli del paese. Lo Stato, nello specifico la Regione Sicilia, non ha invece ancora dato alcun contributo: nonostante le molte promesse espresse all’indomani degli avvenimenti e delle richieste fatte avanzare rapidamente da tutti coloro che avevano subito danni, entro il 18 agosto, l’ente pubblico non ha ancora erogato alcun aiuto economico. Calcolando approssimativamente un totale di mille richieste su tutto il territorio (di cui ben 54 dal Comune di Castel di Lucio), a inizio ottobre è stato emesso un decreto della Protezione civile siciliana con un primo elenco delle aziende riconosciute tra quelle che avevano subito danni, ma ancora nessun risarcimento è stato erogato. Tale aiuto ammonterebbe a un massimo di 20mila euro per individuo/azienda finalizzati al ripristino delle recinzioni, delle condotte idriche e simili azioni. In questa situazione non solo un fragoroso silenzio accompagna questa inefficienza della macchina regionale ma la normativa preposta come deterrente all’appiccamento di incendi dolosi appare una clamorosa beffa. Secondo la legge, i pascoli incendiati non posso essere usati per un anno con un blocco di fatto dell’attività economica prioritaria del paese fino alla primavera 2023. Inoltre esiste un divieto di edificabilità per 10 anni sui terreni, con ovvie ripercussioni sullo sviluppo economico delle aziende locali. “Perché allora non differenziare la normativa e attivare disposizioni diverse laddove l’incendio, sicuramente doloso all’origine, si è però diffuso in altri territori in maniera del tutto naturale date le condizioni metereologiche?” domanda Nobile. 

Al cambio della normativa in vigore, che sembra peraltro un deterrente limitato a fronte del numero di incendi appiccati ogni anno, si somma nel dialogo con il sindaco Giuseppe Nobile la richiesta appassionata di una progettazione seria per i territori, anche consentendo ai comuni di attivarsi a scapito della Regione che risulta ingessata nella gestione dei fondi e probabilmente lo sarà anche con quelli generosi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). L’appello di Nobile è quindi di concedere una quota sempre maggiore di contributi ai comuni affinché li usino forti della conoscenza minuziosa del territorio e delle sue esigenze, dando così prova di quelle buone pratiche che si spera siano replicabili a macchia d’olio. Un auspicio che vale per tutto il territorio nazionale. 

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

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